lunedì 3 giugno 2024

Bergamo

 

Sei seduto su una della quattro sedie del tavolo del tuo soggiornocucina.
Non t'è mai piaciuto avere un soggiornocucina, ma questo è.

La sedia è sempre la stessa, l'hai scelta forse perchè è davanti alla finestra e vedi fuori, la casetta rosa col tetto nero. Sembra una casa della bambole, che con Milano c'entra praticamente zero. Se la guardi bene, pure la via di casa tua non sembra Milano. Non ti è mai sembrata Milano, forse per questo alla fine l'hai scelta.

Sei seduto e scrivi, e farai tardi, e te ne accorgerai tra un'ora quando sarai in macchina che guidi, la macchina non è tua, la perderai il 30 Settembre. Guiderai, andando dall'avvocato perchè oggi firmi la conciliazione.

Non mi sento conciliante, e manco conciliato.
Mi sento solo e perso, come i bambini sperduti di Peter Pan. Solo che l'isola nella quale stai è bagnata o circondata da un mare di merda.
Lo sanno tutti ma fanno tutti finta che non sia così.
Il solo che te lo ricorda sei tu, e alla fine fai bene.
Se non ti prepari per le bombe come fai a scappare o non prenderle quando e se ti pioveranno in testa.

Ho deciso come mi vestirò. Ho deciso che non dirò mezza parola.
Continuerò a vivere l'ingiustizia sperando che quella bilancia metta in paro tutte le infamità che ho ingoiato nell'ultimo anno.
L'anno dell' "astro nascente".
St'astro ha fatto più botto che scia.

E penso ad un sacco di cose inutili, ma quella che penso di più è quando avrei potuto, impuntarmi, e fare uno sbaglio diverso, ma più bello, davvero più bello.

"No, senti, io vengo lo stesso, poi so' cazzi mia, vabbè?!. Mo me porti a spasso in quel posto che mi avevi detto che mi volevi portare?". T'avrei presa per mano, avresti fatto resistenza, e avrei sperato che i miei occhi ti avrebbero convinto a smollare, almeno per quel pomeriggio.

Invece no, ne quello, ne questo che è successo è andato bene.
Avevo un sogno, è crepato.
Avevo un piccolo brande obbiettivo, è morto pure quello.
S'è portato via pure 15 anni dietro.
Ha svelato le carte.
Tu, per te stesso, ne esci come uno che può guardarsi allo specchio. Non me pare poco, ma quanto fa male sapere che dall'altra parte c'è qualcuno che non può, se a quel qualcuno gli volevi pure bene.

Ecco, mo impara pure a non voler più bene nemmeno lì.

Ogni mattina mi svegliano, anzi ti svegliano, sempre gli stessi pensieri, e adesso so diventati preghiere "te prego passa non te sopporto più, te prego passa".

Tutto sembra un secondo dopo l'altro quello più bello, perchè è intenso e tu sei fatto così, ti piacciono le cose piene, fosse che fanno male, e quello più brutto perchè ti racconta solo domande, non storie. Le domande non si possono raccontare, Sticazzi. Quello succede.

Se oggi sto qua e domani no?
Eh pò esse, che faccio?
E finisce che ti alzi, perchè pure le lenzuola pesano troppo, ti schiacciano.

Patrizia vuole che riprendi il citalopram, ma non fai altro che dire no.
E fai bene. Per me. Per te.

Se non ti ricordassi perchè si chiama Bergamo questo pezzo di scrittura della tua vita è perchè mentre tornavi, a Pasqua, da Roma, quando in fondo sei scappato, e lo sai, perchè eri nel vuoto peggio che a Milano, ti è capitata sta canzone dei Pinguini, inevitabilmente l'hai legata alla sola persona che ancora smuove i globuli rossi del tuo sangue, e non fai altro che ascoltarla, ciclicamente, ci vai in fissa. Ma anche perchè è proprio bella, come canzone.

Adesso ti vai a sistemare, metti la maglietta nera, un maglioncino sottile mezzo serio, che almeno sembra che sei "normale" e vai. Dovrai morderti la lingua, fai il bravo che tanto non serve a niente. E poi quando hai firmato sto strazio e tutti sorridendo usciranno dalla tua vita augurandoti solo cazzate, vai in libreria e prendi due libri, leggili, che adesso ci riesci.

Sogno nel cassetto "Diego, per favore restiamo cinque minuti privatamente, dopo?".
Il cassetto è senza base, casca tutto per terra.

Mi avete cacciato ingiustamente. Le persone mi volevano bene e stavo imparando a voler bene anche a loro. Tutto sarebbe arrivato, avevo solo bisogno di un giro di orologio, avevo solo bisogno di fiducia, affetto e sincerità.
Avete vinto voi, su tutta la linea, vi siete spartiti la torta e non m'avete lasciato mezza briciola.
Me la rifaccio da solo sta torta, e vi auguro un giorno di assaggiare il medesimo amaro infame che mi avete obbligato ad ingoiare.

Che succede domani?
Non lo sai. Non lo sai davvero.

Odiarli non ti serve.

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