sabato 10 febbraio 2024

Ragionevolmente, sei mesi

 

Questa volta non è, o non sarà tanto se lo ricorderai o meno, è come vuoi volertelo ricordare.
Così dovremmo tutti noi lasciare le memorie nella nostra testa.
Avere il modo di scriverle non per come accadono, ma per i sentimenti che quelle cose che succedono ci tirano fuori.
Alla fine che te ne fai di un'evento, non è la morale che ti porti a casa? Non sono i sentimenti?
Sì, forse, tanto per cambiare.

Quindi ecco, nel raccontare questa storia, niente della storia ti dirai, ma quello che effettivamente ti esce dallo stomaco, e per quanto sia controverso, per quanto contrastante, la vera verità, come al solito sta dentro le pieghe delle sensazioni.

Quindi, nel momento in cui un avvocato, che senti quasi tutti i giorni, perchè "ragionevolmente, in sei mesi" il puntino rosso che non vedi ma senti dietro la schiena, manifestazione di qualcuno che ti tiene a mira e appena potrà, soprattutto se sbagli mezza cosa, premerà il grilletto.
E quello che succederà, da quel momento in poi, davvero nessuno, bersaglio incluso, potrà saperlo.

Allora è questo il momento in cui, perchè la malinconia vince sempre, perchè la malinconia è attenzione a spaccare ogni secondo, come spaccare il capello, della vita, riesci anche questo vomito qualcosa che alla fine di te, ti sta piacendo, che di te non vuoi cambiare e che di te, alla fine, non cambierai.

Il bello, sì, il bello di vedere le pupille degli occhi dei ragazzi quando dici qualcosa che li illumina, quando per loro stessi, ma anche perchè credono in quello che hai detto, si siedono di nuovo e riprendono anche da capo a fare una cosa, felici, perchè sanno che davvero verrà meglio.
Il bello di lasciar loro una confidenza che li porta a prenderti in giro in ogni modo, ad aprirsi con te, a lamentarsi con te, anche di te.
Il bello di vedere come anche da chi pensavi non ci fosse mezza mosca nel cervello, con pazienza e (quello che io chiamo) amore, alla fine piano piano una briciola di pepita, cazzo esce, cazzo se esce. E il bello di vedere che manco loro se lo aspettavano? Immenso.
Il bello di coinvolgere un gruppo di quattro cinque persone intorno ad una cosa che non sappiamo manco come andrà. Il bello di vederli davvero tutti per uno, uno per tutti, vaffanculo Dartagnan.

Il bello di vederti sprofondare per un'accusa giusta solo in parte (piccola), cadere in un buco nero, che stritola il cervello e spacca il cuore in tanti pezzi, un bicchiere che cade in terra. Raccoglili, in fretta, non c'è tempo per mostrarti debole, non c'è tempo per stare curvi.
Il bello di vedersi circondati, pressati, sfiniti dal vocio, dal chiacchiericcio senza alcuna sostanza, per te che solo in quella credi, e comunque in tutto questo trovare quel bagliore chiamato (e siamo sempre lì) amore, sì amore per una cosa immensa chiamata idea.

Il bello di averne, di volerle cercare e di sapere che una volta trovata niente sarà più forte di lei.
Ho scelto una vita in cui quello che esce dalla testa fa la voce più grossa e più forte.
Più forte della politica, più forte dell'infamia, più forte dell'egocentrismo e della vanità.
Solo colui che è scarso di contenuti, fa della burocrazia la sua arma.
Nel mondo in cui ho scelto di vivere ancora non ero stato esposto a tutto questo.
Mi ci sento bene? No affatto.
Come mi ci sento? Un pesce fuor d'acqua.
Un bambino lasciato in camera in punizione.
Un albero costretto a diventare un bonsai, che fatica a non trovare spazio dentro una scatoletta.

Il bello di sentirsi diversi da tutte quelle persone, unte, il bello di non avere la minima invidia per quella che loro chiamano maturità, e il bello di non averla, non maturarla, non perseguirla, non volerla nemmeno sfiorare.
Il bello di aver avuto sempre di più se necessario, la conferma che sei come sei, uno scemo romantico che fa della vita narrativa, che crede nell'amore, questa in forma di idea, e che di sicuro questa volta la pagherà, cara, carissima; che di sicuro in questi fatidici ragionevoli sei mesi avrà a che fare con colpi bassi, strizzate di stomaco, ingiustizie mascherate da gerarchia, finti sorrisi, scambi di parole che hanno il sapore delle nuvole di drago che mangi al ristorante cinese, vuoto e unto. Sì, vuoto e unto.

Eppure c'è il bello di aver capito che forse aver voluto toccare il sole con mano non era esattamente la cosa giusta, o forse, non era la cosa giusta insieme a chi te lo aveva proposto.
Perchè avere dei sogni è bello, ma è bello ancora di più capire con chi è possibile e con chi no realizzarli davvero.

Seguiranno giorni che avranno il sapore amaro dello xanax (che ora scopro scriverndo essere anche palindromo), ogni goccia una sconfitta? Ogni goccia una speranza?
Avrai paura? R'ca troia, ne ho già tanta adesso.

Eppure l'hai sentito due giorni fa quella sensazione, te lo sei detto in silenzio, ed è come essere sulle montagne russe. Salire pensando che questa cosa davvero ti sta cambiando, profondamente, in alcune cose, come singolo, come giovane uomo che ama questo lavoro, più forte; a tratti scendere in maniera vertiginosa, quasi da non sentire le dita dei piedi, il vuoto nello stomaco, ed immaginarti (con maggiore o minore fortuna) camminare chissà dove fra sei, sette otto nove dieci mesi.

Ed è bello voler comunque tenere gli occhi aperti per imparare qualcosa, per sentire queste emozioni, maestre, perchè probabilmente ci sono delle lezioni che non ho imparato.
E questo va ammesso, che c'è da imparare.
Ma non è bello pure questo?

Ricordati senza mai davvero cambiarne la verbalizzazione:
"Tu sei il detonatore sociale".
Ricordatelo come quando al primo colloquio un direttore creativo ti disse che nel tuo portfolio non c'era un briciolo di idee. E lo stesso direttore creativo dieci anni dopo (ma lui non lo ricorda) ti manda una mail per congratularsi con te che sei diventato cco con tanto merito.

Il bello, almeno per me, sta nel credere che se sei un pezzo di merda, alla fine i nodi vengono al pettine. Viceversa, se sei una persona in fondo buona, qualcosa che mette in equilibrio le ingiustizie accade.
Accettarlo come si manifesti l'equilibrio è parte della crescita, ed è forse questa la cosa più difficile da mandare giù, perchè non sappiamo mai come si possa manifestare.
La parola che più odio, è quella che più mi balla intorno da anni: compromesso.

Ohioi, che casino.

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