domenica 16 ottobre 2022

14 giorni.

Questo post parla di paura.
Il più grande nemico dell'essere umano.

Uno tra i film più brutti in cui Will Smith abbia mai recitato si chiama After Earth.
La tesi di questo film è che la paura, fondamentalmente, non esiste.
Niente fa paura, le cose accadono e basta, possono sì essere pericolose, ma siamo noi a caricarle di questo sentimento che blocca o condiziona ogni tipo di comportamento.
In questo film, ovviamente, lui insieme al figlio deve salvare la terra, e finisce chiaramente per farcela, ma non prima di aver insegnato, o trasmesso, al figlio questa specie di super potere (del quale non ricordo il nome). Trattasi di una specie di stato di autocontrollo, ti mette dentro una bolla di freddezza, e tu sei lucidissimo in ogni genere di situazione.
Insomma vince, uccide il mostro, film medio che vedi il giovedì.

No, non è un post sul cinema, quindi dove vogliamo arrivare?
Primo, che questo potere non esiste, e il secondo è che secondo me io ho scoperto che invece sì. Solo che non è detto che si salvi il mondo, o che si vinca, ma di certo, qualunque cosa sia quella che ti mette paura, riesce comunque a fartelo affrontare.

Non ha bisogno di concentrazione, e potrebbe essere non durevole, cioè non è che una volta che ti viene ti resta per sempre. Cioè potrebbe essere ma dipende da un sacco di cose.

Provarla sulla propria pelle, sarà capitato a diverse persone, è eccezionale e fa sentire in qualche modo a metà tra sfigati ed eccezionali.
Questo accade quando finisci per essere coinvolto in modo particolarmente importante con qualcuno, per i non udenti, innamorato a merda.
Innamorato a merda sta più in alto di innamoratissimo.
Superiore a innamorato a merda c'è solo la trasformazione fisica in un orsetto o panda di peluche (possibilmente trudi).

Ecco, quando si raggiunge lo stadio di innamorato a merda all'interno del nostro corpo succede una cosa devastante, si riconosce la pericolosità di quello che si vuole/vorrebbe fare, se ne vedono i limiti, le possibilità di successo o insuccesso, le probabilità o meno di frustrazione, autodistruzione, pianto disperazione, probabile contratto di vendita dell'anima al diavolo, ma si è del tutto impossibilitati a fermarsi.
È lo stadio della pancia, lo stadio della fottuta incoscienza, è come tornare a tre anni, senza però mamma e papà pronti a raccoglierci quando stiamo per cadere o sbattere contro lo spigolo del cassetto.

La cosa pessima è che, purtroppo, non avendo 3 anni, questo stadio, è comunque consapevole.
Cioè non è che "materia grigia" va in vacanza. sia mai. Anzi diciamo fortunatamente, lui comunque qualcosa la sussurra, ma è come la voce fioca di qualcuno dall'altra parte del locale (con la musica a stecca), e devi praticamente o fingere di aver capito, oppure leggere le labbra. Soluzione? O il cocktail che berrai è proprio quello che volevi o lo bevi comunque anche se ti fa schifo per continuare a fingere che avevi capito.

Ecco, lo stadio di innamoramento a merda è un grande maestro di vita.
Anzi no, non insegna molto, è più come il momento del raccolto, in autunno, come nelle vigne.
Stacchi stacchi grappoli grappoli, non si lascia niente si prende tutto, nel modo più ingordo e avaro possibile, ci si comporta davvero in modo molto poco altruista.
La sola forma di altruismo, per sua fortuna, è per chi gode del beneficio di essere l'altra parte della relazione.
Innamoramento a merda prevede tanta generosità nei confronti della persona "vittima", anche estrema comprensione, caterva di apprezzamenti, carezze di ogni genere e forma, e presenza, tantissima presenza.
Tutto questo pacchetto viene consegnato senza alcuno sforzo, ed in maniera completamente gratuita, perchè, purtroppo o per fortuna, non è qualcosa che si fa per l'altra persona, ma (anche) per se stessi. Diventa una necessità, non sa stare al suo posto, dentro chi lo sente, si monta come la panna e prima o poi deve e vuole uscire. La frequenza delle esternazioni, o della fuori uscita della panna, dipende da quanto questa si monta velocemente.

Quindi si doveva parlare di paura, ed eccoci qui.
Fare le montagne russe con le braccia alzate, 
" è ma hai la protezione",
"sì ma lo sai pure tu che comunque tutto può succedere, e le mani sarebbe meglio tenerle sulla sbarra, no?"
Eppure alzare quelle braccia al cielo, quasi come lasciarsi andare, spogliarsi di ogni cosa, e
 nudi come vermi, camminare in punta di piedi verso la persona che si ama:

"io sono così"
senza fingerci diversi da come siamo, pieni di difetti, pieni di paure, pieni di "non lo so", privi di soluzioni di senso logico, di risposte convincenti tranne una, che non dovrebbe mai tradire le aspettative, e che si speri sia sufficiente per guadagnare un sorriso, il gettone per il paradiso, quale? Ma la sapete pure voi dai.

La vediamo e la sentiamo però questa paura, perchè la signora paura è anziana e saggia, sa come, e soprattutto quando, farsi sentire. Conosce il momento, o picco critico. Signora paura è subdola, ti lascia respirare quel tanto che serve per colpire al fianco.
Di solito quando fatina felicità pizzica sul naso ed è inevitabile pensare che la vita sia bellissima, diventiamo tutti reginette di bellezza. Il momento perfetto è quando tra un sorriso e l'altro si crea un momento di sospensione, quando rifiatiamo un secondo solo. Quella boccata d'aria è benzina per il cervello, per il calcolo infame delle probabilità o possibilità, dura un'istante, è come un pizzico del fegato, una smorfia veloce "sono in agguato stronzo" ti sussurra.

Suggerimenti?
Un paio.
Non cacciatelo, non rifiutatelo, lasciatelo entrare e parlateci. Fa parte del percorso.
Provate a portarlo dalla vostra parte, rispettatelo:
"so che ci sei e sì, mi fai paura, tu, signora paura, ma so che sto crescendo con te ed ogni volta che ti parlo, io divento più grande, e tu sempre più piccola".

Il secondo.
Avete un fermo immagine? Nella vostra memoria, un frammento.
Usatelo.
So che sto barando, ma posso suggerire il mio. 
Gli occhi, blu ed infiniti, i suoi. Le sopracciglia disegnate e nere, dolci che fanno da cornice a quel mare infinito caldo e calmo.
Il magnete delle mie labbra, decisamente. 
C'è una parte nell'iride in cui il blu diventa verde chiaro, è quasi una striscia, come il passaggio di tanti pesciolini che spinti dalla corrente si allontanano. Ecco io come un pesce seguo loro e me ne vado ai tropici. A volte quando si accorge che la fissi, che li fisso, li stringe, quegli occhi e sembrano orientali.
Penso possa bastare per far capire no?

Non significa non affrontare, ma in battaglia, anche contro noi stessi, gli scudi sono ammessi.
A ciascuno il suo.

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