Tra il sottoscritto e la matematica c'è sempre stato un rapporto di reciproco rispetto e decisa non considerazione.
Lei pensa di me che io abbia una genetica assenza di capacità logica. Che io non sappia capirla nella sua essenza e che per tale ragione mi perda tutti i vantaggi che ci sono nel saperla comprendere (anche nelle sue forme più elementari), come saper pianificare un risparmio su base semestrale.
Io penso di lei che sia la cosa più fredda sulla faccia della terra, che non lasci adito a possibilità alternative, anche se tenta sempre di dimostrare tutto partendo dal suo contrario. Si è inventata la "dimostrazione per assurdo", così, per avvicinarsi a chi l'assurdo l'ha sempre vissuto come una possibilità non come un rovesciamento della realtà.
Ecco, nonostante questa premessa, la mia ultima e grandissima gioia, arriva proprio da un numero. 3.5. Dopo 6 mesi di tornei federali ho raggiunto una classifica del tutto inaspettata all'inizio di questo viaggio.
Siccome non legge nessuno questo blog non spiegherò il fatto che nel tennis si parte da 4 NC fino ad arrivare a 1.1, dove sei praticamente un professionista di livello internazionale. E che la quarta categoria ha 6 scalini, da 4NC a 4.1, mentre la terza solamente 5, poi la seconda 8, e che da 2.1 non si passa a 1.8 ma direttamente a 1.1.
Anche nel tennis la matematica è stata trattata male, forse è anche per questo che lo amo tanto.
Arriverei al dunque. Era ora.
Ho deciso, per la prima volta, di festeggiare un traguardo scemo.
Ho deciso di prendere il mio coach, il mio sparring partner, invitarli a cena e ubriacarmi con loro. Ed è stato bellissimo.
Ho imparato un sacco di cose in quella cena.
Che puoi bere champagne anche dopo il prosecco e comunque il cerchio alla testa non parlerà francese ma riecheggia nel vuoto della tua testa sembrando solo un martello senza appartenenza geografica.
Ho imparato che quando vuoi dire due parole di cuore, e le dici, ti fa male la pancia, ti senti nudo, ma le persone alla fine si strizzano tutte e non puoi che abbracciarti.
Ho imparato una cosa che, sul serio, non voglio mai dimenticare, e che avevo sentito prima nel film "Soul", che ti insegna che la vita sta nel saperla godere mentre la vivi, e che quindi bisogna stare attenti, cazzo, a guardare a quello che si fa, a quello che succede. Porca troia. E questa cosa l'avevo sentita pure in televisione mentre guardavo un servizio su un famoso filosofo italiano, Luciano De Crescenzo, era lì calmo calmo che diceva: il vero saggio è quello che mentre fa una cosa bella dice: mamma che bello quello che sto facendo.
Per quanto avessi colto più il film di De Crescenzo, alla fine, mi sono trovato non solo a dargli ragione, ma ad abbandonare, non so per quanto, la mia vita da struzzo caprone.
Lo struzzocaprone è quell'animale mitologico che ho personalmente coniato, e che nonostante parta da delle conoscenze culturali comuni, alla fine, fa come dico io, che è diverso da quello che dicono gli altri.
Lo struzzocaprone quando combina qualcosa di positivo, mette la testa nella sabbia, fingendo che non sia successo, fingendo di non essere stato lui ad averla fatta, e la mette in profondità perchè non vuole sentire i complimenti della gente per paura che porti sfiga o per il timore di montarsi la testa. Questo per il suo lato struzzo.
Lo struzzocaprone quando combina qualcosa di positivo, dopo aver NON ascoltato i complimenti e fingendo di non essere stato lui a farlo, come un caprone continua ad impegnarsi, senza respirare, guardando solo avanti, cercando nella metodologia e nella filosofia del lavoro la salvezza e la crescita.
Lo struzzocaprone ha, quindi, sempre qualcosa che non va bene, anche nel meglio, c'è comunque un pelo, più o meno grande, un neo, più o meno rotondo (la cosa è impossibile perchè non esiste una cosa più rotonda di un'altra ma sticazzi) che merita maggiore attenzione rispetto al fatto che magari la stessa cosa, qualche tempo prima non stava proprio riuscendo bene.
Lo struzzocaprone è fondamentale come base per migliorare, ma ha bisogna della libellula, o almeno delle sue ali.
Quindi da oggi, e speriamo per sempre, l'animale mitologico si chiama:
Struzzocapronelibellula, la cui presenza è data dalle piccole leggerissime ali che avranno il compito di alzare l'animale quel tanto che serve per far vedere le cose un pochino più dall'alto e capire effettivamente che qualcosa è cambiato (nel bene o nel male) e che bisogna prenderne atto, e visto che siamo con le zampe per aria, perchè no?, fare un paio di piroette e qualche sorriso in più.
Animali mitologici di questo tipo ce ne sono miliardi, ma tutti esemplari unici, dipendono dalle persone, quindi, nel caso, tu che leggi (tanto non legge nessuno) dovrai trovarti il tuo. Non puoi copiare il mio.
Ad ognuno i cazzi suoi, e come risolverli.
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