Auguri Bublè

Uffa è Natale un'altra volta.
Uffa un nuovo post sul Natale del quale tutti tutti possono davvero fare a meno.
Ma chissenefrega.
Pure con l'hashtag, tipo: #chissenefrega

Questo blog manda gli auguri al grande assente di questo Natale: Michael Bublè.
Lui ha arbitrariamente deciso di uccidere il suo posizionamento ufficiale, assodato e amato da tutti.
Lui che era senza dubbio, ormai, un love marks (sarebbero quei prodotti a cui, senza motivo, alla fine, vogliamo bene, come fossero persone) ha deciso che voleva togliersi il Natale di dosso.
Voleva togliersi il personaggio di dosso.
Lui era ormai come il rosso del Natale, come le dita che mettono lo spumante dietro le orecchie, come il "serve un pacchetto?" che ti chiedono le commesse impazzite (pregando che non serva perchè ne hanno i coglioni pieni e tritati), era ormai lo speaker del Natale e ha detto "me so rotto er cazzo regà, a Natale cantate pe conto vostro".
Ha smesso.
Niente canzoni sue di Natale.
Niente canzoni cover di Natale.
Niente, manco più sotto la doccia canta, a Natale, Michael Bublè.

Quindi grazie Mr "Non canto più a Natale", e grazie ancora.
Grazie perchè alla fine ci eravamo abituati a te insieme al Natale. E non so il resto del mondo, ma in tutta onestà, abituarsi alle cose è facile, farne a meno (porca merda vaffanculo Natale) manco per niente.
E questo, per quest'anno, non vale mica solo per la tua suadente assenza, in termini vocali, ma anche per una serie di tantissime altre cose.
Che saranno diverse.
Che non ci saranno più.
Che non sono come vorremmo.
Che sono come vorremmo ma con una forma diversa (un grazie infinito e tanti auguri soprattutto in questo caso) (da leggersi con molta ironia).
Che cambiano per non cambiare mai.
Mi è partito il che (mo so cazzi vostri).
Che si decidono sempre alla fine ed è bello comunque così.
Che vanno fatte per forza.
Il "che" ha perso di senso ma pazienza.
Che non hai fatto in tempo.
Che hai fatto troppo in anticipo.
Che non era maturo per niente, e forse, mai lo sarà.
Che non è mai veramente stata aria.
Che alla fine era meglio così.
Che alla fine, forse, non lo è mai stato.
Veramente, pensavi
Che era, invece proprio mai, proprio no, proprio per niente.
Che forse avresti potuto fare meglio.
Che forse potevi anche fare con più calma.
Che forse avresti dovuto pensarci di più. (Limortaccitua).
Che forse non avresti proprio dovuto pensarci.
Che forse è proprio quando vuoi non pensarci, che ci pensi il doppio.
Ci pensi perchè lo fai e perchè pensi che avevi, ti eri ripromesso, di non farlo più.
Mazza che carpiato rovesciato difficoltà 8.5 penalità 0. Il pensiero sopra.

La smettiamo con il che?
Sì, ok.
Grazie.

Quindi Auguri a Michael Bublè, che sicuramente sarà molto felice di sapere che qualcuno dall'altra parte del (suo) mondo, sente moltissimo la sua mancanza.
La mancanza di un singolo importante in cui risuonano, lontano, i fantastici scintillii, scampanii delle campanelline, come quelle che si mettono sulle porte dei negozi.
Quelle che quando apri ti sembra di entrare nel mondo di Harry Potter, invece sei solo in salumeria. Per gli occhi male, per il naso, forse, meglio. No?

Ma auguri anche ad una serie di altre persone, o cose.
Un nuovo elenco di cose che dici ma non dici?!
Sìììììììììììììììììììììì

Auguri alla parte silenziosa di ogni persona.
Auguri a quella resistenza, chiamiamola resilienza.
Allo sforzo di essere, ogni giorno, sempre meno uguali a quello che vorreste e sempre più vicini alla versione noiosamente convenzionale che tutti ricorderanno, quando, un giorno, non ci sarete più.

Auguri a tutte le cose giuste che avete fatto prima di arrivare a questo benedetto 24 Dicembre. Al senso di ingiustizia che "la cosa corretta" vi fa sentire nella pancia quando, con tono amorevole, vi assopite sul cuscino.

Auguri, tanti, al destino.
Agli sceneggiatori (del destino) pagati (anche abbastanza bene) per fare delle cose che, veramente, fanno la differenza.
Auguri al loro (degli sceneggiatori della vita) senso dell'umorismo, dell'etica, della giustizia.
Un plauso alla loro inguaribile abilità nel trasformare un thriller in un animato Pixar.
Un grazie sincero, senza ironia, perchè alla fine, però, se fingi che non sia la tua vita quella scorre (quando se la spisciano a cambiarla) ti accorgi come davvero sanno fare delle cose inequivocabilmente da oscar.

Almeno per chi scrive su questo coso, quest'anno, vi siete veramente dati da fare.

Auguri ad una serie di cose che probabilmente mai capiremo.
Auguri a quelle medesime cose, anche perchè, chissà, se un giorno, avremmo la fortuna slash gioia slash piacere di mandarle giù tutte (anche una alla volta andrebbe bene).

Auguri a tutte le facce nuove.
Auguri a quelle di sempre.
Auguri ad ogni singola speranza che accende le palline di Natale.
(Oddio è partito lo zucchero).

Auguri a chi è cresciuto.
Auguri a chi lo ha fatto male.
Auguri a chi è rimasto indietro.
Ma solo perchè adotta la tecnica dei ciclisti.
I ciclisti restano dietro perchè chi sta davanti non si accorge dello sprint.
E resta inculato.

Auguri a chi, forse, non è ancora cresciuto.
Auguri a chi cresce storto.
Ma solo perchè cerca il sole che batte dall'altra parte.
(Oddio pare uno speech, ovvero voce fuori campo, di uno spot di telefoni).

Auguri alle nuove abitudini.
Auguri alle vecchie.
Questo perchè sia mai che certe cose si mettano nel cassetto.



In tutte le città scoppia il delirio, la gente deve comprare qualcosa.
Questa frase non ha senso con quanto scritto fin'ora.
E come al solito non ho scritto nulla di quello che avrei veramente voluto.

Del resto anche Bublè non voleva diventare la voce di Natale, eppure.

Ingozzatevi di cibo.
Punto e basta.