sabato 30 giugno 2018

99-Australia-Sciacquone.




Se tutto quanto, vita inclusa, è un gioco di compromessi, possiamo allora trovare tutti una soluzione in questa frase:

"Scelgo il 99% di diventare il 100%".

Sembra sempre più evidente che far chiudere il cerchio nella sua perfezione, con gli anni, diventa sempre una cosa più complicata.
Nasciamo giovani, snelli, legeri, agili e veloci.
Un compasso perfetto è quello che riusciamo a fare con le nostre gambe.
col tempo i passi si stancano, i piedi si usurano, le gambe si riempiono di bozzi (o meglio esperienza) (o forse era meglio scrivere il contrario), quindi il cerchio che ne esce ne è veramente poi così pieno.

Che poi parliamoci chiaramente, la vita perfetta sembra non interessare a nessuno,.
gli imprevisti e le collissioni servono sempre.
Sai che palle altrimenti. Mica siamo a Sweetyland.
Diciamo che il compromesso storico è riassumibile in: parentesi di perfezione tra una sbavatura e l'altra.
Mi sta bene una giornata pesante se la sera posso riscoprire un sorriso di qualcuno che mi aspetta.
Posso accettare una sconfitta se prima o poi posso raccontare anche un lieto fine.

Ammessa la filosofia della mela in due pezzi, il gioco della perfezione si raggiunge mai da soli, ecco perchè (tornando all'argomento) si può scegliere il 99% di essere molto di più.

Considerando che la vita (apparentemente) è un percorso molto lungo, come possiamo sapere per davvero che la persona che abbiamo davanti sia quella che per sempre corrisponderà a noi, la persona specchio, la ricompensa unica e personale per noi stessi.
Alla fine amore è anche quello, avere davanti qualcuno che ci fa sentire orgogliosi di avere avuto la forza, la costanza e la determinazione di farla nostra.
Cerchiamo qualcosa che forse pensiamo di meritare.
Noi siamo acqua ma non cerchiamo la goccia, cerchiamo il gas o il ghiaccio, qualcosa che abbia noi dentro se stessa, ma non sia esattamente uguale.
Anche se poi, fuori dai denti, quando capita di vedere delle coppie in giro per strada, personalmente, mi accorgo che non solo a livello mentale ma anche fisicamente, chi sta insieme, sembra anche assomigliarsi.
Forse col tempo che passa non solo due cervelli diventano uno, due cuori uno, ma finiamo anche per avvicinare le nostre fisionomie l'uno a (lei) l'altra.
E forse (credo) sia bello anche quello.

Senza contare poi il discorso, vero come la morte ma sciocco come l'immortalità, del parallelismo/paragone estetico della coppia.
Lei più bella di lui, lui più bello di lei.
Cessi entrambi.
Troppo belli entrambi che fanno schifo.

Senza contare poi il grandissimo argomento masochismo emotivo fonte di prova supersonica.

Tipo, trovarsi davanti a qualcuno che non sembra esattamente la cosa giusta per noi, e probabile se non certa futura fonte di struggimento costruisce nella nostra mente, pancia e cuore una sorta di sottile certezza che ci sussurra:
"È un casino. Cazzo è lui/lei"

Futuro sbattone da carattere di merda, uguale, lo amo.
Futura gastrite da opprimente gelosia, uguale, la vorrò per sempre.
Futura incessante emicrania da puntigliosa e instancabile necessità di essere argomento portante delle giornate, uguale, non posso fare a meno di lei/lui.

Salve, sono amore, la cosa che dovrebbe farti sorridere ed essere troppo su un pianeta di zucchero, non il suo esatto contrario, ovvero (al giorno d'oggi), finire alle due e mezzo di notte guardando su whattsapp la sua ultima connessione.

Il dolore preventivo è prova inconfutabile di sentimento amoroso.
Meglio, ma forse vero, capiamo che siamo veramente cotti/scemi quando a quella persona attribuiamo tutte quelle qualità negative atte a rendere il nostro umore del tutto instabile.


"Quello/a mi tira scemo/a quando vuole".

Altra citazione a prova?
Domanda di amico o amica: "Ma sei innamorato/a?"
Risposta: "È uno stronzo/a".

Lo diciamo col sorriso, come se quella stronzaggine fosse un mazzo di fiori, una sorpresa inaspettata, un'attenzione nei nostri esclusivi e duraturi confronti.

La stronzaggine, parola intesa genericamente per ricalcare quella caratteristica qualunque insita nella persona che ci "interessa", è il marchio di fabbrica, l'anello che congiunge la nostra demenza emotiva congenita con la schiacciante verità legata ad ogni tipo di sentimento: siamo dei bambini che non crescono mai.
Tutto quello che non può essere nostro, almeno da subito, ci attrae.
Ci piace ( a chi più a chi meno) l'idea di rincorrere, l'idea di trasformare l'apparente imperfezione in assoluta e pura perfezione.
Di saper vedere dentro le persone, di saper vedere oltre l'apparenza.
Il gradimento estetico che abbiamo nei confronti di una persona ci inganna di avere il dono di leggere dietro le righe. Diventiamo capaci di saper cogliere quello che altri non vedono, in quella persona. Ci sembra, ad un certo momento, di coglierne l'essenza. La conosciamo da sempre, quella persona. 
Possiamo ridere di noi stessi, rispetto a questa cosa.
O possiamo anche accettare che vediamo, ritroviamo noi stessi, in quello sguardo.
O cinicamente, capire che ci piace, come quando ci piaceva una bambina all'asilo.
E diventiamo (con maggiore consapevolezza mascherata da finta psicologia da esperienza) dei completi imbecilli.
Quando qualcuno non ci ricambia, diventa la persona giusta, gli altri sono tutti piani B.
Almeno per un pochino.
Più proviamo il piano B più rivogliamo indietro il piano A.

Tutto questo fin quando non capiamo che la vera svolta sta nel 99%.
Perchè è in quel 1% che risiede tutto quello di cui due persone hanno bisogno, ovvero un punto percentuale in comune da costruire insieme.

Incontrare un 100% è come quando sei una nonna e ti ritrovi il pranzo (buono) già pronto a tavola. Non sei parte di quello che mangi. Sei ospite.

Incontrare un 100% forse, manco esiste.
E meno male che è così.
Ma qui, visto come si muovo le cose sulla terra, dove si dice che in Australia l'acqua dello sciaccquone gira al contrario, siamo tutti pronti a vedere le cose anche in modo diverso.



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