venerdì 5 gennaio 2018

22





Quante volte ti sei svegliato la mattina sapendo che quel giorno sarebbe stato, per certo, uno dei più indimenticabili della tua vita?
Dai, seriamente, ma quante volte può capitare non solo di saperlo, ma anche di doverlo aspettare.
Immaginate di avere la certezza, spaccata e certificata, che da quel momento a circa sei mesi arriverà un giorno, cazzo, bello per forza.

Un giorno in cui, vestito da pinguino blu, ti ritrovi ad essere tanto diverso dal solito.
Ed avere anche il culo di imparare qualcosa.
Imparare da qualcuno che davvero non avresti mai pensato potesse seriamente catturare la tua attenzione.
Considerando il fatto che ogni cosa era rapita dalla stranissima quanto percettibile sensazione meglio descrivibile come totale incredulità.
Non credi a quello che succede, non solo prima, ma anche mentre il fatto si sta verificando.
Uno scherzo, buffo, organizzato davvero bene. Con tante persone che partecipano e recitano davvero alla grande.
Attendi qualcuno che sbuca ridendo e che ti tira la torta in faccia.
Invece, in tutto questo, impari che l'amore è il risultato dell'apertura nei confronti di una meravigliosa debolezza.
Lui, quello vestito in modo più classico di tutti, dietro l'altare, definisce l'amore una ferita.
Una struggente metafora della debolezza.
Lui, sempre lo stesso tra gli incensi, dice che amare è aprire il cuore e aprirsi a questo senso di dipendenza, nuovamente, debolezza.
Non solo, lui, col tunicone multicolor, ci insegna che maggiore è la nostra capacità di accettare questa necessità dei confronti dell'altro e maggiore sarà la probabilità che, colui che accoglie questa debolezza (nuovamente scusate), sarà in grado di farsene carico,  di farla propria, di proteggerla e infine di amarla.
Accettare di avere un limite, una forza più grande del nostro egoismo, più ampia dello spazio nel quale abbiamo sempre visto noi stessi su questa terra.
Siamo sempre vissuti al centro di un cerchio tentando di allargarne il diametro.
Ora capiamo che lì dentro vogliamo metterci qualcosa, meglio qualcuno, e non uno a caso ma una persona ben specifica. Se non è quella, non importa quanto spazio abbiamo costruito, perchè ci sembrerà non più ampio o utile, quanto troppo o semplicemente vuoto.
Avere il coraggio sincero di manifestare questa debolezza.
Letteralmente mettere la nostra deficienza nelle mani di un'altra persona.
Abbandonarsi a questa incapacità di proseguire da soli e lasciarsi andare.
Tuffarsi di schiena, tra le braccia di qualcuno dietro di noi.
Senza controllare che lui sia attento o meno.

Abbiamo (plurale maiestatis) imparato che quando succedono momenti che sai che terrai per sempre il tempo vola mille volte di più.
Puoi decidere di annoiarti, di non bere, di stare attento ad ogni secondo che passa.
Notando ogni minima stronzata.
Dalle pieghe sul legno dei banchi della chiesa alle pieghe dei tovaglioli al ricevimento.
Puoi contare le persone, e farci tutte le operazioni che vuoi.
Niente.
Dal momento in cui tutto sta per cominciare, ma forse anche dal giorno prima, accendere la lampadina dura secoli di più.

Abbiamo imparato che una persona che hai visto crescere e che hai sempre considerato (perchè lo è) come una sorella, diventa improvvisamente una bellissima donna.
Ma bella bella davvero.
Abbiamo imparato che quando si firmano documenti ai quali si tiene davvero, la mano trema, e che si prova la strana sensazione di dimenticarsi come ci si chiama.

Abbiamo imparato, almeno abbiamo avuto l' esperienza che esiste qualcuno che ci crede ancora.
Qualcuno che non se la fa sotto.
Perchè alla fine, un anello, sul quel dito, per quel che se ne dica, ha un cazzo di significato davvero potente.
Pesa. 
Anche se sei sempre stato un giocherellone.
Anche se l' hai preso alla leggera.
Anche se poi alla fine ci metti un niente a metterlo in un cassetto.
Però, dopo che l'hai messo, inevitabilmente, il dito ha un riflesso se incontra la luce.
Il dito diventa un punto luce.
Un simbolo.
L'identità di qualcosa che prima c'era già, ma comunque non così.
È diverso.
E se l'ha capito chi scrive, allora vuol dire che è davvero così.

E quindi eccoci qui.
Fratello di una giovane moglie.
Cognato di un amico e nuovo marito.
Ad attendere il prossimo giro della ruota.
Nella speranza che sia più bello ancora di quello che abbiamo visto e imparato in un paio d'ore.


Nessun commento: