domenica 19 novembre 2017

Piedi freddi, cuore caldo.



Il freddo fa cagare.
L'aria fredda dell'inverno.
La punta del naso gelato.
I polpastrelli sotto i guanti che non sembrano mai scaldare abbastanza.
Non funzionano.
Quando piove? Peggio.
Umido, diventa tutto, appunto, umido.
La cosa peggiore dopo essere zuppi, è essere umidi.
Anzi, essere bagnati dalla testa ai piedi, in fondo, non è poi così male, se circostanziato.
Avere l'umido addosso fa tremendamente schifo, sempre.
Senza appello. 
Vaffanculo umido.
Quando poi la temperatura scende, l'umidità è il paradiso della schifezza.


Scaldi le mani ma non cambia niente.
Stringi le dita nei pugni.
Le raccogli nella speranza che il tuo corpo sia in grado di dare una mano.
Le mani che danno una mano. (Va bè).
Fai il geyser con la bocca, ma non ci stanno santi in paradiso per i bisognosi di calore alle mani.
Figuriamoci ai piedi.
Le dita svaniscono nel nulla.
Senti solo la pozzetta.
Avverti il fatto che stai camminando solo perchè le cose intorno si avvicinano, o allontanano.
Di sicuro non perchè le dita incontrano amorevolmente il pavimento.
Le dita sono rimaste sull'uscio.
Almeno quello è l'ultimo momento che lei hai sentite.
"Io qui fuori non ci metto manco il naso". Aveva detto l'alluce.
Non c'hai creduto.
Gradasso, eri, davanti a quella minaccia.
Adesso conti i secondi che ti separano dal suono di accensione dei termosifoni.
Sogni quella specie di dolore che si crea tra l'incontro gelato della tua carne e bollente dei termosifoni.

Ma no, questo post non vuole essere così banale.
Questo post parte da questo tema per affrontare una piaga ancora più grande dei piedi gelati.
Bensì: il problema dei piedi gelati delle donne.
Meglio.
Il momento in cui una donna con i piedi gelati chiede conforto al proprio uomo.
Meglio ancora: il momento tragico in cui i piedi gelati di una donna chiedono asilo e conforto tra le mani o le gambe del proprio uomo.
Che, ovviamente, o era a casa a poltrire, o aveva 12 strati di lana per evitare, saggiamente, l'effetto gelo misto umidità.

Il momento in cui più di ogni altro la donna sa di poter contare sul proprio maschione.
Il momento in cui un uomo sa che fallirà le aspettative, sgusciando nei meandri del divano o rifugiandosi nel punto mediamente più freddo del letto. Cercando, invano ed in maniera infame, di sfangarla.

Lei, che ha fatto un gomitolo col proprio corpo, allungando solo le gambe, dalle ginocchia in poi, alla ricerca di conforto, di un punto stabile di riferimento, alla ricerca di qualcosa che dia una risposta importante alla domanda che si fa ogni volta che lui si mette sul divano il sabato sera per abbandonarlo solo dopo 24 ore, in concomitanza quindi con la 23esima,34esima 107esima giornata di campionato, appunto alla domanda: spiegami perchè cazzo sto con questo qui?
Ecco: perchè mi scalda i piedi è una risposta che segna un momento importante, perchè (forse) può diramarsi nei meandri del cervello femminile, legandosi alla voce "presenza".
Riscaldare i piedi può diventare: ecco lui, alla fine c'è.

Quindi ecco, i piedi congelati di una donna, dovuto alla scarpa bellissima col tacco ma del tutto sfacciatamente incurante della temperatura, sono una prova.
Una prova d'amore.
Uno dei milleesettencento momenti che una donna prende in considerazione, al momento di dover rinfacciare qualcosa.

Sì, i piedi freddi sono il simbolo di una presenza costante, davanti ad un momento di deciso bisogno.
Una donna campa il diritto fondato di portare scarpe leggere, fingere di stare bene per tutta la sera anche davanti al viola della cancrena, e poi, piantare entrambi i palmi dei piedi addosso al corpo del proprio uomo.
Il fondamento della coppia moderna si basa su questo sacrificio.
L'uomo saggio che ha fatto del doppio calzino la propria sanità mentale, la propria forma di indipendenza dalla pausa nel bar, dalla ricerca delle griglie sopra il passaggio del vagone della metro, beneficiando per qualche attimo di un minimo ristoro. 
Il triplo calzino è un atto per non sembrare fashion ma semplicemente sveglio, torna del tutto inutile per risolvere l'impellente congelamento dei piedi della propria consorte.

La premessa è la solita battaglia di nervi.
Audace la donna rientra lamentandosi.
Quello è solo il preambolo.
L'avvertimento verbale. Come la luce che gira sopra la volante della polizia.
Il suono dell'ambulanza.
Fiutiamo qualcosa che arriva da lontano, senza capirne effettivamente la provenienza.

Lei, la tua bellissima fidanzata, immensamente coordinata nei colori e negli abiti, fino a sette secondi fa, si presenta al tuo cospetto con circa 19 strati, ultimo dei quali un tutone di tua proprietà in pile. Solitamente grigio.
Forse era quello che usavi per gli allenamenti di calcio, durante l'inverno.
Quando eri tanto bello e forte dentro da permetterti tre allenamenti a settimana e la partita la domenica mattina.

Di suo, lei, ora porta solo un cerchietto. Con il quale raccoglie i capelli tenuti in piedi anche da un paio di mollettoni o mollettine.
Il sopra del tutone è un maglione infiltrito, sempre tuo.
Non lo hai mai buttato perchè ti ricorda l'università.
Ora è suo. Tu lo ami, quel maglione ti ricorda la qualunque: le corse per essere in orario a lezione, le rincorse in vespa, i limoni al cinema, la vacanza in Norvegia e quella volta che in tenda vi siete congelati fin quando non è uscito il sole, e per magia la tenda è diventata un forno.
Ecco, ora, lei, semplicemente, prende e usa il tuo monumento per dormire.
Ma tu sei un romantico.
Hai sempre creduto che lei se lo sia meritato.
Che quel maglione era già suo ancor prima di incontrarla quella sera.
Ci sei solo rimasto male quando quella volta ti ha detto "amore, ma sto maglione diamolo a quelli della Caritas no?".
Un colpo sordo ti ha colpito al fegato, dandoti solo la forza di un mugugno.
"Va bè ci pensiamo", ha detto.

Lei tiene in mano una tazza di tea.
Si scalda le mani con quel calore e soffia contro quell'acqua bollente con due speranze:
che di rimbalzo il calore le arrivi sul viso
che si raffreddi velocissimamente per mandare quel calore nella pancia.

Ma il suo lamentarsi e fare "brrrrr" vicino a te, è inquietante.
E tu senti che il momento si avvicina.
Il tuo posto è caldo.
Hai lavorato tutto il pomeriggio per quel nido.
Senza muoverti mai.
La conca sul velluto è una piscina termale che bolle.
Lei lo sente.
Infatti.
Spinge col suo sedere verso di te.
Si fa spazio con colpetti teneri.
La sua pelle cerca il caldo della tua.
Così come l'acqua si dirama sulle superfici quando trova bollicine sparse, lei, si fa strada.
Con il suo gelo.

Il suo corpo è più freddo e lo senti.
Si sente.
È come quando sei in un bar vicino al banco dei gelati.
Cacchio se ti appoggi quando respiri si vede la condensa.

Lei soffia sulla tazza, fa brrrr, e spinge mezzo millimetro alla volta.
Si avvicina, soffia e fa brrrr.
Fa brrrrr, soffia e si avvicina.
Sempre di più.

Provi a salvare la barca:
"Amore vuoi un pezzo di copertina".
Tu lo sai che è corta, porca miseria.
Avevi suggerito di comprare quella più grande.
Lei aveva detto "prendiamone due più piccole".
L'altra è in camera da letto, perchè lei se la porta sempre dietro e la lascia comunque vicino al suo cuscino, accanto al piumone, dove contrariamente a quanto si possa pensare, la copertina non serve ad un bel niente.

"Sì, grazie, amore, sto morendo".
il tepore che avevi costruito, perde consistenza.
Il lavoro è da rifare.
Con lei congelata, ancora più arduo.

Ovviamente non basta.
Il maledetto tea non fa il suo benedetto lavoro.
Perchè per non bruciarsi le labbra, lei, ha aspettato troppo.
Era tiepido.
Nello stomaco il tiepido, col freddo, non aiuta un cazzo.
Porcamiseria.

"Oddio perchè non mi scaldo".
Fa brrrr, non soffia perchè il tea è andato, e lo insulta pure, il tea.
"Sto coso non funziona".
Povero tea.

"Amore ti avvicini un attimo".
Non rispondi.
Adempi al dovere.
il suo corpo temperatura 3 bacia il tuo, temperatura 22.
In un attimo è media matematica: 12,5.
Per lei un sollievo.
Per te, il feretro.

Non dici niente.
Sei un buono.
Sei un uomo.

"Oddio...." dice lei.
"Che...?" dici tu, ma sai già.
"I piedi...Non me li sento".

Provi a salvarti: "Hai messo i calzini pesanti?"
"Sì certo, ma non si scaldano".

Nemmeno è arrivata alla "e" di "certo" che con un occhio guarda te, con l'altro ha puntato il buco delle tue gambe. Quello esattamente sotto i testicoli.
il punto più caldo del mondo.
Il deserto, l' equatore, la salvezza.
La sua rinascita.
La tua fine.

"Mi fai scaldare un pochino?"
Dice lei senza specificare.
Tu potresti tranquillamente dire "scusa ma fino a 'mo (che sarebbe "ora" in romanesco) che hai fatto?"
Ma le sue gambe sono già in movimento.
Non era una domanda.
Non c'è tempo di decidere se essere uomini o meno.
Non c'è tempo di riflettere se litigare per una stupidaggine.
Non c'è appello.

Tu sorridi, uomo, sorridi stringendo i denti, accogliendo due polaretti con le unghie smaltate in un punto di massima sensibilità del tuo corpo.
L'escursione termica è semplicemente devastante.
Fondamentalmente capisci quanto stava sentendo freddo, perchè quella temperatura è un pugno secco che arriva alla bocca dello stomaco.
In un secondo, il suo freddo ha:
rinsecchito i tuoi testicoli a livello seme di ciliegia
raggruppato l'intestino nello stomaco, lo stomaco nei polmoni, i polmoni nella gola, la gola in un rantolo solenne che abbandona la bocca e si disperde nel salotto.
"Esagerato" dice lei ridendo, dopo che il suo fendente ha già infierito e in un colpo ha affondato anche la porta aerei.
Lo sa che ti ha fatto male.
Ma sei maschio, sei uomo.
Semplicemente, glielo devi.
Non per qualcosa in particolare, semplicemente per un sano credito di natura.

Però, vaffanculo, trovi il tuo orgoglio in questi secondi di dolore termico.
Pensi che la ami, che quel momento sul divano e quel sorriso resteranno per sempre.
Perchè ami quei piedini, ami tutto ciò che è controverso in lei.
Ami che lei, dopo aver chiesto di portare il maglione alla Caritas, lo abbia poi rattoppato nei gomiti coprendo due buchini.
L'ha fatto suo.
Ami qualcosa che non sai, che era uscita per comprarti una cosa, anche se faceva freddo.
La vedrai la settimana prossima, alla festa a sorpresa che sta organizzando.
Ami che si senta davvero libera di mettere quel cerchietto e mille mollettine, perchè per te è sempre davvero bella.
il colpo di culo più grosso della tua vita.
Lei, così, la vedi solo tu.
E quando soffia sulla tazza è tenerissima perchè gonfia tutte le guance e sembra una bambina piccola piccola.
Quando fa brrrrr esci di testa perchè immagini che lo farà anche la vostra bambina, magari, un giorno, nello stesso identico modo.

Quindi cacchio, a forza di pensare queste cose il freddo ti è passato.
E questa domenica che, in fondo, non ha offerto nulla, è davvero un gran bella giornata.
Solo tu, lei, voi due, una copertina mezza corta che guardate la tv.


"Amore?"
"Dimmi" dici tu al miele.
"Guardiamo le repliche di X Factor?".


Niente, non c'è proprio un cazzo da fare.

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