martedì 24 ottobre 2017

Buongiorno?





Il più delle volte che si condivide un sogno parecchio strano che ci ha svegliato o che semplicemente ci ha accompagnato fino al suono della sveglia, le persone finiscono per chiederci cosa abbiamo mangiato la sera prima.

La stranezza del nostro libero pensiero e delle nostre pulsioni più profonde, se espresse in maniera inconscia, vengono associate alla pesantezza della parmigiana, del gelato perchè pieno di latte, alle patatine fritte, o di chissà cosa altro ancora.

Resta del tutto inesplorato ancora il secco collegamento tra stomaco e pensiero inconscio.
Tra la bocca della stomaco e quella dei nostri più intimi desideri, o delle più oscure paure.

Lo storico.
Un tizio di nome Freud, nel 1899, ma il suo pubblicista preferì mettere 1900 sulla copertina, si congratulava con se stesso ancor prima di scrivere il famoso libro perchè diceva che nessuno aveva ancora raggiunto la soluzione "ovvia" alla quale era da tempo arrivato lui.
Il sogno, dice Sigmund, rappresenta la realizzazione allucinatoria dei nostri desideri.
Eravamo già dei maledetti frustrati nel 1899.
Un ragazzo amava una tipa che si cagava uno più sveglio, più ricco, più bello, o semplicemente, gli piaceva questo perchè la faceva ridere; ed ecco che il nostro Ezio del 1899 tutte le notti si sognava di fare all'ammore con Rita (che poi non era manco tutta 'sta bellezza, a guardarla bene) e si svegliava alle cinque, prima del gallo, tutto sudato e pezzato nel basso ventre.
Poi disperato, come Masini, sprofondava nel cuscino perchè Rita non era lì accanto e perchè quelle erano l'ultimo paio di mutande rimasto. 
Non era andato alla fontana del paese per pulire le altre.
Pigro e sudicio, Ezio. Pessima combinazione.
Grazie che Rita non se lo filava.


Insomma Freud, che probabilmente si divertiva a fare il guardone e farsi raccontare tutte le faccende del paesotto, raccolse tutti i sogni della gente, o almeno di quelli che non si vergognavano di raccontarli, e disse a tutti: 
signori, tutto quello che ci rimane "qui" (immaginate il classico gesto con il quale si indica dove una cosa è rimasta non essendo mai stata fatta) esce durante i sogni, perchè siamo esseri capricciosi, siamo marmocchi, viviamo ancora come poppanti (che Freud definisce età preistorica, cioè quella neonatale) e in qualche modo dobbiamo soddisfare una nostra esigenza.
Quando non arriva quel sì o la cosa non si manifesta, ecco che nel sogno siamo come padroni di tutto, e tutto facciamo accadere.
Ah, grazie a Dio: uccidi il tuo capo, chi non ti ama ti adora, ma tipo al limite del diabete, diventi papà, diventi mamma, fai outing.
Freud dice che cerchiamo il senso di appagamento.
Ecco, probabilmente lui è rimasto nel sogno, perchè fin quando si tengono gli occhi chiusi godi alla grande, una volta sveglio ti girano le palle peggio di prima.
Va bè, dettagli, dice lui.

Anni dopo, parecchi anni dopo, se ne esce un tizio, bravo anche lui per carità, di nome Walter Bonime.
Diciamo che la mette un tantino sulla nostra natura di paraculi cronici.
Ecco, lui dice che il sogno è un modo in cui ognuno di noi si autoinganna per proteggere o rafforzare un modello di vita.
Possiamo dire, forse, che lui pensava che siamo tutti un pochino insicuri nel nostro piccolo, anche se facciamo finta del contrario.
Dirsi che tutto andrà bene allo specchio, non va bene adesso, figuriamoci 1000 e passa anni fa. Quindi sognare di essere King Kong fa bene a ricordarci che se vogliamo, alla fine possiamo.
Sognando siamo come il fratellone di noi stessi, ci diamo una pacca sulla spalla. 
Siamo il nostro motivatore.
Semplicemente siamo il nostro super ego, la nostra visione migliore di noi che ci sprona a diventare davvero così.
Un papà quasi in ginocchio ad un metro da suo figlio, che spalanca le braccia dicendo  "vieni amore, dai". In questo tenero quadretto familiare la mamma è dietro al cucciolo che dice "amore vai da papà".
Così giusto se volete sapere come era tutta la scena.
Sia mai.

Insomma, cosa spinge le dita a finire sulla tastiera per scrivere tutta 'sta manfrina e, soprattutto, voi cinque, a leggerla?
Di base perchè è l'associazione simbolica della parola sogno, tra notturno e diurno, che torna poco.

Usiamo sognare, o "sogno" non solo per spiegare i nostri meravigliosi voli pindarici notturni, ma anche per raccontare quella parte di noi stessi che vede qualcosa che non esiste, dandosela come traguardo, obbiettivo.
Quando qualcuno ce lo racconta, il suo sogno, si capisce dal fatto che non guarda la persona a cui sta parlando, ma osserva oltre la testa dell'ascoltatore.
in automatico raccontare un sogno che abbiamo in testa, porta a distaccarci da questo mondo, e fuggire in quel punto, invisibile a tutti, tranne a chi prova a spiegarlo.

Ora il punto vero è che se sogno si definisce come:
realizzazione allucinatoria dei desideri o
autoinganno

di che (scusate) cazzo stiamo veramente parlando?
In medicina le allucinazioni sono l'effetto o di intossicazione alimentare (vedi anche i funghi nel menù di Amsterdam) o di un evidente malessere del sistema nervoso.
Vogliamo anche provare a salvare la parola autoinganno?
La vogliamo scomporre? Che ne so?
Auto, tipo bella macchina, quindi può essere positiva?
L'inganno di una bella macchina?
Oh Gesù.
Inganno?
Nemmeno se fossi Umberto Eco riuscirei a trovare un lato positivo di questa parola.
E sono davvero tremendamente lontano da essere Umberto Eco.

Non che questo post sia un untore di negativismo cosmico.
Sembra più una richiesta di aiuto onestamente, rivolta a non si sa chi.
Perchè se spesso e volentieri, a noi umani, non resta che il sogno, per credere che tutto sia possibile, che la nostra vita fallibile abbia comunque uno scopo che prosegue oltre il terreno, che il bene prima o poi vincerà, che la politica tornerà ad essere pensiero, filosofia e bene pubblico, che i ciclisti torneranno a girare sulle bici senza doparsi, che anche Trump sotto a quel gatto addormentato che porta in testa ha un cervello capace di pensare cose utili a tutti, o comunque anche solo in grado di pensare, che il debito dei Paesi poveri prima o poi verrà azzerato, che un giorno anche l'iPhone sarà solo un giocattolo e non una fastidiosa estensione del nostro corpo e delle nostre abitudini (lui come tutti gli altri "smart phone), insomma che tutto il nero diventi bianco o almeno grigio chiaro, lo dobbiamo comunque solo e soltanto a questi voli pindarici. 
Di notte, di giorno, nel pisolino pomeridiano o mentre voliamo chissà dove, in quei momenti tutti nostri durante le riunioni, quelli in cui sembra che ci abbiano staccato l'audio, comunque è a quelli che dobbiamo aggrapparci, perchè è lì che sta la felicità (che bello parlare come le pubblicità delle merendine), altrimenti invece di aggrapparci finiamo per attaccarci a chissà cosa (l'avete pensato voi, io non l'ho scritto).

Quindi, da domani mattina, sveglia mezz'ora dopo.
Chissenefrega, spazio ai sogni.
Poi non sono veri? Pazienza. Se ci piace tanto quello che abbiamo provato, se mi sto autoingannando, o se sto in piena allucinazione non importa, starà a me sbattermi per trasformarli in realtà.
E poi ricominciare.




Ma veramente ho scritto tutta sta cosa perchè stanotte ho sognato di essere papà?
Sarà stata la frittata di cipolle. 
Sicuro.

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