lunedì 24 luglio 2017

COME NELLE FA-VO-LE




Una delle regole fondamentali della scrittura (sana) ma anche della vita é: non parlare o scrivere di cose che non conosci.

Bene, in questa sede diamo un calcio in culo alle buone regole di vita e della scrittura.
In questa sede ci arrampichiamo su "Come nelle favole".

Ci sono diversi aspetti, da profano, che la fanno diventare alle orecchie di molti (e anche di chi scrive) una tra le piú belle serenate di tutti i tempi.
L´ennesima dell´immortale simbolo del rock italiano.

Per cominciare il giro di chitarra che detta (subito dopo l´assolo di piano) il ritmo e che sembra riportare tutti noi indietro di venti anni.
C´é il suono di tutta la storia che Vasco stesso ci ha raccontato in passato, c´é tutta la disillusione e l´allegria di un tempo che anche se bello, prima o poi, finisce.
La medesima disillusione, ce la raccontano le parole.

Il sogno cantato fino a perdere la voce di un giovanotto che vive sperando nella peggiore delle illusioni: la semplicitá.

É questo che fa di "Come nelle favole" una tra le canzoni piú belle di questo momento.
Una tra le canzoni in cui Vasco é sempre piú Vasco; racconta la semplicitá e la esalta a sogno, poesia, traguardo.

Il ragazzo della canzone, nelle sue parole non ha grandi pretese, non sogna la luna, ma immagina di essere sdraiato sul divano, e parlare del piú e del meno.
Mai la routine é stata cantata e sperata in questo modo.
Mai la noia era stata raccontata come la forza della coppia e non, come tutti credono, il feroce nemico.

Mai "avere dei vicini" poteva essere considerata una frase tanto romantica, tanto solida, tanto da attendere o sperare.

La favola che ci racconta Vasco é davvero una favola moderna.
In contrasto con quanto la modernitá ci spinge a desiderare.

Il mondo ci spinge verso l´apparire a tutti i costi, verso comportamenti alla ricerca disperata di approvazione. 
Quando invece tutti quelli che hanno segnato la nostra epoca erano sempre lasciati soli. Considerati pazzi, scemi, fuori contesto.

Un mondo in cui non siamo piú capaci nemmeno di sentirci soli e vivere questo sentimento in santa pace per conto nostro e capirne il perché, per crescere un millimetro. 
Un mondo in cui ogni angolo di bellezza che per caso capita solo davanti ai nostri occhi diventa per tutti. 
Il senso d´intimitá viene costantemente sconfitto dalla narcisistica voglia di vedere a quanti piace o quanti saranno invidiosi di quello che abbiamo davanti o di quello che proviamo.
La condivisione sociale ha vinto persino sulla voglia raccontare.
Di far immaginare grazie a come usiamo le parole, la nostra voce.
Ha vinto sulla voglia di aspettare per raccontare.
Oggi, é tutto subito, é tutto adesso, é tutto ora o mai piú.

E´in questo mondo che Vasco, grazie a Dio, porca troia, urla e ci mette davanti agli occhi la favola moderna.
La favola in cui la vita é uguale a come é sempre stata, e fortissima proprio perché cosí.
Imbattibile e bella. 
In ogni suo maledetto angolo. 
Anche il piú maledettamente buio.
Emozioni base, come i colori: ridere, parlare, avere, sdraiare.

E´ poi tanto strano credere che oggi, per essere rock, per essere ribelli, bisogna strillare la voglia di normalitá, cantare la semplicitá?
Oppure é solo tanta malinconia?
Malinconia di un mondo, quello di Vasco, in cui le figure di merda erano vere, vissute faccia a faccia. Quello in cui una parola tanto odiata come "sacrificio" non era un´alternativa, ma la sola unica strada.

Se i nostri genitori sono piú forti noi.
Se i nostri genitori stanno insieme da 30 anni.
Non chiedetevi perché.
Il motivo é quello.
Sacrificio.
Da fuori é tutto piú facile.

E se alla fine tutti vissero davvero felici e contenti é perché quesi due non hanno mai chiesto niente di piú di quello che c´era. 
Perché proprio quando in due si ha la dote di fare di un martedí, il martedí, allora puoi combattere anche contro tutti i lunedí del mondo.

Vé?



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