venerdì 31 marzo 2017

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Su questa terra esiste solo una cosa piú forte della magia del cinema, quelle tre quattro parole che, ogni tanto, si leggono prima che la magia stessa cominci e che la rende (scusate la ripetizione) tremendamente piú magica: Based on a true story.

Da quel momento é impossibile distinguere la realtá dalla finzione. 
Impossibile pensare che quelle cose che stiamo vedendo sia accadute in modo diverso.
Ci piace credere nella magia della musica che circonda quel momento.
Ci piacere essere parte della sfida, scegliere da che parte stare e tifare per chi sta combattendo per qualcosa che, appunto, dal momento in cui abbiamo letto quelle tre quattro parole, appartiene a tutti noi, perché magari in un´altra vita saremmo potuti essere noi, o meglio, prima o poi, potrebbe capitare a noi.

Per quanto Hidden Figures possa essere considerato il cugino (venuto meno bene) di The Help (che ancora fa versare fiumi di lacrime), non si puó fare a meno di dedicare due righe a quello che questa storia effettivamente celebra.
Hidden Figures é un elogio al talento.
Al talento buono, quello che sposa la caparbietá.

Esiste una forma di miracolo a cui l´uomo puó solo arrendersi, restando il piú delle volte sorpreso e/o scioccato.
La sua forza é spiazzante, devastante e, quando puro, esce.
Senza calma, senza premura, come l´acqua che rompe la diga.
Il vero talento, buca, peggio, ammutolisce, che se ci pensate é un pochino l´effetto che fa anche l´ispirazione.
Una cosa tanto bella, una mente tanto geniale che possiamo solo restare in silenzio, appunto, ad ascoltare, per imparare.

Ecco quella forma di talento che, in qualche modo, qualcuno si ritrova senza averla nemmeno chiesta.
La sola responsabilitá che quel corpo ha é di accrescerla, custodirla, nutrirla e rispettarla.
Niente é peggio del talento buttato.
Forse solo un amore sciaccquonato nel cesso potrebbe essere paragonabile.

Il talento é quasi una magia, decisamente un dono.
Tanto delicato in principio, che ci vuole davvero poco per farlo secco, tanto granitico se aiutato a crescere nel modo giusto.
E per quanto non sia sicuramente la scena migliore del film (perché di questo parliamo), la parte in cui la madre della bambina matematica piange davanti all´insegnante che ammette di non avere mai visto niente del genere é uno strazio di gioia.
Perché il talento strazia il cuore. Uno strazio decisamente positivo.


Ecco, tornando al film, non so quanto alcuni talenti possano sembrare piú interessanti di altri, ma quello in questione, il talento matematico, é forse quello che finisce per affascinare piú di altri.

Un genio artistico é sempre visto come un talento dissociato, lui sente qualcosa nel mondo, ha qualcosa dentro che riesce ad esprimere a modo suo, a tratti quasi incomprensibile, perché di base l´arte é la scienza dell´emozione, non puoi saperla spiegare con la logica, non é per quello che esiste, deve bucare gli occhi e la pancia, scavare dove non credevi e lasciarti arrivare dove mai avresti pensato o voluto arrivare. L´arte eleva, ma la sua rappresentazione a volte é difficile da toccare con mano, forse anche perché in pochi sulla terra sono stati veramente vicini al disegno, e alla "comprensione" dell´arte stessa.
Con il talento o genio matematico é diverso, il mondo si basa sui numeri, fare la spesa richiede una conoscenza base dei numeri e delle sue operazioni.
Esiste un punto in cui tutti quanti sappiamo che la matematica diventa davvero davvero davvero impossibile anche solo da guardare. Restano numeri, ma in realtá sono geroglifici.
Ecco, diciamo che anche un essere umano riesce a comprendere la complessitá del calcolo matematico, ma non la complessitá del processo artistico, ed é per questo che, forse, in un film, una bambina di sei anni che ammutolisce ragazzi all´universitá, ci lascia di sasso.
Comprendiamo o meglio, possiamo solo avere una specie di rappresentazione di quello che avviene nella sua testa, di come le sinapsi (impazzite o meno) trovino in quelle innumerevoli possibili combinazioni, un senso; come sia possibile quasi padroneggiarle con estrema luciditá e semplicitá. 
Quasi spaventano queste persone, perché in quel preciso momento, quello in cui abbiamo la fortuna di assistere ad una manifestazione spontanea del talento, ci sentiamo spiazzati, distanti, piccoli e impotenti, meglio: diversi.
Ed é una gioia quando la diversitá fa il suo lavoro, ci spinge a cercare il modo per essere cosí diversi anche noi.
Ci muove verso un mondo pieno di curiositá. Quel mondo siamo noi.
Un mondo in cui andare a cercare noi stessi, quel piccolo talento che (si spera) da qualche parte dovrá pure esserci no?

Sai far ridere e ti viene cosí dannatamente in modo spontaneo?
Riflettici.

Riesci a mettere insieme delle persone e farle lavorare in armonia?
Facci caso.

Qualunque cosa ti accada nella vita la tua reazione é sempre una: correre?
Compra un paio di scarpe adatte e vedi che succede.

Se esiste davvero un motivo per il quale siamo quí, é il caso di scoprirlo anche da soli no?


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