domenica 5 marzo 2017

Ombrelli.



Vorrei che il pomeriggio precedente a quel momento fosse stato pieno di sole.
Vorrei che, del tutto inaspettatamente, alle sei di pomeriggio una nuvola vecchia e stanca di vivere si sia vendicata di tutto quel viaggio su di noi, per un paio d'ore.
Piangendoci addosso tutto quello che voleva fare e che, poverina, non ha potuto.

Vorrei che fossimo sconosciuti tra noi, ma noti a tutti.
Vorrei rivivere quella sensazione di sentire che ci sei, tra tanti, ad una tavola, ma
per qualche sciocco irrimediabile motivo, debba cercare di nascondere tutto questo.

Vorrei che chiedessi da bere al cameriere che, distratto, ti passa davanti senza darti il minimo ascolto.
E che io, avendo sete quanto te, chieda anche quello che volevi tu.
Solo per sentirmi dire "oh, grazie".
"Prego figurati".

Vorrei che il tempo da prima caldo quasi primaverile ci voltasse le spalle, tradendo quella fantasia di maglietta a manica corta per il giorno successivo.
Che quella nuvola abbia ritrovato quel poco fiato che gli rimane per il suo ultimissimo spruzzo di vita.
Una pioggia sottile, un anelito di vita.

Vorrei che entrambi, senza saperlo, non fossimo passati da casa prima di andare a questa cena di gruppo, una di quelle "dai vieni che ci sta anche gente nuova, fico no?".

Vorrei essere uscito da casa con un abbigliamento troppo leggero.
Vorrei che qualcuno, poco prima di arrivare al ristorante mi abbia spinto a comprare un ombrello da 5 Euro. Qualcuno tipo, mia madre, mia sorella, mio zia (per quello che può contare). Anche se io ho sempre odiato gli ombrelli, e soprattutto comprare gli ombrelli.

Vorrei che invece tu fossi uscita con una sciarpa grande, di maglia ancora più grande.
Unico baluardo scaramantico contro il clima tanto indeciso.

Insomma che entrambi avessimo un lato scoperto.
Io troppo freddo, tu senza ombrello.
Una necessità.

Vorrei che tutti magicamente trovassero qualcuno con cui ripararsi.
Tutti tranne te.
Perché voi tre, amiche, lì sotto non ci state, e si bagna la tua sciarpa.
Il tuo unico appiglio contro un raffreddore che non ti serve per niente.

Ed insomma per caso, ti volti e ci sono solo io.
E mi vedi che ho decisamente freddo, perché ho le braccia praticamente appiccicate al busto e incasso la testa sotto il colletto della mia camicia.
Cercando di eliminare la presenza uggiosa del mio collo.

Insomma il patto è chiaro.
Io ti riparo, tu mi scaldi.

E insomma siamo lì che camminiamo senza avere molto da dirci.
Eppure io, almeno, sento che qualcosa da capire in tutto quello c'è.
E sento che vorrei dirti quella cosa che penso sempre.

I nostri passi si muovo più lenti degli altri.
Non so se volutamente oppure no, restiamo indietro.
Grazie rosso del passaggio pedonale.
Grazie. Una volta tanto destino.
Che fai le cose come cazzo vanno fatte.

Le pozze d'acqua ci costringono a fare lo slalom.
L'ombrello ha una circonferenza che invita il tuo bacino ad entrare nel mio.
E non mi sento in imbarazzo.
E sembra nemmeno tu.

Le cose di cui parliamo sono aleatorie.
Perché io infondo continuo, da quando ti ho visto a tavola, a volerti chiedere questa cosa.
Per sapere se tu, come me, la pensi così.

Passa un'auto veloce che solleva qualche schizzo.
Le vetrine buie perlate di gocce.
Eppure io questa cosa prima che arriviamo te la voglio troppo chiedere.
Perché è solo da te che voglio questa risposta.
Non mi interessa l'opinione del mondo.
Mi sembra di volere solo la tua.
Da una mezz'ora abbondante ho idea che mi interessi davvero solo il tuo punto di vista
sul mondo intero
su di me
sul mio ombrello piccolo
sul freddo che
adesso
mi sembra di non sentire più.

Grazie nuvola incazzata e triste.

Insomma, alla fine, mentre dici cose che dimentico 
siamo arrivati dove volevamo

e l'ombrello non serve più
e dobbiamo entrare in questo posto
allora mi guardi e lentamente ci scolliamo e 
lo giuro
che volevo dirtela sta cosa
infatti meno male che hai l'impressione che io debba dire qualcosa

maledetta la mia faccia libro aperto
benedetta la mia faccia libro aperto

dici solo "è…"
"no, è che secondo me spesso le strade non sono mai abbastanza lunghe…".

Sorridi.
Sorrido.

Nessun commento: