domenica 28 febbraio 2016

Cono d'ombra. Un post maleducato (a tratti).



Buona Domenica a tutti.
Affrontiamo oggi lo spinoso tema del cono d'ombra.
Conosciuto anche come “l'anima de li mortacci tua“, il cono d'ombra o, appunto, “l'anima de li mortacci tua“, non ha purtroppo una data certa, o certificata, di nascita.
Conosciamo i suoi effetti e la sua reale esistenza grazie ad alcune, validissime, manifestazioni e descrizioni.

Il cono d'ombra trova la sua scientifica definizione grazie a saccenti studiosi di fisica.
Questo fantastico stronzo testa di cazzo, viene definito come l'insieme delle tangenti comuni al Sole e a un corpo celeste che delimita, dalla parte opposta del sole, la zona d'ombra, entro la quale il sole appare occultato da quel corpo celeste.

Ringraziando la fisica e tutti i super intelligenti che amano dare nomi e spiegazioni alle cose, troviamo oggi il modo di raccontare il signor Cono d'ombra come un meraviglioso ragazzino rompi coglioni.

Come essere al mare, leggere, ed improvvisamente un gruppo di ragazzini di 15 anni (media matematica) si piazza vicino a te con la radio che pompa solo disgustosa musica disco commerciale (cioè pure la peggiore del genere).

Solo che se volessimo dare un taglio più serio a questo post maleducato e pieno di brutte parole, ecco, il cono d'ombra del quale parliamo non è fatto appunto di tangenti e corpi celesti, più che tangenti sono cazzi amari, e più che corpi celesti sono buchi neri (tanto per restare in tema).

Il cono d'ombra peggiore, che tutti conoscono ma che nessuno mette nero su bianco (tipo il marmocchio di petaloso) è quello che può essere definito educatamente in questo modo:
Quella generosa sensazione di immensa presa a male che si manifesta, per contrappasso, anche quando fai la cosa più bella, divertente, commovente e altre cose con ente del mondo, perché qualcosa comunque non gira come deve.
In sintesi, questo cono d'ombra è una sberla che arriva dritta da qualche parte del tuo corpo fino ad incontrare una parte ben precisa del tuo viso, la guancia.

Il cono d'ombra in questione ha due proprietà: è subdolo, è infame, poi non si arrende facilmente (quest'ultima non è tanto una caratteristica, è più una variabile o variante).

Subdolo, perché ti lascia fare. Agisce nel suo territorio, l'ombra, facendoti credere che tutto stia andando nella direzione più dritta, o giusta o quantomeno normale.
Agisce lentamente, e si avvale del presente, della vita che ci circonda. 
La usa, come fosse sua, come se fosse un maledetto giocattolo.
Il cono d'ombra aspetta, attende il momento giusto, ci lascia credere che l'abbiamo scampata.
Poi
Invece 
te la piazza al centro esatto della faccia.
Sta sberla.

E' subdolo perché si manifesta, o trova, il modo per farlo, anche dove credevi che non ci fosse alcun terreno fertile per lui.
Lo fa, si diverte. Lui.
Stammerda.

E', dicevamo, anche infame perché non tiene conto che colpisce la stessa persona che
magari
prova ad essere solo gentile con se stessa.
Che prova ad osservare con calma, a puntare il naso da qualche altra parte.
Che, in puntissima di piedi, esce di casa senza voler svegliare nessuno.

Fai piano che nonna dorme.
Togli le scarpe.
Il parquet, solo quella volta in tutta la vita, scricchiola.

E' indubbiamente infame perché spinge a ritroso al pensiero.
Una capovolta.
Un circolo viziato e vizioso.
Un rigurgito del vomito.
Il giro della morte.

Tutto questo fa venire in mente quella scena del film “L'avvocato del Diavolo“.
Il demonio tenta uno dei suoi figli con l'astuzia per spingerlo a procreare con la sorella l'anticristo.
Il demonio, per convincere il figlio cattolico, credente e ambizioso gli dice: Dio sta lì che gioca con i fili e noi siamo i burattini.

“Tocca, ma non godere“.
“Mangia, ma non gustare“.

Ecco il signor vatteneaffanculo cono d'ombra è così.

Se ridi poco, non è ridere. E non sei contento.
Se ridi troppo, sei fottuto.
Se non ci pensi, non si sa perché ti senti vuoto. Solo.
Se ci pensi, lasciamo perdere.
Se canti, stoni.
Se non canti, parli (da solo).

Quindi, come dire, facciamo come dice Lorenzo Jovanotti
aspettiamo mezzogiorno, senza più nessuna ombra intorno.

Solo che serve un sole.
E sono cazzi.

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