lunedì 25 gennaio 2016

Stacco.



Il bello di vivere una storia non tua é che puoi comunque raccontarla, o almeno impararne qualcosa.
Ecco questa storia inizia tantissimi anni fa e potrebbe essere raccontata in due righe.
Solo che poi io non mi diverto.
Quindi facciamo che ne scrivo qualcuna in piú.

Quindi, questa storia inizia un sacco di anni fa.
Immaginate fine luglio, primi di agosto.
Immaginate di essere su un´isola.
Un´isola bella, bianca. Tutta bianca. 

Vi siete svegliati alle due di notte, perché avete fatto aperitivo alcolico fino alle undici.
Ed é cosí ormai da giorni.
Diciamo che siete svenuti sul primo piano (simil comodo) che avete trovato.

Insomma vi svegliate.
Doccia.
Un morso ad un panino.
Una maglietta pulita.
Ciao, siete di nuovo in giro.
Di nuovo in pista.

Scogliera alta, rocce spigolose a picco sul mare blu intenso.
Che non vedete perché é notte.
Ma il sole salirá perché l´alba la vedrete da lí.

La notte passa, i dischi fanno casino e le vostra braccia al cielo combattono la gravitá.
A forza di saltare mandate giú la terra, perché il sole sembra sorgere prima.

Alla fine, bellissimo, bianco, e pieno di vita, lui, sorge.
I profani si difendono con gli occhiali.
I buoni, si fanno prendere in pieno.
Solo perché é bello cosí.
Un muro non blocca la vita.
Figuriamoci un vetro verde.

Insomma tutto é andato come doveva.
Hai ballato. Hai pure bevuto, e quella sera alla fine te la ricorderai.

Te ne stai per andare insieme ad altri amici.
Improvvisamente, qualcuno che non consci sbuca da dietro:
"Ehi, scusa...".
Ti volti, non si rivolge a te, ma ad un´altra persona.

Fico.
Peccato.
La magia questa volta bussa alla porta di qualcun´altro.

“Dimmi“.
Ti allontani, perché lo capisci quando é il momento di lasciare che le parentesi abbraccino due persone.
E solo due.

Loro due parlano.
Un pochino.

Insomma chi era con te torna.
“Oh, quindi?“
Classicone.
E si crea quell´atmosfera superficatroppoindescrivibile a parole.

Uno stacco temporale ti riporta nella tua cittá.
La magia é andata avanti, e quelle due persone si concedono il lusso di assecondare il destino.
I dadi.
O quella roba lí.

I due escono insieme.
Primo test.
Hai la fortuna di vedere per primo quella persona e di sentire il commento a caldo.

“Oh, ma quindi“.
Silenzio.
“Sai che c´é...Che quando ero lí pensavo....Ma io voglio essere come sará lui, mi pare tanto impostato“.
Silenzio.

Stacco.

Ad oggi, dieci anni insieme.
Una casa, dei mobili, vacanze, pranzi, litigi.
E sogni.

Rullo di tamburi, il momento della morale.
E´tanto piú bello prendere la tranvata secca.
Un colpo al silenziatore dritto al cuore.
O prenderlo sulla schiena, ricredendovi su quello che avevate pensato a prima vista?

Non é tanto una morale.
Piú che altro una domanda.
Peró alla fine é troppo bello sbagliare.
Sbagliarsi di brutto tutte le volte.
Prendere pezze in faccia tremende.
Onde di egoismo, di narcisismo sfrenato che, con forza tornano tutte contro.

O forse, entrambe le cose, il colpo alla schiena e al cuore sono la stessa cosa.
Perché finisci comunque steso.
Sorridendo.    


                       

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