venerdì 5 febbraio 2016

Potenziale.



Puoi vederla come vuoi, così come tutte le cose che stanno in questo mondo.
Anche quando gli altri ti diranno che non è come la pensi, o come dici, alla fine ci sarà sempre una parte di te, piccola o grande, che penserà che comunque un pochetto hai ragione pure tu.

Autodifesa o amor proprio?
Boh.

Ecco, il bonsai, per chi scrive qui, è una pianta parecchio incazzata.
Una pianta decisamente potenziale.
Bellissima in tutto il suo nanismo.

Per chi la osserva rappresenta tutto l'opposto di quello che lui
il bonsai, sente dentro di se.
Tu lo guardi e pensi alla bellezza condensata.
Alla pace e all'armonia.
Forse alla generosa parsimonia che si nasconde in quelle minuscole foglie verdi.
Alla delicatezza e alla pazienza con la quale qualcuno lo cura, giorno dopo giorno.

Dentro, invece
il Bonsai, si sente tremendamente inespresso.
Costretto. Infelice, e decisamente incazzato.
Se osserviamo bene il piccolo fusto, è quasi sempre pieno di tanti nervi che si diramano inferociti dalle radici. Comunque robuste per essere così piccole.
Tanti filamenti di rabbia che da terra cercano di farsi strada.
Come quando noi diciamo che ci si rizzano i capelli.
Ecco, le radici del Bonsai sono proprio come quel momento.

E' tanto incazzato perché qualcuno lo ha costretto in quella situazione.
Qualcuno lo ha costretto a quella dimensione.

Lui non è nato per essere così.
Noi lo vogliamo così.

Noi umani non siamo abituati a lasciare le cose come sono.
Ci piace cambiarle.
Pensando sempre di renderle migliori.
O comunque giustificando la forzatura con la parola necessità, 
o peggio, cambiamento,
brutalmente novità.
Che altro non è che la reazione alla noia più totale.
Dovuta al fatto che gli esseri umani non si abitueranno mai al fatto che le cose davvero belle non accadono tutti i giorni.
La pazienza non è di questa vita.
Non è di questo mondo.

Il Bonsai non si esprimerà mai come vuole.
Per questo ci odia tutti, mentre lo osserviamo ammirati.
Lui ha qualcosa dentro che vorrebbe far esplodere, non perché debba farsi vedere da noi
ma perché la sua natura è così
più grande
della nostra volontà.
Gli era stata data, e non avrebbe dovuto provare a resisterla, cambiarla, combatterla.

In fondo anche noi siamo tutti dei bonsai.
Piccoli (rispetto al mondo) e parecchio incazzati.
Un pochino perché per certi versi ci sentiamo spesso costretti da altre cose a non poter essere sempre del tutto noi stessi.

O peggio, perché dobbiamo accettarci per quello che siamo, quando tutto quello che vogliamo non si verifica.
O quando ciò in cui crediamo, non diventa vero.

Accettarsi per ciò che si è, non per l'idea che diamo di noi.
O peggio dell' idea che abbiamo di noi.
Per una volta diamo la colpa a noi stessi, o i meriti ovviamente.
Gli altri non sempre il nostro capro espiatorio.
Diciamocelo.
Anche quando in fondo in fondo, pensiamo di avere ragione.

Così mentre guardiamo un bonsai dall'aspetto dolce e sereno,
drizziamo le orecchie 
perché è il suono di una tempesta quello che viene da lì dentro.

Nessun commento: