venerdì 11 dicembre 2015

Vomito acido.



Non il lunedì. Impossibile.
Mai il martedì.
Figuriamoci il mercoledì.
Il giovedì sale.
Come un serpente striscia.
Infame sale dalle caviglie.
Il venerdì mattina esce dall'ombra.
A pranzo fa la voce grossa ed inizia a sentirsi spavalda.
Grossa. Forte, E infame.
La vince.
Questa partita.

La sento nella pioggia.
Basta una parola storta, ma anche dritta.
Una cosa giusta e diventa più grande.
Un sorriso la sospende, ma lei è infima.
Non ti molla.
Non mi molla fin quando non chiuderò gli occhi.
La sento nell'aria.
Il vento la suona.
Il fruscio delle foglie.
Il fischio del tram.
Lo stridio delle rotaie del tram.
11 fermate.
Tutte uguali.
Nuove.
Tutte dritte.

Voglio dormire.
Ma mi fa rabbia.
Ma è personale e non si scrive.
Ma sticazzi.
Hai capito sticazzi.
Sticazzi.

Perché quando sono fermo?
Aspetti, disgustoso o disgustosa cosa.
Ti nutri della mia ombra.
Della mia paura.
Di tutto ciò che penso sia solo mio.
Insipida cosa viscida e sanguisugosa.
Prenderai ciò che serve?
Fino alla fine?
Vaffanculo fallo pure, prima o poi non ci sarà più nulla.
Che prenderai allora?
Che altro vuoi?
Ti ho dato tutto ciò che ero, tutto quello che sono.
Fino a ieri.
Non so cosa sarò domani.
Come puoi volere anche quello se non l'ho ancora costruito.

Vomito e ti odio.
Vomito e mi odio.

Raccapricciante.
Non hai misericordia di me?
Graffia altrove.

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