giovedì 10 dicembre 2015

Quà la pinna.



La sensazione del pesce nell'oceano.
Ritrovarsi in un mondo del tutto nuovo.
Un mondo che ti fa sentire ancora più piccolo.

Punto uno: trovare coordinate per favorire e migliorare velocemente il senso dell'orientamento.
Alghe, rocce, colonie di piccoli pesci (meglio se simpatici).
Diffidare dalle ombre.
Crescere in maniera inversamente proporzionale alla propria paura.

Del resto è una cosa che sanno tutti, che poi se sia vera o no, questo non si sà;
i pesciolini crescono in misura del posto in cui si trovano.
Un pesciolino d'ampolla, può leggere quanto vuole, ma finirà col fare il giro del raccordo sei milioni di volte.
Può stargli bene.
Un pesciolino che dallo sciacquone finisce nel mare o nell'oceano, può avere tutti i timori del mondo ma sa, purtroppo, che se non si sveglia, farà una brutta fine.
Può andargli male.
Può andargli bene.
Dipende da quanto pensa che essere finito lì sia una un regalo del destino oppure no.


Punto due: mostrarsi senza spogliarsi.
Il nuovo suscita sempre curiosità misto a scetticismo.
Una parola di troppo e ti becchi l'etichetta.
Nell'oceano purtroppo, a volte, la prima impressione è quella che conta.
Figuriamoci con gli squali.
Quindi pinnare senza rompere le uova.
Sorridere spesso.
Lamentarsi quasi mai, o in separata sede.
Mostrarsi propositivi.
Lamentarsi? Giammai.

Punto tre: essere se stessi.
Aprirsi col tempo.
Concedersi con leggerezza e delicatezza.

Punto quattro: ovviare (in qualche modo) alla sensazione dell'estraneo mentre si nuota.
Pesci diversi, diverso modo di parlare, di nuotare. Le bolle che si muovono verso l'alto, quando arrivano in superficie, schioccano in modo decisamente diverso.
Provare a capirle è difficile all'inizio.
Mai prendersi gioco di come pensano, parlano, nuotano o vivono.
All'inizio meglio nascondersi dietro a tanta "curiosità".
Inside out insegna: "act casual".


Punto cinque: aprire gli occhi e cavalcare l'entusiasmo.
Per i primi tempi i cambiamenti sono tutti estremamente impattanti.
Distrarsi è semplice. 
Questo è un bene.
Ma anche un male.
Non si colgono le sfumature.
Si tende a dimenticare, a lasciare andare.
Non sempre è bene.

Punto cinque bis: non dimenticare cosa si ha nella memoria di pesciolino.
Nel bene e nel male è la parte fondamentale.
In parte quella che ci ha permesso di arrivare fino all'oceano.
Magari ci ha dato il coraggio.
Magari ci ha forzato.
Magari qualcos'altro.

Punto sei: filosofia del pochi ma buoni?
Dipende da pesciolino a pesciolino.
Se si è sempre stati così, la vedo dura cambiare.

Punto sette: crescere.
A forza di pinnate.
A forza di nuotate contro corrente ( e nell'oceano cazzo se è forte).

Punto otto: seguire la definizione di "malinconia" di Gino Paoli;
la malinconia è l'estrema attenzione che mettiamo nel quotidiano.
Quindi, diventare un pesciolino fotografico.

Punto nove: ascoltare Bob Dylan.
Cercare di capire le parole e fare esercizio.

Punto dieci: scrivere.
Anche se nessuno legge.
Scrivere.




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