venerdì 28 febbraio 2014

Poi.



La prima volta che ti ho vista mi eri indifferente.
Giustamente estranea.

Poi no.


C'eri ma non c'eri.
Una nota sconosciuta.
Eri un cappello nero.
Calze gialle.
Scarpe strane.
Sempre strane.


Quello che dicevi entrava ed usciva.
Da destra a sinistra.
Da orecchio ad orecchio.
Un soffio di vento.

Poi no.

Entravi ed uscivi.
Uscivi ed entravi.
Ed era uguale.

Poi no.

Le nove, le diciotto.
Lunedi, martedi, mercoledì, giovedi e venerdì.

Poi no.


Parlavo con te.
Parlavi con me.
Ma non ci ascoltavamo davvero.

Poi no.

Ridevi.
Scherzavi.
Era pieno.
Non di me, non di te.

Poi no.


Eri il rumore dei tuoi passi.
Il "pronto" del telefono.
Il numero del tuo interno.
Il tuo cognome.

Poi no.

Eri la tua musica alta nelle cuffie.
Eri il tuo zaino sulla sedia.
Eri il tuo lamento.
Il tuo silenzio.
Il tuo annuire.
Bruciare.
Deglutire.
Inghiottire.
Marcire.
Appassire.

Eri il tuo fantasma.
Lo vedevo.
Osservavo.
Pigro.
Fermo. 
Ingiusto.
Non parlavo.

Poi no.

Eri primavera.
Eri il fiore che rinasce la mattina.
Più bello di prima.
Eri la salita che diventa discesa.
Eri l'orgoglio che esce con stile.
Eri stile.
Eri idea.
Eri tu.
Tutta.
Senza filtri.
Senza freni.
Senza quel muro.
Eri in corsa.
Una vela gonfiata.
Eri sorriso.
Bianco.
Aperto.
Libero.
Un fuori campo.

Eri una sorpresa.
Eri da guardare.
Eri da studiare.
Eri da desiderare.
Eri da volere.
Eri da godere.
Eri da prendere.
Eri da sorprendere.

Eri tu.
Ero io.

Poi noi.



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