giovedì 6 febbraio 2014
IL PIATTO
Il gioco del poker è una tra le cose più affascinanti che possano esistere.
Puoi saperci giocare bene, male, o per niente; nonostante questo, riesci a capire il momento preciso in cui la tensione sale o scende, quando è il caso di bisbigliare o ridere, e soprattutto quando è davvero il momento di restare in silenzio.
E' un gioco in cui ti senti sempre scoperto, in cui potresti perdere sempre, in cui la certezza è l'unica cosa che davvero non esiste.
Il giocatore di poker non è mai fortunato.
Il giocatore di poker non è mai esperto, la sua abilità sta in qualcosa che con le carte non ha davvero nulla a che fare.
Il suo talento è l'osservazione. Utilizzare l'occhio per capire. Guardare le persone, quella è l'essenza del gioco del poker.
Carpire il gemito bloccato, l'emozione strozzata, il sussulto abortito, questa è l'arte del migliore dei giocatori del tavolo verde.
Le carte che hai in mano sono superflue. Il gioco non dipende da quelle, ma dall'obbiettivo che ti sei posto.
Hai deciso che vuoi il piatto. Devi farlo tuo.
Hai deciso che la prossima mano rilancerai, se quella prima non sei stato soddisfatto. Non è quello che hai in mano che deve fermarti.
Il giocatore di poker vive dell'impressione che da agli al tavolo.
Vive dell'idea che gli altri si fanno di lui.
Il migliore dei giocatori di poker finge il punto, e vince.
Ti lascia a bocca asciutta e sposta le fiches verso la sua parte del tavolo.
Nel poker i segni sono altri, non quelli nelle carte.
Anche il tavolo non è reale, è tutta un'altra cosa.
Il poker è esattamente come la vita.
Non importa chi sei, non importa se sei timido, se hai paura, se ami oppure no, se sei cotto oppure no, se odi, se dici la verità oppure no, solo tu lo sai.
Non tutti sanno leggere le carte che hai in mano, i pensieri che ti girano in testa, le emozioni che accendono e spengono l'entusiasmo che si riflette nel battito del tuo cuore.
Sta a te mascherare, sta a te svelare, a te uscire o cambiare gioco cercando carte nuove.
Sta a te accontentarti del punto.
Sta a te scegliere con chi giocare, quando puntare, quando rilanciare, quando fingere un punto, o quando lasciar abboccare, anche quando forte di quello che hai, decidi di non voler giocare comunque, per non dare nell'occhio.
La posta in gioco. Questo fa la differenza nel poker.
Il piatto. Anche se non è solo questione di pesantezza.
A volte lo vuoi perchè non hai mai vinto.
A volte lo vuoi perchè hai perso la mano precedente.
A volte lo vuoi solo per averlo. Non senti il brivido è solo una mano in più, punto e basta.
Eppure esiste un piatto, quello in cui alla fine si rimane sempre in due.
I piatti davvero rischiosi vogliono una coppia.
Sfidanti? A volte.
Entrambi amano il rischio, perchè si sono messi in gioco, e si sono spogliati per arrivare fin lì.
Entrambi, se sono lì, conoscono il gioco del poker e si sono osservati, magari per tutte le altre mani.
Hanno vinto sugli altri, ma mai contro quello che hanno davanti in quel momento.
Sanno di essere i peggior nemici, conoscono l'arte, e hanno saputo leggersi, conoscersi. Hanno imparato a capire se e quando, davvero, c'è qualcosa che si muove nell'amino dell'altro. Lo sentono.
Si conoscono. Sono arrivati lì a forza di rilanci, scacciando gli altri, per loro quello era il momento di chiarire con il mondo che esiste una partita alla quale tutti possono giocare e una che è solo per loro.
Si sono fatti strada entrambi per trovarsi faccia a faccia.
Gli altri sono in silenzio e l'hanno capito anche loro che da quella sera, da quella mano, uno dei due si farà male.
Male davvero.
Tanto male che chi vincerà soffrirà un pochino.
Uno dei due forse non vorrà più giocare a poker, o forse lo farà senza soldi.
Chi vince giocherà ancora, più forte che mai, più sicuro che mai.
E cercando un brivido ancora più forte.
Difficilmente cercherà ancora di sfidare gli stessi giocatori, quando invece dall'altra parte la voglia di rivincita difficilmente si assopirà.
Quindi ecco.
Che si voglio giocare oppure no fino a quella mano, non sarebbe bello che alla fine, quei due che ci arrivano, invece di farsi male perchè si conoscono così tanto, non decidano di dividersi insieme il piatto?
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