"Dio ti prego aiutami". "Mi dispiace sono stanco".

Ciao Dio, 
mi chiamo Paolo, ho 38 anni. 
Ho una famiglia semplice ma stupenda; una bambina piccola, Beatrice, ha cinque anni, ma lo sai, ce l'hai mandata tu, bella così. 
Quest'anno abbiamo scritto la sua prima lettera a Babbo Natale, e mi sembra strano che, dopo qualche mese, io sia qui a scrivere a te nonostante la mia età, ma davvero sento di averne bisogno.
Spesso, in questi ultimi giorni, mi sono girato nel cuscino, dando le spalle a quella che è la donna più bella del mondo, mia moglie, perchè mi vergogno.
Mi vergogno anche se non è colpa mia, perchè se non trovo lavoro alla fine non dipende solo da me, dicono sia il momento. 
Ma tu sai che mi sto impegnando, lo vedi vero?  
Quando mi volto lei pensa che io dorma, invece ti parlo, perchè spesso non so che fare, scivolo. 
Cerco di tenere alta la testa, di sorridere a Bea sperando che non capisca il momento, ma quando non l'abbiamo potuta iscrivere a danza, questo mese, ho letto tutto nei suoi occhi. 
"Non fa niente papà", ha imparato a dire le bugie, quelle bianche che non fanno male, perdendo parte di quella splendida innocenza che ha dentro, quella che gli hai dato tu, che proteggerò per sempre e della quale ti sarò per sempre grato.

So che non dipende da te, non puoi darmi un lavoro, magari sei anche impegnato con cose molto più grandi; che ne so, la fame nel mondo, gli africani che non hanno acqua, le guerre, ma io cerco solo una voce, una guida, qualcosa che, nell'illusione che tutto sia vero, possa darmi la forza di guardarmi allo specchio e non mollare.

Lo chiedo a te perchè tu, come tuo figlio in terra, non avete mai mollato, non vi siete mai arresi, fino alla fine, siete stati lì qualunque cosa sia successa, almeno questo è quello che si legge e che il prete che fa catechismo a Bea le sta insegnando.
Ora provo a dormire, domani ho un colloquio. Speriamo bene.




I libri dicono che Dio sceglie una persona unica per portare avanti la sua missione.
I libri dicono che quella persona è unta.
Per chi ci crede, quella persona è una speranza, una luce, una voce, un punto di riferimento.

Il tedesco si è tirato indietro "è stanco" dice.

In un documentario di Micheal Moor un signore di 85 anni era ancora a lavoro e diceva che se avesse smesso, nessuno gli avrebbe passato l'assistenza sanitaria, un raffreddore l'avrebbe mandato al cimitero. 
Lui era stanco ma non poteva scegliere.

Il tedesco invece è stanco.

Se fosse vero, Dio ha fatto crepare suo figlio sulla croce.

Il tedesco è stanco. 

Dove sta il sacrificio.
Dove sta la pazienza.
Dove sta la promessa.

Forrest Gump dopo tre anni di corsa si ferma e dice "sono stanco" e torna indietro; un ragazzo chiede "..E noi cosa credi che dovremmo fare?"

Quello è un film di un uomo "normale", e forse allora, tedesco, lo sei pure tu, e non sei unto per niente.
E quel mattone sul quale Dio voleva fondare la sua chiesa è diventato un lingotto d'oro.