State guardando un bambino sul prato.
Lo vedete di schiena, sedere a terra, capo chino, capelli lunghi lisci, biondicci.
A pensarci meglio non siete proprio in grado di capire se sia maschietto o femminuccia.
I vestiti? No no, non vi aiutano.
Ha una salopette, di jeans.
Sì. sorride di tanto in tanto, ma sapete voi distinguere da uno spruzzo di vita fuori dai denti piccoli bianchissimi, se quel timbro tanto giovane, ancora non giunto al suo ultimo timbro, sia di un futuro giovanotto o di una dolcissima teenager? Vi sfido.
Sempre di spalle state a guardare, senza muovervi, non volete disturbare, meglio, interrompere, c'è qualcosa di affascinante che sta creando, si sta divertendo, sta disegnando, con un colore per mano, qualcosa.
Tracce.
Sperimenta traiettorie improbabili, iperbole di spirali, salti mortali di tempera, incroci d'infinito.
Scava sul bianco, tornando sullo stesso punto più volte facendo però un giro diverso.
Ritorni; punti di partenza per nuove fughe.
Delinea scenari comprensibili solo da lontano, molto lontano, non vi basta fare un passo indietro per capirli davvero.
Vi sforzate di dare un senso al suo lavoro.
Schiavi. Liberatevi della vostra razionalità.
Il suo respiro non è come il vostro, c'è fantasia, ironia, voglia di giocare.
Osservarlo incuriosisce, avreste voglia di chiedere.
Di sapere.
Frettolosi.
Il disegno vuole il suo tempo. Lo prende, lo prenderà per sempre.
Senza chiedere.
Potete restare e stare a guardare.
Chi disegna non cede le matite mai.
Non potete chiedere, non ci sarà risposta per voi.
Il disegno non si discute, è quello.
Siete spettatori.
Non sforzatevi, non si accettano suggerimenti.
Potete lasciarvi andare, aspettare, e fare della curiosità un motore, quello che mette in moto la voglia di scoprire senza chiedere, senza aspettare, meglio aspettarsi, di saper indovinare quale stranissimo senso abbia poi il disegno giunto a compimento.
Ma vi interessa poi così tanto?
E se una volta scoperto vi sembrasse banale?
Se vi aspettavate tanto di più? Non sarebbe stato meglio almeno continuare nell'illusione di una svolta, di una magia?
Il limbo dell'illusione è spesso meglio della certezza della realtà.
I colori si muovono ancora, il bianco sul quale si stampano diventa sempre meno dominante, tra centrifughe, collisioni, buchi magici, sarebbe bello venirne a capo, davvero.
Se aspettate, forse, prima o poi si gira, e che la vita sia maschio o femmina, in quel momento, poco vi interesserà.
In quel momento saranno i dispetti che tiene nella mani a farvi gola.
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