sabato 11 giugno 2011
(H)uff, la solita storia
All'inizio sembrava una bellissima storia. Una di quelle in cui, fortunatamente, il bene trionfa, quelle che lasciano con il cuore in pace, insomma, una di quelle che ti alzi dal divano e il mondo sembra un posto migliore. Tutto questo, ovviamente, all'inizio.
Parliamo del più famoso blog giornalistico del mondo (o almeno da qualche tempo lo è diventato): Huffington Post.
Blog giornalistico fondato nel 2005 da una giornalista molto brava, tale Arianna Huffington ( e altre due persone che però anche su wikipedia non hanno nemmeno il link in blu).
Lei crede nel giornalismo libero e fonda questa specie di ibrido tra un giornale online e un blog.
Fondamentalmente il contenuto e la metodologia funzionano.
Tutti possono mandare il loro articolo, parlando di cose più o meno importanti; basta scrivere, farlo in maniera abbastanza interessante e comprensibile, ed inviare tutto al browser di Huffington Post che, in pochissimo tempo, riesce a percepire quanto il popolo del web lo gradisce, e in base ai risultati, lo pubblica oppure no.
I blogger aumentano, gli articoli diventano tanti ed interessanti, le persone accedono e leggono.
Finiscono anche per scriverci persone importanti come Obama e Madonna.
Bingo, il gioco è fatto, la pubblicità si rende conto che le persone negli Stati Uniti leggono più quello che il New York times (siamo circa al 35%) e gli incassi iniziano a riempire le tasche della signorina (o signora) Huffington.
Piccolo neo, tutti i blogger o giornalisti online, non hanno mai preso il becco di un quattrino per quello che hanno scritto e, adesso che il tutto ha preso una piega più importante, e visto che anche loro hanno, decisamente, contribuito al successo, chiedono una fetta (più o meno sottile) della torta, o almeno una ricompensa.
La padrona di casa si rifiuta, e vanno tutti dall'avvocato.
Lei, ora diventata rigida, sorda e probabilmente anche leggeremente acida, si difende in maniera intelligente: "Tutti quelli che scrivono su Hiffington Post accrescono la loro personale immagine di blogger/giornalista, questa era ed è, l'unica moneta di scambio".
Ecco fatto.
Il giornalismo free (che in italiano significa sia libero che gratis) perde ancora.
Huffington Post continua ad essere il più letto, tanti blogger continuano a mandare i loro articoli e il sistema continua a monitorare il loro probabile gradimento prima dell'effettiva pubblicazione.
La pubblicazione fa curriculum ma non soldi. Però chi scrive pensa "se mi pubblicano lì, posso rivendermelo" e la signora di ferro vince lo stesso.
Se volete pubblicare qualcosa o semplicemente farci un giro, a voi.
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