domenica 6 marzo 2011
I numeri 1
Credo sia il momento di denunciare la cosa. Esiste la possibilità che questo genere di esperienze siano ormai appannaggio comune e che, per tale ragione, passino del tutto inosservate. Basta.
Non facciamo nomi perchè non è il caso, tanto l'esperienza è la medesima in ognuno dei locali della capitale.
Poco cambia se sia Natale, carnevale, Pasqua o un venerdì comune, può cambiare la posizione degli addendi, ma il risultato rimane il medesimo.
Inizio serata, siamo fuori, in fila, attendendo che un gorilla con l'auricolare decida, in base all'altezza del collo della camicia, quando farci passare la corda e farci strada nel mondo delle meraviglie.
Sguardi, sguardi, ammiccamenti e il più classico dei "dai che ora ci fa entrare".
Intorno lo scenario è il medesimo di sempre: gente accalcata, una schiera di camice, sopracciglia ben curate, rossetti, borsette che sembrano più, in grandezza, il preservativo dell i-Phone con il quale, quelli più cool, chiamano il loro amico che fa parte dell'organizzazione (e che li farà entrare per primi, nemmeno ci fossero i posti a sedere).
A rendere la situazione ancora più folcloristica è il giorno dell'anno e, in particolare, la ricorrenza: siamo alle porte del carnevale. Risultato? Gente in maschera, tra le righe, ragazzi imitatori di qualcosa e ragazze in versione coniglietta (le più hot si spingono anche verso strade ispirate dai comunissimi vestitini utili sui set porno: infermiere, donna poliziotto).
Una volta dentro, lasciata la giacca al guardaroba per la modica cifra di 5 euro (le stampelle costano care anche all'Ikea oggi) il tutto inizia in maniera decisamente accattivante. Ad animare la serata ci pensa la voce del locale, il vocalist, colui che senza censure e autocritiche dice quello che gli passa per la testa. Forse ubriaco, ma anche no, riesce ad esaltare gli animi di tutti, mentre in cassa pompa fortissimo un sound figlio degli anni novanta, ben adattato e reso "moderno" dai bassi che fanno vibrare i bicchierini di spumante che quasi tutti tengono in mano sorridendo.
Il vocalist conosce il sound, ha studiato a casa, sa bene quando intervenire e quando il suo contributo manderà in orbita tutti quanti. Il format è il seguente e si ripete ogni cinque minuti:
1- La serata dei numeri 1
2-La notte di Roma è tutta qui
3-Voglio vedere tutte le braccia al cielo. Su le mani numeri 1
Poi passa alla minaccia psicologica
3b-Chi non alza le mani non arriva a domani
Tenta anche la strada citazioni
4-Alberto Sordi lo diceva, perchè noi siamo noi, e voi non siete un cazzo
Tenta la strada incredulità
5-Ma dove siamo? Ma dove siamo! Non è mica Ibiza
6-E andiamo e andiamo e andiamo ( a questa solitamente accompagna il nome del locale tirando l'ultima lettera fino a strillare)
Citazione e glorificazione del dj di turno
7-Per noi, a Roma, solo il migliore, per voi, i numeri 1 ( segue nome d'arte del dj)
La gente si accalca, alcuni, in preda ad un giusto raptus erotico finiscono per sbattersi contro il primo muro o sprofondano in un divanetto in finta pelle, trasformando le braccia in tantissimi tentacoli curiosi.
Al centro della pista si creano mucchietti concentrici, di solito le ragazze sono nel centro, così che i ragazzi possono tracciare una barriera insormontabile rendendo chiaro cosa e loro a tutti gli altri.
Gli amici si guardano, biascicano un paio di stronzate all'orecchio degli altri e ridono (ma questo è anche bella come cosa).
La parte migliore la fanno comunque quasi sempre i galli, i ragazzi dal crestino ingellato, e magliette attillate ai muscoli giganti. Alcuni di loro tentano anche la strada camicia avvitata, in voga quasi coma la bellissima new entry, il gilet e la scoppoletta.
Il gallo è al centro perfetto della pista e rigorosamente con il petto ben in vista si muove seducente cercando di stringere a più non posso le braccia, quasi come una papera sbatte le ali, per rendere chiaro che il buco tra il pettorale di destra e quello di sinistra è considerevole. "Ma che c'hai er Grand Canyon sott'a camicia?" (o robe del genere).
Il bancone del bar: ragazzi che lavorano alla velocità della luce e che, nonostante la frenesia, riescono a sorridere e far agitare quelle bottiglie come giocolieri, alla fine il tuo gin tonic somiglierà ad un uovo sbattuto. Il problema è arrivare davanti al bancone. Primo, devi pagare dai dieci ai quindici euro, il guadagno sul dettaglio sarà del 300% ma facciamo finta che non lo sappiamo (probabilmente sarebbe il modo giusto per far smettere di bere la gente, così non si piantano sugli alberi), poi devi combattere tra le spalle di cento persone, farti acciaccare i piedi fin quando non diventano lividi o, meglio, fin quando le tue scarpe non cambiano colore; e sorbirti almeno una volta la tipa che ti chiede di passarle il tagliandino del drink della sua amica cinque file dietro di te, tu sorridi, ti rode perchè ti sta passando avanti, ma pazienza, lo fai.
Finalmente bevi. Tre quarti ghiaccio, un dito di gin, scorza di limone, acqua tonica.
Ah, ci volevo proprio.
Le scene migliori arrivano dopo le tre, quando alcuni hanno alzato il gomito, il più delle volte l'effetto "camicia uguale educazione" è bello che svanito, quindi un paio di pugni ci scappano quasi sempre. Te ne accorgi quando vedi un paio di gorilla che schizzano verso un punto all'angolo della sala da ballo, il tutto si chiude in un secondo, e finisci per stupirti quando vieni a sapere che il casino si è creato perchè qualcuno ha messo l'occhio oltre il muro di cinta creato dagli amici di una tipa. Nella realtà era stata lei ha dare il segnale di disponibilità, ma per i difensori del maniero questo era insopportabile.
Sempre dopo le tre i migliori ballerini escono fuori, si riuniscono dove c'è più spazio e si lanciano in passetti d'altri tempi. Sembra di vedere persone in preda all'epilessia, si muovono a scatti spostando corpo e braccia in direzioni apparentemente casuali, ma basta seguirli un paio di minuti per capire che sono perfettamente allineati con la musica e che i loro movimenti hanno un principio e una fine. Loro, i nuovi tangheros.
Figura non recentissima ma nuova è il fotografo. Lui passa, ti scatta una bella foto e tu la ritroverai su una rivista "figa" della città, oppure su uno di quei blog di serate dove tutti conoscono tutti e i sorrisi sono finti come la moneta da tre euro.
Lui all'inizio lavora da solo, una volta salito il livello alcolico generale, viene torturato continuamente, la sua spalla è il richiamo più forte che ci sia.
Tra tutti questi c'è anche chi è fermo e resta a guardare e pensa che l'indomani scriverà tutto questo. Solitamente, anche se non scriverà, si sente leggermente fuori luogo, cerca di adattarsi, immaginando scenari logisticamente e musicalmente più vicini ai suoi desideri. La voce dei suoi pensieri litiga con quella del vocalist che continua ad echeggiare senza sosta.
Finalmente esci, cotto, e vai a casa. Orecchie che fischiamo e certo di essere nel letto dei numeri uno, nella casa dei numeri uno perchè vieni dalla serata dei numeri uno.
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