venerdì 21 gennaio 2011

Hai tre minuti da perdere?


Per strada, al chiuso. Con la musica che riempie ogni spazio, tutti i silenzi che stanno dentro una virgola, con gli occhi aperti, che invece erano chiusi, belli accesi, perchè prima erano miopi, lo sapevi, te lo dicevano tutti, ma tu non ci credevi. Tu, baccalà, stocafisso, con viso alto verso le stelle, aspetti quella grossa che ti cada in testa, conti i sogni, raccogli i desideri, li metti in una mano, sperando che diventino piccoli come lucciole, vuoi portarli a casa, col cavolo che ti sarebbe venuta con il buco sta ciambella.
Frena, un muro, non vuoi, spingi sul pedale, vento in poppa, capelli al vento, una mandria impazzita. Eri spaventato, chissenefrega adesso. Eri convinto del contrario. Hai cambiato idea. Credevi che forse, ma quasi pensavi al contrario dell'opposto, e ti è arrivata la secchiata d'acqua in faccia, buongiorno, abbiamo dormito a lungo, anche il cuscino era in protesta.
Splash, un tuffo, acqua che sciacqua, vento che sconquassa. Ma sarà vero?
Non sono mai stato cattivo. Merito tutto questo bene? Tutto per me? Tutto mio?
Tutto mio!!
Uno schiaffo a mano aperta, spam, guancia rossa, semaforo verde, schizza, veloce dritto per la tua strada. Che aspetti? L'autostop? Non si aspetta mai, quello si fa. Ma non è pericoloso? Cosa non lo è?
Un secondo, il tempo si ferma, l'infarto delle lancette.
Bum, un cannone.
Pum, la pistola.
Swish le funi di Diabolik, le frecce di Robin Hood o di cupido.
Dritte a bersaglio. Senza tregua. Sei in padella.
Fritto.
Felice.



Bella per te (così si dice a Roma).


Avete appena perso tre minuti. Forse.

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