martedì 28 dicembre 2010

31/1

Aprire una bella parentesi in questi giorni che accompagnano la fine di un anno e l'inizio di quello nuovo. Tempo di bilanci, di ogni genere. Peso lordo e peso netto, alla fine, qualcosa in tasca resta sempre.
Facciamo però che i bilanci non sono di questo post, che ognuno faccia i propri, nell'intimità della propria coscienza, non sia mai che ne esca fuori qualcosa di buono, o di cattivo; si cambia, nel bene o nel male.
Credo sia normale sentire il tempo che passa, soprattutto in questi ultimi giorni dell'anno. Capita di pensare a dove si era l'anno passato e immaginiamo il prossimo, con la speranza che la nostra scatola piena di sogni e fantasie possa trovare almeno un piccolo riscontro nella vita di tutti i giorni, quella in cui il sole che sorge e la luna che esce non hanno la minima idea di segnare, alemno in quella notte, qualcosa che abbia più importanza rispetto all'alternanza precedente.
Immagino la faccia della luna, una delle tante, che ci osserva dall'alto, e vede gente completamente ubriaca che si abbraccia, si bacia, che canta solo perchè il nuovo giorno segna il superamento di un limite intangibile, il passaggio da un numero ad un altro. Probabilmente, lei, bella alta, quasi insonnolita, attonita e contrariata è lì che si chiede se siamo tutti pazzi. Senza contare poi l'aspettativa rispetto a quella sera; è praticamente obbligatorio divertirsi o fare qualcosa di esageratamente cool. Sì, puoi annoiarti tutto i resto dell'anno, l'importante è che il tuo sorriso splenda per tutta la notte che porta dal trentuno dicembre al primo gennaio, ovviamente da affrontare con l'intimo del colore giusto, altrimenti, la sfiga per tutto l'anno punterà il mirino solo sulla tua bella schiena.
In questa città, come in tante altre, poi, vige la regola della camicia, indumento che, inevitabilmente sancisce chi sia persona per bene e chi invece no. Fodamentale è la larghezza e il numero di bottoni sul colletto, rigorosamente doppio, in alcuni casi ne ho visti anche con tre, solo i migliori arrivano a due interni e due esterni; meravigliatevi gente, esistono anche i doppi colletti, per doppi colli, che portano doppie facce, una che usano nella vita reale, l'altra, quella ripulita, che li accompagna dentro al locale in cui entrano, rigorosamente pieni di gelatina e con le scarpe belle lucide, corredate alla cinta. Siamo alla frutta. Meglio, allo spumante, è capodanno.
Lo chiamano dress code, più notoriamente "metti la camicia altrimenti resti fuori" giustificato dalle organizzazioni che credono in questa politica come "se non definisci una base d'abbigliamento le persone, anche a trent'anni, si presentano in tuta e canottiera"; poco conta che chi rispetta quel codice, chi fa parte del giro, chi entra e non resta fuori, poi, la prima cosa che fa è andare in bagno per incipriarsi il naso; dicono che il bianco vada molto, soprattutto in serate come questa. Se ci fosse la possibilità di lasciare le cose davvero nel vecchio anno, ecco, io, lascerei queste stronzate, i codici, quelli che regolano la forma e che non tengono conto della sostanza, lei, l'abbiamo persa per strada, nel passaggio da anno zero ad anno uno.
Una bella usanza vuole che in questa notte le cose vecchie possano essere buttate dalla finestra, forse butto giù una bella lista, chiara, sintetica, nero su bianco, magari finisce che resto in mutande e senza camicia.

1 commento:

arnald ha detto...

Caro mio, la gente vuole indossare una camicia a tutti i costi, perché se non ci nasci, fai di tutto per ottenerne una quando cresci. - Arnald