mercoledì 22 dicembre 2010
Alzi la mano destra perfavore
Lo spunto per questo post viene da diverse foto pubblicate oggi su corriere della sera.it in cui un giovanissimo Alemanno, dal capello scaltro e la fronte senza alcuna ruga, sfila in piazza, tra bandiere, persone e simboli che parlano di un tempo passato. Il post non è politico, anzi.
Quello che ho pensato guardando quelle foto è stato: chissà se Alemanno, quel giorno, pensava o sognava di entrare in politica o, comunque, sentiva dentro se stesso la certezza che, un giorno, sarebbe, tra le altre cose, diventato sindaco di Roma.
Secondo me, oggi, lui risponderebbe: "Diciamo che non immaginavo la carica di sindaco di Roma, ma ero molto orientato alla carriera politica". Nascondendo così a tutti la sua passione per i fiori e decolorando un pollice verdissimo con la fiamma che si trova bella fiera al centro di una bandiera alle sue spalle in quelle belle foto in bianco e nero.
Poco conta se lui, oggi, ci direbbe la verità, quello che conta e che, anche se idealmente distante da lui, mi interessa è che da giovane lui sia sceso in piazza, per interessi legati al suo modo di vedere le cose, e che si sia mischiato con quelle persone, che sia stato, moderatamente, attivista, partecipando a quella che è una democratica e civile manifestazione del pensiero umano e, nello specifico, politico. Che sia stato tra la gente, prima di volerla guidare.
Non mi piace pensare che tante delle persone che siedono in quelle belle sedie rosse, non abbiano questa "coscienza civile"; non credo che, seppur cercando, sia possibile trovare foto del nostro presidente del consiglio, da giovane, tra altri ragazzi come lui, sorridenti, che tiene in mano un cartello, una bandiera, figuriamoci un megafono. Questo esempio non vuole mettere in cattiva luce il presidente del consiglio di questo paese, vale per tutti, anche perchè non mi è mai capitato di vedere una foto di Romano Prodi, da giovane, etc etc in coda, lungo le strade di diverse città.
Non so, quindi, quanto il modo di vedere le cose di Gianni Alemanno sia corretto o meno, almeno però posso dire che lui, da giovane, in piazza ci scendeva, diverso da altri, e peggio, diverso da me e da tanti altri come me che hanno perso la passione per questa forma di battaglia; la protesta, i colori, le idee che spingono, o dovrebbero spingere, le persone verso fini comuni.
In un mondo in cui "si salvi chi può" sembra essere diventata la regola è tanto più facile guardare il tg e vedere le persone litigare e lamentarsi piuttosto che far parte di chi si lamenta "tanto alla fine non cambia niente" questa è la verbalizzazione che la bestia prende, il senso di impossibilità generale. Un male, che blocca, che uccide le speranze.
Lontano è ormai il tempo in cui lo stesso corriere pubblicava articoli di Pasolini, forse, di Calvino in cui il pensiero veramente tracciava una strada e lo dico perchè non ho mai avuto la fortuna di leggere un articolo come quello, mai avuto il modo di ascoltare qualcuno che, in me, sia riuscito ad accendere quella passione, quel fuoco che non si chiama politica ma idea e pensiero, che muove azioni, atte a fare il bene di tutti, la voglia sana di parlare per capire le differenze e, con impegno, livellarle e appiattirle, renderle sottili, fino a farle sparire. Questo è il modo in cui posso sentirmi orogoglioso del paese in cui vivo, forte e non più invidioso di chi, come tanti amici, lascia lo scarpone per la terra dei canguri, o per quello del riso, o dell'ex muro e raccontano storie meravigliose di sole, diritti rispettati e traguardi raggiunti, granzie al giusto impegno, e ben riconosciuti.
Chi scrive crede che prendersela con gli altri sia inutile. Buoni propositi per l'anno che arriva: partecipare a quelle manifestazioni che non riguardano direttamente te, perchè quando si è sulla stessa barca, l'acqua che entra, manda tutti in fondo al mare.
Sembra tutto malinconico e senza via d'uscita. Però non è così.
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