mercoledì 1 dicembre 2010
Babbo Natale è un pallone gonfiato
Non si sbarcava il lunario. Era il tempo dell'università, dei libri e della ricerca sfrenata dell'indipendenza, quella che, in quei tempi, suonava tanto con il rumore della cassa che si apriva a fine serata, quella dalla quale il principale prendeva la tua "serata" comunque ringraziando.
"Mancia?"
"Poca cosa".
Pazienza, ore 02:00 (quando eri fortunato) ora di tornare a casa.
Ma se questo fosse un blog qualunque, chi ci scrive avrebbe fatto solo il cameriere, infatti, non è così, e non è questa la storia che ti racconta. Il blog è sul pezzo stasera (punta d'entusiasmo assolutamente ingiustificata).
Dicevamo, questa storia prende spunto da un dicembre lontano, lui, il mese del Natale, quello al quale, volente o nolente, ci stiamo avvicinando; la frenesia sale, le neve scende, la gente sclera per le strade e chi vive nel mondo della pubblicità lo ha già sentito arrivare il mese scorso.
Due ragazzi, senza nè arte nè parte, accettano un'offerta di lavoro apparentemente vantaggiosa. Era un lavoro di circa quindici giorni, non c'era molto da fare, se non essere carini, girare per qualche negozio ed invogliare, tramite qualche gadget colorato, profumato o goloso, le persone ad entrare per spendere parte della loro tredicesima.
"Una cazzata. Fatica zero e tutto guadagno. Vedi che gennaio che facciamo".
Mai parole saranno più famose.
La coppia sventurata, arrivata davanti al primo negozio viene munita di una valigia enorme, del peso approssimativo di dieci, quindici chili, nera, anche leggermente sporca. Aprendola entrambi non credono ai loro occhi. La parte ingombrante era quella meno pesante, sembrava un involucro colorato di plastica dura; bianco, rosso e nero erano i colori che saltavano immediatamente all'occhio. Estratta dalla valigia la plastica, c'era una specie di pila gigante in fondo, grande quasi quanto le bombole che usano i sommozzatori per scendere sott'acqua. La curiosità spinse i giovani a capire prima bene cosa fosse l'involucro che, una volta srotolato si manifestò in tutta la sua pienezza, in tutto il suo splendore e in tutta la sua magia. Era la meravigliosa sagoma di Babbo Natale. I ragazzi fecero due più due e realizzarono che la pila sarebbe servita loro per gonfiarlo. Lo avrebbero poi fatto stare in piedi e messo non distante, attirando così maggiormente l'attenzione.
Esattamente come nella trama della famosissima serie "La signora in giallo" dove il primo incriminato non è mai davvero l'assassino, così i ragazzi non avrebbero intuito, dal primo indizio, il reale funzionamento del Babbo Natale. A svelarlo sarebbero state due cose, una cerniera dietro la schiena del Babbo malefico e il fatto che le pile erano attaccate a quello che era, a tutti gli effetti, uno zainetto, alla cui estremità si trovava una ventola. Le pile azionavano la ventola che, di conseguenza, avrebbe mantenuto gonfio il guscio. Ma bisognava restare dentro, altrimenti la struttura di almeno due metri e mezzo avrebbe collassato per il peso.
Sintesi: una persona doveva fisicamente restare dentro il babbo, legarselo ai piedi e restare dritto, immobile, senza nemmeno potersi poggiare al muro per sopportare il peso delle bombole.
Ormai i ragazzi erano lì. Il contratto era stato firmato e, comunque, non sembrava poi così arduo raggiungere il 23 dicembre.
Un pomeriggio, mentre uno dei due era dentro al Babbo e l'altro distribuiva caramelle al miele, un signore, ovviamente dalle abitudini verbali discutibili, vedendo muovere il babbo, chiese se ci fosse dentro qualcuno. La risposta fu ovviamente positiva e lui, senza colpo ferire, cacciò di bocca qualcosa che, indiscutibilmente, il suo cervello non poteva certo trattenere
"Ah, sicuramente c'avranno messo un extracomunitario", e fece per andarsene.
Il ragazzo dentro il Babbo, immediatamente bloccò la ventola, il guscio perse vita, sgonfiandosi, lasciando la possibilità di aprire la cerniera.
"Scusi, non che per me sia un'offesa, ma anche fossi un extracomunitario?"
Il signore, sulla cinquantina, per niente indispettito, di petto iniziò a ridere e dai denti gli uscì
"Ahahahaha. Guarda che è quello ad essere gonfio. Tu non fare il pallone gonfiato?"
Sorridendo ancora, prese dalla tasca dieci mila lire, li mise nella cesta delle caramelle.
"Ahahahahaah. Bravi ragazzi". Andò via di spalle.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento