Era ormai sera tardi quando George si mise a scrivere sulla lavagna della sua stanza, il più delle volte schizzava le nuove intuizioni col gessetto bianco lasciandole lì per vedere se l'indomani avrebbe sortito lo stesso stupore di quando le aveva partorite inizialmente. Quella sera però, era più che convinto che le sue idee non sarebbe state molto utili per raggiungere il formaggio, se ne accorgeva perchè la sua pancia non accompagnava ciò che stava disegnando e questo non era di certo un buon segno.
Col gessetto sulle mani stava tracciando una nuova linea quando ripensò ad un suo amico che, una volta, guardando alla sua lavagna fece buoni apprezzamenti, pensò così di andarlo a trovare il giorno seguente per avere ancora nuovi consigli.
George si svegliò presto, la strada non era breve e lui sapeva che per incontrare il suo amico Nil sarebbe dovuto arrivare non più tardi dell'ora di pranzo.
Per fare prima decise di percorrere la strada vicino al fiume e, per sua fortuna, una foglia bus passava proprio in quel momento, lui salì e si fece trasportare restando in equilibrio poggiandosi allo stelo robusto. La brezza della mattina era ancora fredda e il respiro di George creava una piccola nube di fumo bianco che si perdeva verso l'alto. La foglia bus, scivolava veloce sul pelo dell'acqua e il peso di George non sembrava essere un problema, nonostante questo, il topino temeva di cadere e, premuroso, rimaneva immobile fissando l'acqua per capire dove le correnti potessero spostare la foglia bus. Improvvisamente, mentre George fissava attento l'acqua, una figura irregolare comparve e catturò immediatamente la sua attenzione. Non veniva dal fondo ma, come uno specchio, la superficie del fiume rifletteva qualcosa dall'alto. George non credeva a ciò che stava vedendo, non poteva sbagliare, erano due ali, inconfodibili, grandi, sembravano due cuori, si muovevano delicate e morbide tanto da sembrare belle al tatto. George non credeva ai suoi occhi, era lei, la farfalla. Prima imbambolato poi reattivo alzo la testa verso l'alto, voleva vederla bene, ma la sorpresa non fu lieta e una volta alzati gli occhi al cielo; ancora una volta, lei, era svanita. George stropicciò gli occhi e, incredulo di tanta rapidità, pensò di aver immaginato tutto.
Era quasi arrivato e già da lontano vedeva il grande formicaio, nonostante fosse molto presto le formiche erano già tutte all'opera e, ovviamente, riconoscere Nil non sarebbe stato facile.
Sceso dalla foglia, con un balzo era ai piedi del fiume e poteva ascoltare finalmente anche la famosissima musica che, tutte insieme, le formiche cantavano per distrarsi dalla fatica del tanto lavoro. Simile ad un coro gospel cantavano
"Testa testa, col cuore e con la testa,
per amore del formicaio,
prepariamo questa festa."
Una voce singola, squillante faceva un piccolo assolo e poi, tutti insieme, ripetavano il ritornello. Riconoscere Nil sarebbe stato impossibile; tutte uguali, tutte nere, tutte canterine ed impegnate a lavorare, George attese ed ebbe una buona intuizione, dopo l'assolo di una di loro sarebbe intervenuto nel coro per attrarre l'attenzione; aveva una buona voce e, pur sapendo di rischiare, capì che quello era l'unico modo per arrivare a Nil in breve tempo.
Finito l'assolo di una loro, e poco prima che tutti iniziassero il ritornello, George, con un acuto imponente, catturò così l'attenzione:
"Testa testa ma che bella festa.
Scusate l'assolo formiche care
che non è un insulto al vostro modo di cantare,
ma solo un tentativo senza disturbare
perchè tra tutte voi il mio amico Nil vorrei trovare".
Un silenzio imbarazzante piombò su tutto il formicaio, le formiche immobili si voltarono verso George che desiderò essere una tartaruga per nascondere la sua testa dalla vergogna. Il silenzio fu rotto da una voce altisonante che, con tono sorridente intonò:
"Geoooooorge,
caro amico mio, che dalla tana sei arrivato fino qui,
dammi solo il tempo di intonare una nuova strofa
che in un batter d'occhio sarò lì.
E voi mie sorelle tutte insieme
salutate Goerge il topino un po' ingegnere
che noi tutte all'opera è venuto per vedere"
Il coro ripartì allora e tutte insieme ripresero a lavorare continuando col ritornello:
"Testa testa, col cuore e con la testa, prepariamo questa festa..."
Nil scese dal formichiere, prese George e lo portò vicino al fiume per parlare lontano dal coro.
"Amico caro, quanto tempo dall'ultima volta." Disse Nil
"Speravo ti ricordassi ancora, è passato tanto tempo da quando hai visto le cose sulla mia lavagna..." Rispose George.
"Non temere, ricordo con piacere. Dimmi quindi, qual buon vento?" Chiese con gentilezza Nil.
"In casa c'è del formaggio nuovo, ne ho bisogno, ho quasi finito la mia scorta, ma sono troppo piccolo e ho bisogno di un consiglio, voglio farti vedere il mio piano. Vieni, te lo disegno in terra sulla riva con un bastoncino".
George prese a spiegare come aveva fatto con i suoi precedenti amici e la formica Nil era attenta ed interessata ad ogni minimo particolare. Nil rimase in silenzio fino alla fine poi disse: "Ok George, forse posso aiutarti di persona." George rimase sorpreso.
"Guarda" Continuò Nil, "Ho già avvisato la madre formica che, a breve, cambierò formicaio e, se vuoi, possiamo vedere se insieme alle altre formiche è possibile aiutarti, magari noi possiamo distrarre Jordan il gatto?"
"Jackson, si chiama Jackson"! Corresse George.
I due si fecerò una bella risata e rimasero d'accordo che si sarebbero rincontrati dopo che Nil avesse conosciuto le nuove amiche del formicaio.
Salutandosi si scambiarono una piccola briciola di pane per ricordarsi della parole dette.
George riprese la strada di casa, felice, di aver trovato, forse, un piccolo aiuto concreto per raggiungere il formaggio o, almeno, per disorientare Jackson, cosa alla quale non aveva ancora trovato la giusta soluzione.
Il ritorno nella tana fu tranquillo e riguardando alla sua lavagna riconobbe che l'intuizione che aveva avuto la sera precedente non era poi tanto eccezionale e, seppur a malincuore, la cancellò, prima di mettersi a dormire.
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