venerdì 18 dicembre 2009

A little mouse story. (Il Pavone dagli occhi a mandorla)


Un gatto. Cattivoneroaffamato. Lorincorrevapuntandogliartigli. Conlabavaallaboccaeradietrolesuspalle. SentivaibaffisulcolloeintantocorrevamentreGeorgescappava. Vicinopiùvicinoerapraticamentenellasuabocca, poi George si svegliò spaventato.
Sano e salvo, era nel suo letto e tutto era al posto giusto.
"Che spavento" pensò George, ci voleva un bicchiere d'acqua.
Ebbe un sussulto, forse un presagio, di certo un timore. Il formaggio? Si alzò velocemente dal letto per dirigersi verso l'uscita della tana, sbirciò senza farsi accorgere, mettendo fuori solo la punta del naso. Il formaggio era ancora lì.
Giallo, alto, profumato.
"Piuff" Tirò un sospiro di sollievo.
Erano quasi le sei, il sole iniziava a fare capolino e le ombre della tana iniziavano a definirsi sul pavimento. Pian piano i raggi entravano nella stanza e tutto l'arredo si lasciava accarezzare dal bagliore riprendendo vita e risvegliando i ricordi di George.
La piccola lampadina Frida; una conchiglia, lasciatagli dalla sua amica paguro, ormai diventata troppo piccola per lei, il ricordo di una gran bella estate. Vicino a Frida una pallina da tennis, l'aveva presa in prestito a Wimbledon, quando era stato in Inghilterra per trovare alcuni amici, il prestito era poi diventato permanente. Una lente per gli occhiali molto spessa che lui teneva sotto il letto e che, nelle sere d'state, usava come telescopio per osservare le stelle più lontane, era tanto spessa che George, ogni volta che la usava, si chiedeva da quale bottiglia provenisse mai quel fondo.
A regalarglielo era stato Francis, il pavone dagli occhi a mandorla.
George lo aveva conosciuto quando, circa un anno fa, il circo era arrivato in città e si era fermato non lontano casa suscitando nel topino un mare di curiosità.
Visto lo spettacolo, George rimase impressionato dal numero del pavone e volle incontrarlo a tutti i costi. Dopo lo spettacolo, con educazione si avvicinò nel camerino gabbia del pavone per presentarsi.

"Salve, sono George. Mi farebbe un autografo, signor Pavone?" Disse balbettando dalla vergogna.
"Certo Mr topino. Ti è piaciuto il numero? Sai, quella sinfonia, adesso riesco a suonarla anche ad occhi chiusi, ma oggi mi è venuta particolarmente bene." Disse fiero il pavone di se stesso.

Iniziò così un'amicizia che non finì quando il circo levò le tende, perchè a Francis venne il raffreddore e fu costretto a restare in città dal veterinario.
Il circo, purtroppo, si dimenticò di lui. I giorni divennero mesi, i mesi stagioni, le stagioni anni.
Francis aprì una scuola di musica, la sera tardi tutti gli animali con un qualunque talento musicale potevano partecipare ed imparare. Francis inizialmente rimase molto deluso per la sua sorte, poi, capì che quella era la fortuna più grande che gli fosse mai capitata; agli applausi del pubblico iniziò a preferire il rispetto e la riconoscenza dei suoi simili, meno redditizio ma con un guadagno emotivo inpagabile.
George aveva trovato un nuovo amico dal quale recarsi per parlare del proprio piano. Sì, lui sarebbe stata una voce valida. Sbadigliando capì che era comunque ancora molto presto e si rimise sotto le coperte.
Era quasi ora di pranzo quando George, gravato dal peso di tutti i suoi disegni, arrivò davanti alla porta della scuola di musica. Non c'era l'insegna ma tra tutti gli animali era risaputo il modo per chiedere di entrare e George lo conosceva; il codice era suonare con i rintocchi sulla porta le prime dieci note della quinta sinfonia di Beethoven, e così fece.
Subito Francis aprì la porta, guardò all'altezza dei suoi occhie e non vide nulla. Perplesso, si chiese chi fosse a fare questi stupidi scherzi, ma gli bastò abbassare lo sguardo per vedere il topino con le carte sulla schiena.

"George, mio piccolo amico. Che ci fai con quelle cose sulla schiena?" Chiese il Pavone.
"Vuoi che te lo dica alla porta o posso entrare?" Rispose il topino sofferente.
"Ma certo entra, non aspettare." Disse accennando un colpo di tosse Francis.
Entrando il topino posò le sue cose vicino al leggio e disse:
"La tua voce sembra strana amico canterino..."
"Eh già, il cambio di stagione ha portato le sue conseguenze."
"Bene allora visto che sei già in convalescenza non ti rubo tanto tempo, così che tu possa tornare alle tue cose". Disse rispettosamente George.
"Dimmi pure amico mio.."
George parlò con Francis del formaggio e con attenzione mostrò il piano e tutti i disegni al suo amico dalle piume colorate. In alcuni casi il ventaglio dietro la schiena si apriva, "Buon segno" pensava George, in altri no ,e il topino restava perplesso.
Francis prese la parola: "Allora George, il piano non è male, ci sono delle parti che funzionano meglio di altre, ad esempio la parte in cui usi l'acqua per difenderti da Jackson non è male per niente, magari dovresti cercare di portare anche le altre parti del piano a questo livello". Concluse convincente.
George pensò che fra tutte le parti del suo piano, quella non era la sua preferita e che, se proprio voleva, avrebbe allineato tutto alla parte in cui, grazie all'uso del computer ipnotico, poteva imbambolare il gattaccio, ma, ovviamente, rimase in silenzio.
"A casa come va?" Con gli altri va tutto bene?" Chiese poi Francis.
"Certo, ogni tanto non mi fanno giocare perchè dicono che sono ancora piccolo, ma credo sia così per tutti. Basta saper aspettare e farsi trovare pronti no?!" Rispose George.
"Bravo, questo è lo spirito amico mio. Comunque tu cerca di farti vedere pronto a giocare e vedrai che loro sapranno capirlo, non ti preoccupare."
"E tu, con la musica come va?" Chiese George.
"La scuola procede benissimo, ho tanti studenti e non mi fermo mai. Chissà che magari tra qualche mese non mi serva il tuo aiuto, nel caso ti verrò a cercare, anche perchè voglio iniziare altri due nuovi corsi. Più corsi, più studenti, più studenti più lavoro e i miei aiutanti iniziano a scarseggiare."
"Non sarebbe male per niente, magari ritornerò a farti visita." Rispose contento George.
La sinfonia di Beethoven risuonò dalla porta,
"Ecco uno studente, ti devo lasciare amico mio" Disse in maniera educata Francis.
"Certo, prendo le mie cose e vado". Rispose il topino
Quando aprirono la porta, ad aspettare, c'era un cucciolo di riccio con un fluato minuscolo e qualche spartito in mano.

"Buongiorno maestro Francis, posso entrare?"
"Certo Roger, entra pure, aspettami davanti al leggio." Rispose Francis
"Bene, ti saluto mio caro, ci vediamo presto."
"A presto Francis, tornerò, e spero tu abbia buone notizie per me".


George riprese la strada di casa, i disegni avrebbero reso la strada più lunga ma, con i tanti pensieri che gli giravano in testa si sarebbe accorto di tutto tranne della fatica.

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