Non parliamo di quelli che tutti conoscono, ma di quelli che solo pochi sanno notare, o magari solo di quelli dei quali ci si rende conto col tempo che passa.
Probabilmente questo post è tanto più diretto a chi, come me, non vive nella città in cui è nato e che, per istinto, passione o totale mancanza di senno, ha deciso di lasciare il nido per volare con le proprie ali, o almeno tentare di farlo.
Ci sono dei momenti legati più che altro alla sfera personale della persona che, dopo qualche tempo, iniziano a lasciare piccole cicatrici e che col tempo fanno la differenza, ci insegnano sempre qualcosa, ci ricordano chi eravamo e chi siamo adesso. Quelle cicatrici ci parlano del passato, ci raccontano ogni volta tutto quello a cui eravamo abituati e tutto quello a cui, adesso per diversi motivi, non possiamo più essere abituati.
Le notti in agenzia, ben vengano se poi si torna a casa, il fine settimana dentro, pazienza se poi la domenica dopo guardo la partita con i miei amici con sei birre che girano in corpo; queste sono le prove più difficili, che giuro, segnano.
Parlo di momenti e sensazioni, istanti; come quando tornato dall'agenzia, anche tardi, entri a casa e c'è solo la tua cameretta e qualche foto a dirti "ben tornato", e ti fermi a pensare che forse crescere è qualcosa che non avresti mai immaginato di fare in questa maniera, eppure, alzi la testa, apri il frizer e cucina la tua pizza surgelata (alla fine se torni tadi ci sta tutta). Quando capita di tornare a casa, dopo tanto tempo, ripartire è così triste che sarebbe meglio non essere arrivato affatto, quindi pensi che è sempre meglio ritardare, ritardare e tornare a casa sempre meno, così è meno peggio....e intanto il tempo passa e qualcosa te la perdi.
Eppure, in questo piccolo "buio" io una luce la vedo sempre. Credo che le nostre scelte siano le nostre famiglie, che le nostre decisioni siano protette anche da chi ci vuole bene, da chi sta sempre alle nostre spalle e credo che, volente o nolente, i nostri successi e le nostre sconfitte, siano sempre un bellissimo lavoro si squadra. Non ho mai apprezzato gli sport individuali proprio per questo motivo, che gusto c'è a vincere se non puoi saltare negli spogliatoi con qualcuno, non è bello perdere se non puoi incazzarti col compagno perchè entrambi ci credevate, per poi piangere sulle vostre spalle reciproche, insomma, una famiglia secondo me è come una squadra che, all'inizio gioca con voi, quando si diventa grandi il giocatore diventa il vostro più grande supporter e vi segue sempre e comunque, attaccato alla maglia. Piange con voi, ride con voi, è voi.
Con un supporter così alle spalle, secondo me, ogni sacrificio ha un valore senza prezzo.
2 commenti:
la pizza surgelata è l'alimento base di ogni pubblicitario sfigato fuorisede a milano. io consiglio pizza regina.
Hai colto il senso.....Stè!
Posta un commento