venerdì 9 dicembre 2022

La grammatica del muscolo indipendente.

 

Non te l'ho mai chiesto, magari l'hai fatto da sola, col tempo e con le parole, le lettere, il silenzio e il suono delle dita che schiacciano i quadratini con le lettere.
Magari il tempo, magari il vento, magari boh.
Però adesso lo chiedo a te, scrittura, aiutami un pochetto, dai...
Lexotanati e rendi ogni cosa più umana, meno ruvida, prova a farmela vedere comunque bella, utile, che ne sia valsa la pena viverla. Perchè io non sento niente di tutto questo.

Mi sento molto come uno iato, e ci pensavo stamattina.
Come con due cose che non si contraggono ma non si elidono.
E mentre pensavo allo iato pensavo a tutte le parole che raccontano come mi sento, e ridici pure, perchè fanno tutte rima con iato, appunto:

mangiato
scartato
acciaccato
sciupato
mal-trattato
parcheggiato
scontato (dato per)
umiliato
via-buttato
prima, sì, amato
dopo, accantonato
amareggiato
lasciato-ripigliato-rilasciato-ripigliato-rilasciato
svuotato
abbandonato
sfortunato (ma davvero?)

E non è bello guardarsi allo specchio. No.
Ascoltare il silenzio, trovarci pace e noia, qualche rigurgito, e imparare a conviverci con quel silenzio, pensare che alla fine è la sola certezza che si possa avere.
Smettere di pensare a cosa voglia o non voglia dire, smettere di essere se stessi, tremendi romantici sognatori, e accettare la realtà, che il silenzio è silenzio e basta.
E pensare di valere solo quel silenzio lì.
Parlare con quel silenzio per farci pace, e pensare che in fondo è meglio quel silenzio, che le righe delle lacrime sulle guance. Non è un passo avanti? Dirsi, bè in fondo non piango più.
Il silenzio scende, come un sasso nello stagno, dritto verso il fondo dello stomaco e lì si ferma.
Fine della corsa. Sipario. Applausi e rose sul palco.

Però perchè uno iato? Che di base ha bisogno di due parti?
Perchè qualcosa spinge avanti e come mi sento non fa proprio rima con iato, però appunto ieri sera c'ho pensato e me lo sono segnato:

voluto
cercato (non a singhiozzi)
apprezzato
divertito
impaurito (leggermente)
sbagliato (sì sento anche quello)
aggrappato
obbligato
fortunato (sì, davvero)
catapultato

E vorrei riposare, dormire e non svegliarmi 3 volte a notte. Vorrei svegliarmi e ascoltare il silenzio della mia stanza e basta, non è la pace a svegliarmi, ma i pensieri, sono loro, li sento tutti, graffiano da dentro, c'è rabbia, rassegnazione, c'è disattesa, disappunto, un senso di forte ingiustizia, c'è infamia, c'è ingiustizia (o non so come scrivere "non me lo merito" "non me lo meritavo").
La mia persona impossibile cerca briciole di bello sparse nell'aria come i granelli di sabbia sollevati dal vento. Vorrebbe prenderli, conservarli per osservarli e dargli un nome, un senso, ma diventano ogni secondo più evanescenti, trasparenti come piccole bolle di sapone. Sento di vederle solo io, peggio, di averne bisogno solo io, e quindi mi aggrappo al silenzio, la sola ed unica certezza.

Sembra un post davvero tristissimo e forse lo è, ma non è nel silenzio che si trovano le soluzioni? Non è da una pagina bianca che uno inizia a scrivere? Anche la sinfonia più bella ha bisogno del silenzio per esistere?

Sto inguaiato, sì.
Sono arrabbiato, sì un pochetto.
Schifato? Già.

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