martedì 4 ottobre 2022

Bestemmiopreghiera.

 

Ah che gioia.
No, non è vero.


Amici fidati, inesistenti, torniamo con gioia alla scrittura terapeutica.
"Ma non ce l'hai n'amico?"
"Qualcuno sì, ma tanto ma chi me capisce?"

Torniamo alla scrittura e capiamo quanta bile riuscimo a mettere su bianco e quanta ne rimane addosso.
Nelle precedenti puntate premiatissimi sceneggiatori hanno, con mano particolarmente calda, costruito la più banale delle storie: amori struggenti e partenze imminenti.

Quelli struggenti sono stati ampiamente approfonditi e vissuti.
Siamo al momento delle partenze imminenti.
Dei mal di pancia conturbanti.
Delle sere che naufragano in un silenzio tombale, degno solo del tonfo delle gocce nel mare infinito, sole, un suono sordo, un tantino come l'orecchio di chi dovrebbe ascoltare le preghiere.

Elementi ricorrenti ma sempre divertenti del caso:
le dinamiche sentimentali richiamano ciclicamente appelli e bestemmie ai santi.
Ma poveri loro, come se centrassero qualcosa.
L'altalena emotiva tra preghiera e bestemmia è terrificante e divertente.
Quasi come durante il lockdown. 
Ricordiamo la sensazione di benessere da divano e silenzio che si trasformava in un centesimo di sencondo in noia mortale e frustrazione.
La bestemmiopreghiera (bel nome lo uso come titolo del post).

Possiamo credere che una pelle più buccia d'arancia (o bucciata se si può dire) possa aiutare il processo di rigenerazione del Ph? Siamo in grado con l'esperienza di rifarci il lifting? 
Riprendere quelle belle rughe d'espressione, ieri sorriso oggi smorfia, e levigarle? Farle pagina bianca. 
Ma il più delle volte quanto vogliamo che questa pagina torni bianca?
Ma più che altro chiediamoci le cose per bene, forza, facciamoci le domande giuste:
perchè mai sapendo le conseguenze delle cose continuiamo a ficcare le dita nella presa della corrente?
Quanto serve davvero per diventare grandi e seppur attratti da quei due piccoli forellini nel muro possiamo resistere alla tentazione di prendere la scossa?

Quante volte lasciamo che le nostre promesse, quelle che ci facciamo anche senza dircelo svaniscano nel nulla?

Altro elemento ciclico: parlare da soli.
Ah! Una meraviglia. O
gni luogo è un teatro, monologhi a scena aperta di delirio e introspezione.

Ci chiediamo dove sia la testa dello scheletro per inscenare il migliori degli Amleto.
Manco quel cranio ci potesse rispondere: "Ao ma che cazzo stai a dì? Senti che cell'hai n'aspirina che m'hai fatto venire mal di testa?"
Forse l'utilizzo della mascherina è utile a non farci sembrare del tutto pazzi quando qualcuno che non conosciamo ci incontra per strada e vede che le nostre labbra si muovono quel minimo senza emettere alcun suono (perchè tanto mentre parli tra te e te alcune cose se non le esci puoi finire a farti schizzare il cervello dal naso, mi raccomando usate un bel fazzolettino, la materia grigia merita comunque un atterraggio degno).
Se non con le parole accade anche con i movimenti/rifelssi del corpo, tu pensi pensi pensi e c'hai tutto dentro, poi però ti tradisci e alzi il sopracciglio, sospiri, una mano sulla guancia sulla fronte, a palmo intero su tutta la faccia (la mia preferita in assoluto) che somiglia quasi ad una mezza sberla.

Terza dinamica: altalenante positivismo.
È il più dolce di tutti ma anche il più nocivo.
Fintamente razionale, cerca appigli di senso per scopi che si raggiungono solo e soltanto con la forza del muscolo irrequieto e instancabile, il cuore.
Di solito funziona a singhiozzi pesantissimi, o, per una migliore metafora, è come la giostra quella dei parchi gioco, quella che va su in cima lentissima e di punto in bianco, stacca i freni e scende a sasso. Solitamente non senti il culo, le gambe spariscono e lo stomaco se non lo acchiappi con le mani lo ritrovi alla cassa quando esci.
In parole meno metaforiche fa tipo:
No ma se ci pensi, però,
Eh vedi che quindi, no?
Ma sì dai, ti ricordi quando?
Eh però allora...

Poi scende perdutamente in picchiata
Ma no che cazzo stai a dì?!
Ma quando mai
Se ciao nei tuoi sogni
Se aspetta e spera
Ma ancora che ce pensi?!
Ahahahahahaahah (ti ridi in faccia) ciao core

Un pochino, in questa fase ti vuoi bene e ti odi.
Non ti sopporti, non sopporti e ami la tua debolezza, perchè di quello si tratta in fondo, no?
Essere deboli, scoprirsi debolissimi, e vivere questa tenera deficienza come il segno lampante di una unica tremenda e lampante certezza, che sei innamorato, fregato, fottuto, fino al midollo.
E ci ridi e ci piangi, nel caso in cui semplicemente ogni cosa che senti, non riesca a fermare il tempo, la gravità, un decollo, o anche non ci trasmnetta quel piccolo abbraccio che allieva la paura di un futuro che sul serio non conosci e che nessuno può dirti, solo il maledettissimo tempo.

E quindi preghi.
E poi bestemmi.

E poi ricominci.
Per il quarto atteggiamento è: fatti i primi tre, si ricomincia.

Ho dimenticato la dinamica del telefono. La metto così:
è totalmente inutile guardare il telefono ogni 12 secondi, se squilla se sente, se vibra pure, anxi s'accende anche, quindi a meno che non si sia perso il senso del tatto o dell'udito, NO non ha squillato o vibrato. E se lo ha fatto, al 90% dei casi è un messaggio della vostra compagnia telefonica, della banca, di lavoro o della chat di famiglia.
Datemi retta, ingoiatelo, sto telefono.

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