venerdì 23 marzo 2018

Shhhhhhhhhhhh



Prima di cominciare un nuovo post, utile a molti, come la buccia della banana dispettosamente in attesa di una vittima, volevo dedicare un sentito ringraziamento a due inglesi molto speciali. I quali sono stati in grado di infiltrare nella testa del sottoscritto il divieto assoluto dell'utilizzo della lingua di appartenenza.
Sono stati eccezionalmente materni, quindi a loro una parola che sicuramente capiranno: GO FUCK YOURSELG GUYS.
Bene, così lo capiranno meglio.



Torniamo al quotidiano.
Diciamo che il divieto è stato utile per ascoltare un genere sottovalutato: il silenzio.
La sua spiazzante melodia lascia spazio solo a tutto quello che accade.
Il genere è particolare e poco ricercato.
Spaventa molto spesso perchè niente è sincero come il silenzio.
Il passepartout dei nostri pensieri.
Veniamo dal silenzio quando, minuscoli, sviluppiamo tutto quello che ci trasforma in feto.
Siamo in una bolla (bellissima) d'acqua dove nessun rumore può turbarci.
In quel silenzio noi facciamo tantissimo, costruiamo noi stessi.
Non sogniamo è vero, ma lasciamo che ci sta proteggendo lo faccia per noi.
Legati ad un filo doppio, cordone forse è meglio, alle voglie, follie e sorrisi materni, ci contagiamo degli entusiasmi e voli pindarici di chi si presentarà a noi con il suo odore.

Crescendo il silenzio è una melodia che prende diverse sfumature rispetto al momento che scandisce. il silenzio è un tempo, una battuta a vuoto, un tonfo, una freddura, il segno di un forte imbarazzo o della impossibilità di articolare mezza parola, per un'ondata di gioia infinita che ci arriva tutta dritta in faccia.

Ecco, in questi giorni di assenza alla scrittura, il silenzio è stato buono e cattivo compagno.
Ha sussurrato malignamente.
Ha calmato.
Ha accompagnato qualche pasto amaro.
Ha assecondato qualche pessima battuta autoironica.
Capiamo da quelle, a volte, che siamo ancora vivi.
Il silenzio, nella sua fermezza ci fa capire il tempo che passa.
I secondi che si muovono nell'orologio anche quando non ce ne accorgiamo.
Nel silenzio cresciamo, cambiamo, piangiamo.
Nel silenzio troviamo quel rifugio da tutto e tutti.

Dovrebbero metterlo su google maps, il silenzio.
O farne una specie di Paese riconosciuto, dove niente e nessuno può entrarci, quando ci entriamo dentro.
Benvenuti a Silenzio, il Pease degli specchi.
Vestitevi come volete, mettete le mani in tasca e tirate fuori tutte le scuse che volete, vi serviranno a poco, davanti a tutti quegli specchi.
Il silenzio vi racconta che siete, o siete stati dei fessi, degli illusi, dei sognatori sfigati, degli immortali imbecilli.
Oppure vi ripete in continuazione, come un compagnio ubriaco, "è così che doveva andare".
E pur provando a scandagliare il tempo, le situazioni, le scelte, capite che in fondo, per quanto democristiana, è la risposta più giusta di tutte.
Certo, poca o nessuna soddisfazione troverete quando arriverete a questo punto, tranne forse la voglia di urlare talmente tanto da spaccarli tutti gli specchi che avete davanti.
Avrete forse la voglia di vedere la vostra immagine, il riflesso di quello che siete diventati, farsi in frantumi, per rifarlo da capo, sbagliare di meno, o sbagliare in maniera diversa.

Esiste una religione che dice che la nostra volontà di mantenere il corpo in forma non è una questione di paura della morte, o di vanità.
Questa necessità deriva dalla disperata ricerca di dare alla nostra anima più tempo, per risanare quello che è successo prima o in una vita precedente.
Per farci due risate pensiamo agli atleti, quelli super fotonici.
Pensiamo invece alle persone che non si tengono in forma per niente. 
Un enocmio alle loro anime immacolate.
Pensiamoci un attimo, fermiamoci meglio.
Lo sport è comunque uno sforzo fisico del nostro corpo. Il risultato è bellissimo, certo, ma  è sempre di un corpo che fatica che stiamo parlando. Possiamo dire che stia lavorando per dare fiato all'anima, lavora per espiare colpe. Deve qualcosa a qualcuno. Paga pegno.
Un corridore, un maratoneta fatica come nessuno. Suda, il corpo perde gocce di sale.
E se fosse la nostra anima che piange? Perchè manda via dolore
Ok, diamoci una calmata.

Pausa.

Però al contrario chi mangia e beve, e non se ne cura, in efetti non fatica.
Se la gode, l'anima gode.
Forse perchè non ha nulla da correggere?

Alla fine fare sport per stare in forma è una cosa che viene naturalmente.
Alcuni proprio non ne sentono il bisogno. Altri sono drogati di questa cosa.

Quindi in questo mondo, in questa vita, Cristiano Ronaldo è davvero un grandissimo disperato, un peccatore del passato. Certo non se la passa mica male, ma la sua anima sotto sotto, deve essere proprio triste.

Ma non parlavamo del silnzio?
Sì. E se fosse che il silenzio è il linguaggio dell'anima?
Il solo in grado di portarla ad un livello di ascesi.
Niente la disturba e lei esce indisturbata.
Con il bene o con il male.

Che una persona creda nella meditazione oppure no, è palese che nel silenzio sappiamo ascoltarci meglio.
Basta cambiare due parole per rendere la cosa più digeribile.
Non è anima è autoriflessione.
Tipo come quando parliamo allo specchio.
Dai che lo fai! Non fare il vago.

In questo silenzio ritroviamo la bussola.
In questo silenzio, forse, ascoltiamo la verità.
Conosciamo la delusione, la disillusione.
Impariamo ad incassare di brutto.
impariamo di chi fidarci e di chi no e di chi mai più.
Scaviamo, alla ricerca di prove, utili solo al silenzio stesso.
Troviamo la quadra, chiudiamo il cerchio, nel silenzio.
E il dolore che ne esce a volte è come un tonfo sordo.
Nel rispetto del silenzio, appunto.
Sentiamo che la giostra si ferma.
Che i bambini scendono.
Che le luci si spengono.

Ma tutto dipende molto da cosa ci ha spinto nel Paese del silenzio.
Da una parte è quasi sempre una merda finire con un biglietto di sola andata a Silenzio. Esistono sicuramente villeggiature più, diciamo, comfortevoli, ma è anche vero che il film di animazione Inside Out ha insegnato a tutto il mondo che "tristezza" è tanto più forte di qualunque altro sentimento, il migliore a raccontarci chi siamo.
Perchè è da come noi decidiamo di uscirne che svela veramente il nostro carattere.
Quanto continuiamo ad essere dei sognatori, degli stronzi illusi, delle persone caparbie, delle persone che non salgono sul primo vagone utile, per andare avanti.
Ma che affrontano questo silenzio, la paura del nulla, nell'attesa o speranza che ci sia ancora un nuovo giro.
Un giro sincero, senza macchie, senza ombre, spontaneo, vero.

E tanti auguri a Fedez e alla Ferragni per il nuovo cucciolo.

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