martedì 26 ottobre 2010

Parents teaching.


Piccola news: mood musicale di lettura.

Quello che un genitore non riuscirà mai a capire è che sono le azioni che compie senza rendersi conto che rappresentano la parte più corposa dell'insegnamento. Perchè? Ovvio, quando la pubblicità interrompe il film, il prodotto ti sta dicendo "hey, ascoltami" e immediatamente la tua attenzione come un volto scocciato volge il suo interesse verso il canarino fuori dalla finestra. Così, almeno credo, avviene per un bambino, nel momento in cui il genitore accende la funzione boy scout; ecco che la peste di turno abbandona l'involucro grigio nella calotta cranica per dirottare la sua recezione verso la prossima avventura di sponge bob; mentre, quando il babbo o la mamma, oppure entrambi, hanno dei comportamenti che catturano in qualche modo l'attenzione ecco che le antenne si accendono, gli occhi puntano come cucchiai vogliono scavare quella torta dolce dolce che, mangiata, spinge a chiedere "perchè?" e il gioco è fatto. In quel momento i parents trasmettono, canale unico, ora di punta, reti unificate, obbiettivo raggiunto, nel bene e ahime, anche nel male.
Arriviamo al dunque altrimenti tutto questo alle nove e sedici di mattina (con l'agenzia vuota) ha poco senso davvero.

Interni, appartamento.
Vediamo un ragazzo uscire dalla sala e, dirigendosi nella sua camera da letto (rigorosamente in condivisione) passa davanti alla porta a vetri della cucina.

Immediato flashback (idoneo alla comprensione)
Interni, giorno, sala da pranzo. Valigie sparse a terra.

Mamma:
Mi raccomando, quando arrivi chiama e non stancarti troppo con questa moto. E salutaci l'Africa.
Babbo:
Ok, ci vediamo domenica prossima.
Mamma: Sì, st'attento....(gergale)
Bacio, dissolvenza in nero.

Ritorno alla realtà.
Il ragazzo passa davanti alla porta a vetri, la sorpassa e prima di aprire la porta della sua stanza non può fingere di non ascoltare certe parole:

Babbo:
Misà che mi è mancata la mia mogliettina.
Mamma:
Sì, certo, come no. Ti ci vedo con quella moto che pensi ad altro....
Babbo: (Tono tenero MAI sentito in 28 anni di vita)
Giuroooooooo.


Il ragazzo si chiude la porta alle spalle, sul letto il suo ultimo libro a fumetti "Brian the brain" lo chiama forte forte. Eppure un effetto in 3d apre una parentesi enorme nella sua testa che irrimediabilmente si concretizza sul muro bianco davanti a se. Tra quelle parentesi c'è scritto: 25 anni di matrimonio, non mi ricordo quanti di fidanzamento e sono ancora lì come due ragazzini a dirsi che si sono mancati.

Il ragazzo torna piccolo piccolo,le scarpe diventano giganti, pantaloni bracaloni scendono, la maglietta arriva dritta fino alle ginocchia e le sue antenne, ormai decisamente abituate a recepire ed elaborare (forse anche troppo nel secondo caso) iniziano a pulsare, si accendono come il dito di E.T ed è inevitabile rendersi conto della propria fortuna, di come certi regali della vita vengano sempre non considerati o dati per scontati, quando intorno la vita da qualche tempo dice tutto il contrario.
Ecco che scopri che nel paese in cui vivi 3 matrimoni su dieci muoiono e che la maggior parte di questi, che fanno la fine del gatto sotto la macchina, porta con se almeno un bambino sotto i diciotto anni, non è il paese che conta, è il problema reale.
300 su 1000, 30 su 100, 3 su 10, 1 su 3.
Il terno all'otto che sulla terra chiamano amore paga forte alla cassa senza bonus e le convivenze decollano, i tentativi incalzano e gli avvocati divorzisti vanno in giro in Ferrari. Ummamma, ma cosa ci avevano insegnato i nostri genitori? E i film? E le persone che si rincorrono sotto l'acqua per raccontarsi in un bacio?, E tutte quelle belle storie della nonna che fine hanno fatto? L'amore eterno? Il colpo di fulmine? Forse di reni, quello del portiere la domenica. Davvero è così difficile? Persone sposate che fanno coming out e abbandonano il partner che ancora non ha capito cosa ha sbagliato e cercherà di rifarsi una vita col criceto, lui sì, non smetterà di correre in quella rotella "corri Forrest, corri".
Tutto molto strano, tutto molto ironico, tutto molto ambiguo, forse, tutto molto democristiano (ohioi la politica no) eppure il ragazzo quelle parentesi deve pur chiuderle e portare a casa qualcosa.
Le antenne tirano le somme.
Guardando fuori dalla finestra l'amore è la cosa più dura da trovare e coltivare, pieno di rinunce, compromessi, insomma una campagna stampa col prezzo sparato, bello basso e un asterisco bello grosso che rimanda a sedici righe di note legali scritte i corpo due; insomma un bel culo, e meno male che c'erano le farfalle nella pancia (evviva l'auto ironia spicciola), se guarda dentro la finestra è tangibile almeno il fatto che possa esserci. Dio c'è (ho le prove,giuro, l'ho visto in cucina).
Quindi, che si fa?
Boh, intanto leggo fumetti poi esco, magari stasera sono fortunato.







Finale ironico, maligno, o semplicemente realistico (del cazzo).
Il ragazzo scrive il post, chiude la finestra e si mette a lavoro. Giornata normale, vita normale. Torna a casa accidentalmente prima del solito e trova uno dei due genitori aggrovigliati nella macchina sotto casa, seminascosto (anche poco bene) con una sconosciuta/o.
In sequenza:
Tornerà in camera.
Chiuderà il blog.
Cercherà la miglior puntata di Dexter per prendere ispirazione.
Continuerà a leggere fumetti.

Alla fine non si può mai sapere.

Nessun commento: