domenica 26 settembre 2010
Domenica.
"Ok. Domani dieciemezzo?"
"Sì dai, tanto ci siamo.."
Arrivare quando la città si gode il suo giusto giorno di pausa. Tutto è calmo, rilassato, fermo. Le strade sono quasi vuote. E' stato sabato sera per tutti, anche per te. Ma sei sul motorino, sulla metro vuota o semplicemente a piedi e senti solo il rumore dei tuoi passi, qualche odore della città e lo stomaco che si rivolta per i bagordi controllati della sera prima. Ad arrivare prima di te sono le occhiaie che ti porti dal venerdì, magari da quello della settimana prima. E' palloso e frustrante, spesso inutile, eppure ti alzi e vai. Ad aspettarti il silenzio, il tuo o la tua partner e uno schermo che, una volta acceso, ti sbatte in faccia il documento bianco lasciato così la sera prima. Ti sei promesso di staccare la spina sapendo di mentire a te stesso, sei un drogato, quello che circola nelle tue vene non puoi farlo svanire semplicemente dicendolo.
Un bambino che promette di non giocare col computer, ecco cosa sei. Un bambino col sorriso furbetto, un viziato di se stesso.
L'odore di chiuso ti riporta sulla terra, davanti a quello schermo, accanto a te, il martire che ha scelto di seguirti in quella strada, per quel momento, oppure già da un pochino di tempo. Il tuo fide amico, compagno d'avventure, nel bene e nel male, non siete colleghi, siete qualcosina di più. Ed è bello anche per questo ritrovarvi anche quando non dovrebbe essere così.
Anche se fuori il sole splende, avete bisogno di accendere le luci artificiali e si fa sera immediatamente. Gomme, sigarette, foglia strappati, schizzi bianco e nero, parole alla rinfusa e frecce che rimandano a frecce.
Ieri sera vi sembrava un diamante, oggi, è fango. E siete da capo a dodici.
Pensavate di trovare la soluzione in sogno, di ritrovarla scritta sul foglio che tenete vicino al cuscino; credete nei miracoli, per questa volta niente da fare. Rimboccarsi le maniche è la cosa più facile da fare.
Domande, parole, intuizioni e pensieri, tanti che vi portano in tempi e spazi diversi da quelli in cui vi trovate.
Scadenze e ritmi rendono tutto più concreto, frenetico, asettico e sciatto, questa è la verità, ma fate finta che non sia così. Credete in quel pizzico allo stomaco, quel senso di leggerezza, quel sorriso che esplode quando pensate di averla trovata.
"Bella". Lei, la soluzione, la gemma, il cuore, il centro del vostro entusiamo, lì, nelle vostre mani. Piccola, indifesa, appena nata, incapace di volare, di parlare, di farsi notare, almeno al momento.
Iniziate a prendervene cura, a farla crescere, vestirla, e renderla presentabile, degna, importante. E' vostra figlia e di nessun altro, come tale, gli altri devono portarle rispetto. E' così, anche se non è il miglior parto della vostra vita, poco conta, non tutte le ciambelle escono col buco, non tutte le battute fanno ridere, non tutte le esperienze lasciano il segno, almeno non per tutti.
E' bello vedere la persona accanto a voi che decide di accettarla e coccolarla, farla propria e crederci, in due, quattro occhi per guardarla meglio, quattro braccia per stringerla e quattro gambe per portarla ancora più lontano, almeno il più possibile.
Nel giorno in cui nessuno pensa a ciò che succede gli altri giorni della settimana, tu, voi, dai alla luce qualcosa che loro, magari, neanche vedranno, ma spesso se loro se ne accorgeranno o meno, dipenderà proprio da quanto tu vuoi bene a lei, da quanto tu vuoi bene a te stesso. Perchè non è per altri che tu sei lì, è per te.
C'è modo e modo di vedere ciò che fai anche in giorni in cui, di norma, non andrebbe fatto. Tanto, se odi il fatto di essere lì, finisce che ci resterai ancora più a lungo, perchè in fondo, non stai volendo bene neanche a te. Credi che non ti porterà da nessuna parte? Lo puoi fare. Ma se pensi a te, qualche anno indietro, magari anche solo qualche mese, avresti mai pensato di essere lì, adesso? Ecco, pensa che magari trovarti lì, in quel giorno, è parte di un percorso che tu non puoi sapere, perchè è giusto che sia così, è giusto che tu possa immaginare, provare a guidare, a costruire, ma mai esserne davvero certo, altrimenti non ci sarebbe alcuna sorpresa.
Solo certezze, sai che palle.
Settimane senza respiro? Benvenute se servono a qualcosa, bene se non servono a nulla, hai imparato il valore del tempo per te. E' sempre qualcosa.
Non mollate, le sorprese arrivano sempre.
Proprio quando pensavi che quella strada sarebbe stata sempre la stessa.
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