Quello che resterà nella memoria di tutto il mondo, o almeno di quelli che hanno seguito il mondiale di calcio in Sudafrica non sarà tanto chi porterà a casa questa benedetta coppa, o quanto è durata l'avventura degli azzurri, ma uno "strumento" che ha accompagnato questa edizione mondiale dall'inizio alla fine: la vuvuzela.
Le persone si dividono come le acque in quanto ad approvazione o totale odio per questo oggetto improbabile e dal suono/rumore così inconfodibile.
Forse tra dieci anni lo venderanno all'asta come oggetto vintage, o forse, lo ritroveremo nel negozio in cui Marty ha comprato l'almanacco sportivo in "Back to the future", ma poco conta.
Chi ama il suono, chi odia quel suo essere così zanzaresco e inutile, chi trova giusto che ogni partita, anche la più scema, abbia avuto questa fantastica colonna sonora e chi, addirittura, ha spento l'audio per non sentirla, omettendo la telecronaca così tanto amata.
Anche il mondo della pubblicità si è lasciato influenzare dallo strumento, campagne per kit kat, campagne per Hunday e tante altre che, ovviamente, non posso ricordare. Insomma quelle idee lampo che fanno tanto moderno, o contemporaneo.
Mi chiedo? Adesso che la competizione sta per finire che se ne farà il mondo intero di tutta questa plastica, di tutte queste trombe? Potrà il sudafrica richiamare la stessa attenzione che sta avendo grazie al mondiale per problemi decisamente più seri che da sempre la caratterizzano, vedi fame, vedi diritti, vedi acqua...Nessuno ne ha parlato, o ne parlerà, sembra che la palla sia rotonda e quando gira sono tutti stregati. Quello è il paese con il tasso più alto di malati di aids, eppure, tutti giocano, sono tutti in campo, ma la partita importante ancora non è iniziata. Chi se ne frega, tanto quando i riflettori saranno spenti, ci sarà sempre la vuvuzela a ricordarci che loro sono lì, ancora fermi, in quel limbo che fa comodo a tutti. Il terzo mondo, peccato che il gioco abbia solo due tempi, quindi a loro nemmeno ci arriva.
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