giovedì 18 febbraio 2010
That's why they say falling in....
Succede in un istante. Parte dai talloni e come il calore sale verso l'alto. Arriva dritto nel petto ed entra, come un virus si propaga e non c'è cura, non c'era vaccino, ti fa secco, ti gonfia e il volo inizia. Era così che doveva andare. Alcuni hanno la santa dote di sentirlo poco prima che arrivi, quasi come un sintomo, come il cambio di stagione. Scorre nel sangue, blocca il respiro e appanna la vista. Da quel momento niente è più oggettivo, la percezione delle cose cambia e dirotta verso una realtà fittizia, costruita e legata al battito del petto che, tambureggiando, ti tiene sveglio, ti fa correre, ti spinge oltre e porta a comportamenti del tutto irrazionali e inspiegabili, soprattutto se paragonati alla tua persona e al tuo comportamento base, almeno a quella che pensavi di conoscere. Inizia una simbiosi, una mitosi del cervello, una meiosi dei pensieri, una sclerosi, una genesi. Senti musica, la senti ovunque, ridi, sorrisi, fai sorridere, accendi le persone, dai una speranza a quelli che si sentono di carta, quasi li bruci, d'invidia.
E sei sempre più in alto, come un palloncino d'elio o come Buzz Lightyear: "verso l'infinito e oltre...".
Sei fortunato? E' destino? Non te lo chiedi Non ti interessa. Punto.Ti basta non saperlo.
Sei ancora lì? Smetti di leggere. Ora si inzia a scendere.
Vuoto. Silenzio e buio. Il sole è spento. Il vento che sentivi diventa un fischio, quello che suona nelle orecchie mentre cadi. E cadi dibbrutto. Non finisce mai, i piedi allungano la punte sperando di toccare presto terra, ma niente. Le mascielle stringono, i denti scoppiano. Il petto vuoto si riempie di ombra. Il sipario si chiude. La festa è finita. Il cinema ha chiuso. Piove. Il bianco del tuo sorriso ingrigisce. Una battaglia ha inizio. La tua. Stai cadendo non dimenticarlo. Non c'è paracadute amico mio, non c'è tappeto morbido che possa attenuare, ti schiaccerai il naso, il tuo respiro per qualche tempo emetterà un fischio, come lo squittire di un topo, e sarà solo quello a ricordarti che ci sei.
Il vento freddo congela e blocca, inerme, senti solo che gli occhi si riempiono di pensieri che diventano corde che diventano gabbie. Ti rifiuti di stare là dentro, ma come le sabbie mobili, se ti agiti troppo, se provi a ribbellarti, è peggio, finisci per essere risucchiato solo più velocemente senza che tu possa appigliarti a qualcosa.
Il tempo di caduta è del tutto personale, dura quanto tu decidi che debba durare.
Smette nel momento in cui capisci che non stai cadendo, che non sei nel buio, che sembri solo ma sei circondato di amore, come mai lo sarai nella vita, ed è normale che faccia buio intorno a te, è ovvio che sia freddo, che tu senta una corda che ti blocca, che lo spazio sembri poco, che l'aria che stai respirando non è più utile a tenerti in piedi perchè, in realtà, stai solo venendo al mondo, dinuovo, completamente nuovo e una volta fuori, urlerai, esattamente come un neonato.
Strani questi inglesi, sembra sempre che facciano le cose al contrario.
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