martedì 9 febbraio 2010

San Tommaso.


La rete crea intrecci. Le amicizie diventano intangibili. Facebook è praticamente tra le prime dieci parole più pronunciate da una persona dai 15 anni in su e con essa tutto il suo vocabolario: postare, accettare, taggare. Diventare amici su facebook ancor prima di esserlo nella vita reale, venire a conoscenza di cose (personali e non) di persone con"amici in comune". Il senso della realtà è perso.
Per una persona della mia età sembra un controsenso eppure, fatemelo dire, sento il bisogno di parlare, sento il bisogno di vedere che faccia fanno le persone quando parlo con loro, quando li faccio felici, quando li offendo, quando sparo una cazzata colossale, ho bisogno di guadagnarmi un' amicizia e non di sentirmi confermato grazie ad un click di mouse.
La rete rispecchia l'evoluzione del mondo sociale? Boh, sta di fatto che quando non c'era il cellulare nessuno ne sentiva il bisogno, ora solo al pensiero che venisse meno una chat, che sia di msn o di facebook si avverte un vuoto, diciamo, cibernetico.
Forse l'evoluzione di questi social network nasconde la più grande delle paure umane: la solitudine.
Alcuni in questa solitudine trovano la pace, ritrovano e imparano ad apprezzare il silenzio, quel momento in cui non è un problema se non succede niente. Sì non sta succedendo un cazzo, e allora?
Alcuni grazie a questa solitudine hanno maturato le più grandi filosofie, perchè il pensiero non teme il buio e il silenzio, ma ci si butta fino in fondo portando luce e ampliando lo spazio percorribile dagli esseri umani.
La solitudine come noia, quella che nessuno è in grado di sopportare, perchè la noia genera ansia, emmammamia se è vero. Noia che diventa domande; che faccio adesso? Che faccio dopo? Che farò domani, e dopodomani e fra cinquant'anni?
Noia e solitudine figlie della pigrizia, mentale e fisica. Mentale perchè un libro riempie ogni silenzio e spalanca la fantasia. Fisica perchè tenere il culo sul divano con cento amici online è sempre più facile e veloce che sistemarsi e uscire, magari se fa freddo, magari se piove, magari se gli amici non abitano nel nostro stesso quartiere.
La chat che salva la vita è una ragnatela, ci collega e spesso ci è utile, si ritrovano vecchi amici e certi legami sarebbero difficili da mantenere, ma le ragnatele hanno anche un difetto, bloccano e imprigionano, e il ragno arriva e ci mangia.
Chi ha conosciuto la Lira (la nostra ex moneta) per sempre farà i conti in entrambi i modi, chi è nato con l'Euro saprà che il cinema un tempo costava tremila lire il martedì e il sabato cinquemila lire ma non ne capirà mai la differenza, invece adesso siamo a dieci euro, intorno alle ventimila lire (grazie 3d); così chi nasce in questa epoca di amcizie digitali e chat salvaculo non imparerà mai fino in fondo il valore e il calore di un legame che si coltiva col tempo e che cresce sulla pelle e rimane indelebile come un tatuaggio.
Un esempio cinematografico: WALL-E. (Già il fatto di prendere un film come citazione invece di un libro la dice lunghissima anche sulla mediocrita di chi scrive o su come le cose cambino col tempo, a voi il bastone o la carota).
L'animato di Pixar è senza alcun dubbio uno tra i film più belli e romantici mai stati fatti, ma parla di un piccolo mondo in cui le persone a forza di stare su poltrone munite di ogni "simulazione di vita" finiscono per non accorgersi che nella nave gigante c'era una mega piscina; loro semplicemente fingevano di essere, di esserci, cambiando colore di maglietta quando il computer generale consigliava così.
Cosa succede quando nel film due sedie si scontrano e due megaciccioni uomo e donna cadono a terra? Si guardano. Si innamorano!
Sì, se non vedo non credo, ma non sono di certo quel santo.

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