Era già da qualche giorno che George non pensava più al formaggio. Qualcosa di strano lo turbava profondamente. Spesso restava nella sua stanzetta nella tana, guardava il trascorrere del tempo e le uniche parole che aveva erano per l'apetta piccetta. Lei sì che sapeva cambiare le giornate di George. Lei e solo lei aveva la dolcezza per trasformare le gionate di George. Anche la giornata più nuvolosa diventava piena di sole e di speranza. George si apriva con l'apetta e lei, gentile ma diligente, spesso lo riprendeva. Parlavano di tutto, del progetto di George, di dove l'avrebbe portato, parlavano di sogni e di speranze, parlavano di cose rosse, cose gialle e cose verdi, purchè si parlasse. Era brava l'apetta, sapeva che il momento migliore di parlare con George era quando il topino restava silenzioso e le sue rotelle iniziavano a girare a vuoto senza portarlo da nessunissima parte. L'apetta sapeva che per George in gioco c'era tantissimo, e voleva a tutti i costi che il topo imbambolato si distogliesse dai pensieri per tenere i piedi ben fermi a terra; lei era geniale in questo. Sì, diciamo che se George avesse potuto scegliere qualcuno con cui condividere il formaggio, senza dubbio, lei sarebbe stata la scelta scontata.
Fu l'apetta piccetta a parlare di Riggio il riccio nel bosco.
"Secondo me dovresti provare a parlare anche con lui. Alla fine bisogna tener conto di tutti i consigli e poi, sai benissimo che il bosco era la tua prima casa." Disse piccetta con tono saccente.
"Va bene, andrò da lui." Rispose convinto George.
Il mattino seguente prese tutte le sue cose e si recò nel bosco. Camminava cercando di attirare poco l'attenzione su di sè. Temeva di rincontrare il serpente dalla lingua fendente e per tale ragione, seppur faticando nel cammino, respirava solo con i piccoli buchini del suo naso appuntito.
Riggio il riccio marrone era sopra il fusto tagliato di una grande quercia, faceva yoga.
Illuminato da un fascio di luce teneva le braccia conserte e gli occhi ben chiusi. Un rumore impercettibile usciva dalla sua bocca, un mugugno, un lamento, forse una cantilena. Teneva il sedere ben seduto e non si sarebbe mosso per niente al mondo.
Il mugugno cessò e Riggio, senza aprire gli occhi disse: "Gorge. Bentornato nel bosco."
George non rispose, rimase in silenzio, stupito.
"George, avvicinati e mostrami le cose che porti con te". Concluse con tono maestoso.
George si avvicinò e quando fu solo a pochi passi Riggio aprì gli occhi e spalancando la bocca iniziò a ridere "Ahahahahahaha, vecchio amico ahahahahahaha. Non credere che sia un mago o un santone, ti ho visto arrivare con la coda dell'occhio." Concluse sorridendo Riggio.
Dopo circa una ventina di minuti Riggio aveva visto tutto ciò che gli servì per dare il suo giudizio.
"Sì, mi piace. Funziona. Bello. Davvero. Tutto bello. Io ti aiuterò." Disse con tono fermo.
"Non scherzare Riggio. Ho bisogno che tu sia sincero con me, sul serio". Disse timidamente George.
"Io sono sempre sincero George. Dammi un paio di giorni, lasciami le cose e quando ti chiamo torna da noi e insieme stringeremo un patto".
George non credeva alle sue orecchie, volava quasi, i suoi piccoli piedini sembravano non toccare terra, aveva trovato qualcuno che credeva nelle sue idee, nei suoi piani, qualcuno disposto a seguirlo per arrivare al formaggio. Era felice, davvero felice e, senza dire altro, si congedò da Riggio che incurante della felicità del topino si era già rigettato con la testa sugli schizzi del topino.
George uscendo dal bosco si fermo davanti al ruscello, un tronco di quercia faceva da ponte e George volle fermarsi lì sopra per qualche minuto. Osservava l'acqua, notava ogni minima impercettibile piega che la corrente creava con la superficie, sembravano tanti piccoli fiocchetti, erano forse quelli che chiudevano il regalo che la vita gli stava per fare? Erano forse dei nodi che tentavano di ricordargli qualcosa? Erano forse tante cose, forse nessuna, di certo qualcosa che George rimase in silenzio ad osservare, incredulo. Tanti avevano visto le sue idee, tanti avevano dato consigli, alcuni si erano mostrati anche molto inclini a volerlo aiutare ma, concretamente, nessuno si era esposto così tanto. Doveva crederci fino in fondo? Poteva davvero fidarsi della parola di Riggio?Solo il tempo avrebbe potuto dirlo. George credeva nel destino, lo stesso destino che lo aveva portato a vivere nella tana, a sperare di arrivare prestissimo al formaggio, lo stesso che adesso poteva finalmente provare a prendere, ma non più da solo. Forse il destino aveva nuovi progetti per il topino?
Qualche giorno dopo Riggio mantenne la promessa; George e Riggio fecero giuramento toporiccioso e insieme tornarono verso la tana con il piano ben saldo nella mente ed una voglia matta di prendere il formaggio.
Li avrebbe forse fermati Jackson? Sarebbero stati in grado di portarlo tutto nel bosco? Questo non potevano saperlo ma di sicuro ci avrebbero provato.
Il primo a mettere il naso fuori dalla tana fu il topino, voltando la testa guardò Riggio, lui era lì alle sue spalle, pronto a seguirlo.
George non aveva più nessun timore.
Uscì e si lanciò verso la sua più grande avventura.
Fine.
1 commento:
bella storia, anche se effettivamente l'avventura è appena iniziata, e di cose belle e brutte da vivere ce ne saranno ancora parecchie...
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