mercoledì 27 gennaio 2010
Fonti.
Uno degi ultimi libri che ho avuto il piacere di leggere citava testualmente
"Non importa da dove prendi le cose, importa dove vanno a finire."
Il personagio principale, inequivocabilmente, era un creativo; era triste, inetto e con qualche difficoltà ad accettare la realtà. Carino sarebbe spiegare perchè chi scrive questo blog sia arrivato a leggere questo libro, anzi, questo inchiostro su carta bianca, ma questa è un'altra storia.
Lo spunto però è molto interessante: le fonti delle intuizioni possono essere molteplici in ogni genere di attività professionale; usare il pensiero è una prerogativa del lavoro, non del lavoro creativo in particolare.
Non occupandomi di medicina, ingegneria o altro, posso solo parlare di quello che conosco quindi, purtroppo, siamo alle solite.
Le fonti rappresentano lo scrigno di un creativo; fonti e conoscenza sono il tesoro unico con le quali la mente inizia le sue sinapsi e cerca di portare a casa la pagnotta, sperando che sia davvero buona. Fonti celate, nascoste come il pegiore degli scheletri nell'armadio, fonti tenute sotto chiave, come se, il condividerle possa minare la nostra crescita, fonti non usate e tenute per il momento giusto, fonti che si rivelano poi comuni lasciandoci sconsolati, a bocca asciutta e che ci spingono a trovarne altre. Fonti come il migliore degli informatori, se vorresti essere un giornalista.
Musica, arte, parole, dialoghi ascoltati al supermercato, la risata di un signore cariato al bar mentre beve il caffè, la lamentela di una signora con un povero venditore porta a porta, un bambino che chiede perchè, una lumaca che si ferma a guardare la luna sperando di arrivarci, il rumore di una papera col raffreddore, lo squalo con la dentiera, il fumo negli occhi di un arabo arrabbiato, un neo, la fatica e un bacio queste sono tutte fonti dalle quali attingere.
Come tanti vampiri cerchiamo il sangue dalle cose, dalla vita, senza rispetto per il bello, lo portiamo al servizio di qualcosa che poi bello come la fonte davvero non è, eppure ci riempie di gioia, di orgoglio, e l'ego cresce a dismisura, mettendo in ombra la vita stessa e il fatto che sia lei la fonte, dimenticando che si potrebbe viverla semplicemente per come è; bella, vera, infinita; cercando la fonte semplicemente nel modo in cui noi stessi la viviamo.
Altra faccia della medaglia in sintesi: la vita e gli stimoli che riusciamo a trovare con le nostre ricerche sono talmente belle che è impossibile non condividerle, è più forte di noi, è la ragione viscerale per la quale abbiamo scelto questo lavoro.
Questa è l'essenza della vita, la vita è un virale, anzi, la vita è il migliore dei virali, del resto, dopo che ha piovuto tanto e si vede l'arcobaleno, nonostante non sia la prima volta che lo vedi, è talmente bello che devi per forza dire a qualcuno "Oh guarda, l'arcobaleno".
Forse è per questo che usiamo le fonti, che le cerchiamo, perchè sappiamo che non tutti stanno attenti a quanto la vita ha da offrire e, in maniera surrogata, glielo mettiamo semplicemente davanti agli occhi, con una pecetta in basso a destra (per i profani, il logo del prodotto ha una posizione ormai standard da secoli che contraddistingue l'appartenenza di ciò che si vede in una pubblicità).
Stupido è trovare e non condividere, perchè la condivisione è crescita; sì stupido, quasi quanto avere un talento puro e violentarlo in un momento di tremenda confusione, quando basterebbe andare al cinema, tornare a casa, poi: critica in tre righe? Massimo cinque. Ti ricordi?
E questa è per te.
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