
Mia cugina, appena adolescente, intorno ai quindici, inevitabile non cadere nella ragnatela di "The King of Pop". Ricordo i pomeriggi a casa sua guardando in continuazione videoclip, ripetendo, o tentando di ripetere, quei passi tanto belli quanto impossibili da replicare dai comuni mortali (pagherei non si sa quanto per comprare quelle scarpette magiche per vedere se trasmettono qualcosa, sicuramente finiranno all'asta prima di subito), per non parlare del film "Moonwalker" che dopo una settimana la videocassetta si rifiutava di riprodurre per la nausea. Mia cugina era troppo più avanti di me, nei passi e nella foga.
La passione per Michael non era come quella per i Duran Duran, lui non era bello, era semplicemente diverso in ogni cosa, era già una leggenda e portare una sua maglietta o vedere dal vivo un concerto era una benedizione, anche perchè le sue performance erano assolutamente fuori dal comune, per questo le ragazze svenivano più e più volte e i video del pubblico trasportato con le barelle non allontanava le persone, ma rendeva l'idea del mito che cresceva di volta in volta; le canzoni erano belle, veramente, tutte, sempre.
Dopo anni di videoclip e film alla tv venne il concerto allo stadio Flaminio, non ricordo nemmeno quanti anni avevo, forse sette, ero piccolo per andare, ma mia cugina no. Costrinse mio zio con la violenza psicologica di una sedicenne a farsi accompagnare.
Comprò i biglietti circa cinque mesi prima, visto che finirono forse in tre ore, da quel momento l'attesa divenne spasmodica, guardavamo videoclip in maniera morbosa e lei alzava le mani davanti allo schermo e si immaginava il momento in cui sarebbe stata lì a strillare come una matta "Non devo svenire, non devo svenire" questo è ciò che maggiormente si ripeteva. Cinque mesi e quella sera arrivò. Lei uscì di casa con un sorriso che difficilmente si racconta, certe emozioni bisogna vederle per capirle, ed era bello vederla e pensare "quando sarò più grande ci andrò anche io".
La serata a casa di mia zia era normalissima finchè, non so per quale motivo, mia madre propose di andare fuori dallo stadio e provare ad ascoltare qualcosa. Venti minuti ed eravamo sotto lo stadio Flaminio, c'erano macchine e motorini parcheggiati ovunque, anche sopra gli alberi e si sentiva strillare, strillare tantissimo e cantare, assordante e bello. Non ero dentro, ero fuori a sette, forse otto anni. E il mito sarebbe continuato ancora per tantissimo tempo.
Oggi le persone ricordano la parte più brutta della carriera di questo grandissimo cantante, io, francamente me ne infischio, ognuno ha i suoi scheletri nell'armadio, anche io li ho. Tu no? Puoi, tu, giudicare the real Moonwalker? Ma inginocchiati.
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