Uno dei limiti maggiori (o dei vantaggi) dovuti all'esperienza è quello di imparare a saper riconoscere quando si ha una buona idea. Succede in fase di "pensiero" che tanti piccoli barlumi di luce sfiorino la nostra mente. Nell'immaginario vanno solo presi e messi sulla carta, nella realtà vanno prima riconosciuti poi segue tutto il resto.
E' una componente credo fondamentale che fa di un creativo giovane o maturo una componente assolutamente importante e, penso, sia quella che poi apre le porta di quella che è la direzione creativa, ovvero quel ruolo che si addice (o che si dovrebbe addire) a chi è in grado, semplicemente ascoltando, di saper riconoscere una buona/grande idea; o magari saperne tirare fuori una migliore da un spunto, diciamo buono di base, dai creativi di diverso livello.
Credo che se esista una vera differenza nei ruoli (ormai così vecchi) all'interno del reparto creativo dovrebbe essere dettato proprio da questo elemento. Paradossalmente potrebbero esserci creativi che pur lavorando da tempo non sono in grado di riconoscere una buona idea (magari perchè non ne hanno mai avuta una) e quindi "di diritto" meritano una posizione di riferimento diverso rispetto a chi, magari già in tenera età, ha il dono di saper riconoscere quando tra le mani ha qualcosa di veramente buono.
Il processo naturale dovrebbe forse essere questo: carriera in cui si hanno tante idee (vere) che hanno riscontri diversi, riconosciuti e positivi. Questa persona impara la strada, ergo è in grado di riconoscerla, ergo la vede anche in lavori non usciti direttamente dal proprio cervello. Il direttore creativo è bravo, il creativo si fida e cresce bene, l'agenzia ha un guadagno.
Che succede quando il creativo sente di non potersi fidare del tutto?
2 commenti:
Al momento, l'unica inquietudine vera che possiamo permetterci in agenzia è quella relativa alla nostra sopravvivenza.
Che schifo.
Eh già. Ma fingiamo che ci sia sempre il sole. ;)
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