Presente quasi tutta la rosa ufficiale, con completino color puffo e numero ufficiale seguito da finto testo sulla schiena (il cliente non aveva ancora approvato l'impaginato delle spalle).
Si capisce quanto il lavoro (nel caso specifico questo lavoro) cambi le proprie capacità motorie solo in talune situazioni come queste. Premesso che la città di Milano permette di poter essere tranquillamente attraversata grazie all'utilizzo di una bicicletta (che ovviamente viene rubata dopo due settimane, e che poi ricompri identica, se non la stessa, il sabato "in" zona darsena) le uniche saltuarie corse o accelerazioni motorie sono quelle per rincorrere i mezzi pubblici che ti sorprendono alle spalle, quando la fermata è a quasi trecento metri. Ecco che, quando arriva la sfida "partitone di calcetto", non si può mai mancare, si palpa con mano le condizioni fisiche precarie con le quali si pensava di fare i conti col tempo.
A poco serve astenersi dai vizi che rendono dolci la vita sulla terra, a poco serve fare qualche pezzo a piedi per tornare a casa, a poco serve guardare in tv persone che corrono, pensando che di riflesso il nostro fisico ne possa trarre giovamento.
In sintesi: i primi due minuti passano, le gambe tengono i polmoni funzionano.
Il resto della partita è nebbia. Il cervello non coordina i movimenti, la vista si appanna, le ginocchia scricchiolano, i capelli cadono, i piedi si riempiranno di tante piccole fantastiche pieghette (le ho chiamate con gentilezza). Nonostante questo, l'unica cosa che non manca mai, in campo, sono i commenti: "Ma dai ero libero"; "Oh sto tornando solo io in difesa"; "Ma tiriamo in porta cacchio"; "Cambio, chi viene in porta?" (ovviamente in quel momento le reazioni sono due; ressa verso la porta oppure incredibilmente le persone diventano tutte sorde, ma alla fine prevale il buon senso, o forse la stanchezza); "Dai che so' cotti" (leggermente romanesco, eppure l'ho ritrovato anche quì a Milano).
In realtà il concetto è che per quanto una persona pensi di essere la più sportiva del mondo, l'inserimento nel mondo del lavoro, con i nuovi ritmi e le scadenze, ne comporta un grande cambiamento. Anche questo lavoro, che dovrebbe essere il più giovane del mondo finisce per relegarti in una vita in cui la sedia della scrivania diventa la tua dimora fissa, e il movimento più grande è quello del tuo pensiero alla ricerca dell'idea più lontana e più bella; il tutto intervallato dalle piccole passeggiate verso la macchinetta distributrice di merendine al colesterolo.
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