Ieri guardando la tv sono stato attento fruitore di un passaggio pubblicitario che mi ha lasciato particolarmente interdetto.
Lo spot in questione era di una compagnia telefonica e gli attori, tanto conosciuti, erano Fiorello e il grande Mike Buongiorno. Non si discute sulla creatività quanto sul fatto che in una battuta Fiorello dice a Mike "bla bla bla, alla faccia della crisi."
Ora, da sempre la pubblicità non vedeva di buon occhio parlare dei problemi che si abbattono sui comuni mortali (vedi la situazione economica devastante). Soprattutto alcuni brand non avrebbero mai minimamente pensato di parlare del denaro che un consumatore avrebbe poi dovuto pagare per concedersi quel momento di libertà, frenesia, allegria, godimento etc..
Che succede invece adesso? Le grandi affissioni lasciano spazio per lettering con prezzi enormi, per percentuali di sconto o per raccontare, senza peli sulla lingua, la grande occasione economica di turno.
Il prezzo del prodotto è sì sempre stata una leva assolutamente principale per vendere un prodotto, ma spiattellarla in questa maniera non era mai stato considerato molto elegante. Anche brand molto importanti, parliamo di automobili, non celano più ormai i vari tassi di agevolazione. Siamo davanti alla rivoluzione della comunicazione? Vince chi costa di meno? Conta ormai solo quanto costa il prodotto? Quindi in realtà, la comunicazione e la creatività non servono più?
Oppure (proposta) in un momento in cui ci sono tre euro per parlare di un prodotto bisognerebbe spenderli per farne parlare il più possibile; tipo prendere i tre euro, cambiarli in monete da un centesimo e fare un'istallazione?.
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