venerdì 12 dicembre 2008

Il colloquio.

Affrontare un colloquio di lavoro è sempre un momento molto particolare. Alcuni lo preparano, altri si lasciano guidare dal caso o dall'istinto. Ad ogni modo, quando la situazione si presenta, 4 sono le personalità riscontrabili(o utilizzabili).

L'INSICURO.
Si presenta al colloquio in nettissimo anticipo, probabilmente aveva dormito vestito. Entra e per sedersi chiede il permesso più volte, rifiuta ad oltranza il caffè(semmai) offerto dal direttore creativo nonostante senta di averne un fottuto bisogno.
Durante la presentazione dei lavori manifesta una sudditanza esagerata, suda copiosamente; la cosa si manifesta con un leggero appannaggio delle lenti degli occhiali (in assenza di occhiali, la fronte diventa perlata). Parla balbettando a bassa voce e accetta supinamente ogni commento, anche il più fuori luogo. Una volta letto sulla sua fronte "me la sto facendo sotto" il dc lo saluta stringendogli la mano, ovviamente sudatissima. Si congeda senza proferire parola.

L'IDOLATRANTE.
Arriva poco prima dell'orario stabilito, ma ha mandato cento mail di conferma direttamente al dc (giustificazione entusiamo).
Essere lo specchio dell'ego del direttore creativo è il suo punto di forza. Convinto che i lavori non contino, si dedica esclusivamente ad altro, colpisce ai fianchi e cerca di avere le grazie della persona che ha davanti. Il suo sorriso a mille denti dice "sei il mio Dio in terra" e ogni gesto lascia intendere una sua eventuale attrazione fisica, anche omosessuale (ovviamente inesistente). Al direttore creativo che gli chiede "Cosa prendi da bere?" Lui risponde delicato "Quello che prendi tu.". La presentazione dei lavori è uno streap tease e ogni commento viene accettato come fosse verbo(i più acuti prendono anche appunti su post it  che lasciano sui lavori). Ascoltando i commenti tiene i gomiti poggiati sulla scrivania e posa il mento sui palmi, occhi grandi sgranati, "insegnami a diventare come te", questo vuole trasmettere. Finendo con un delicato "Mi riempirebbe di orgoglio lavorare per te", si congeda.

IL DISSIMULATORE.
Arriva puntuale per non far capire chissà cosa, ma voleva essere lì sempre cinque minuti prima.
La capacità di fingere è il suo punto di forza, è in grado di mascherare ogni dubbio e incertezza. Sente la paura gonfiare la parte dietro dei pantaloni ma non teme, segue dritto la sua strada. Ride molto, i suoi occhi fanno leggere (solo ai più attenti) "non ci crederai mai, ma ho tre paia di mutande con me, ho tre colloqui oggi". Per frenare eventuali timori e farsi vedere sul pezzo usa figure retoriche che tiene bene a mente. Suda freddo e ragiona ascoltando i consigli della scimmia che porta sulla spalla. Si fa notare interessato ai commenti ma pensa a quando aveva detto al suo art o copy  di fare esattamente come il direttore creativo sta suggerendo in quel momento, si sente fregato ma non smette di farsi vedere attivo. Alla fine si alza, finisce il suo succo di frutta, che aveva accettato chiedendosi quale gusto gli avrebbe fatto guadagnare qualche punto, e salutando dice "sarebbe positivo iniziare in questa agenzia per me", in realtà sta pensando "cazzo vengo pure in ginocchio leccando per terra".

IL GOLDEN BOY.
Arriva anche in ritardo, lui conosce i ritmi e i tempi del mestiere, sa che l'orario pattuito slitta sempre di quel quarto d'ora "Sì figuriamoci, siamo tutti presissimi" questa è la giustificazione con la segretaria incredula.
Entra sorridendo, non suda, finge una conoscenza stretta del direttore creativo, prende confidenze mai date e parla come fosse coetaneo, e come se fossero accomunati dai medesimi impegni. Una sicurezza sfrontata e un "Ci siamo già visti, vero?" sono il suo punto di forza. Petto in fuori, chiede se sia possibile avere un caffè e quello che vuole farti capire è "Sono io che sto valutando se sceglierti o meno". I suoi lavori sono sempre giusti, i dubbi escono qualche volta, ma sono ad ogni modo finezze dipendenti dal gusto personale. Gesticola e poggia la schiena sulla sedia anche tirandosi indietro e il suo occhio ammiccante sul lavoro di punta vuole dire "Sono un talento". Un occhiata all'orologio per far capire che il tempo stringe e il suo "Ok, stiamo in contatto" precede il saluto col  pollice in alto. Uscendo avvisa la segretaria che ha il suo numero e gira nell'angolo sbagliato. Poi lo rivedi sbucare in senso opposto dopo qualche secondo.

5 commenti:

Chef Rien Argént ha detto...

eheh tutto molto bello!
tu come ti senti?

BB ha detto...

Non mi riconosco, non mi riconosco!

EGO ha detto...

Nico, io? Forse dissimulatore.

Bì, per te dovrei inserire una nuova categoria. Credo.

BB ha detto...

L'infiltrata?

Stefano Lombardini ha detto...

manca la personalità chuck norris.

entra, stende il dc con un calcio rotante e prende subito il suo posto, riservando lo stesso trattamento a chiunque abbia qualcosa da ridire.

tutti i dc senza parenti o conoscenti nel settore lo sono diventati così.