mercoledì 17 dicembre 2008

A ciascuno il suo. *

A tutti, prima o poi, sarà capitato di sentirsi rivolgere una normalissima domanda
"Scusa, ma tu che lavoro fai?".
E' un momento particolare per un individuo che lavora in una agenzia di pubblicità.
"Lavoro in una agenzia di pubblicità." Si risponde mantenendo un tono pacato, ma la testa pensa "Chiedimelo, ti prego chiedimelo"
"E che fai, scusa?", la domanda conferma la tua abilità di dare risposte teaser.
"Il creativo".
Un faccia a punto interrogativo ( il più delle volte) anticipa una ulteriore domanda,
"Cioè?".
L'orgoglio parla prima della bocca e gli occhi diventano grandi come lo schermo di un cinema prima di dire "Invento le pubblicità."
In quel momento la persona che ascolta si illumina, come se si trovasse davanti a qualcosa di eccezionale; un creativo in carne ed ossa. Loro, "babbani" (vedi "Harry Potter" per la comprensione del termine) che non sanno le formule delle magie, ne vedono solo gli effetti e si stupiscono, o cambiano semplicemente canale, "doh" (vedi "The Simpsons" per la comprensione dell'esclamazione).
"E come fate?. Cioè come funziona?, Sì cioè dico, state lì e poi....?"
Ora la persona pende dalle vostre labbra, state per aprirgli le porte di un mondo dorato, che tutti vedono così diverso, così eccitante, voi lo conoscete, ne avete le chiavi e glielo raccontate, come un nonno racconta una favola ai nipotini.
"Sì, beh..Funziona che noi prendiamo un prodotto e dobbiamo trovare l'idea più bella per farlo apparire diverso. Lo facciamo lavorando di solito in due, uno si occupa della parte scritta; Hai presente...Ti faccio un'esempio..."O così o Pomì?"...Ecco uno pensa a quella parte mentre l'altro lavora per l'immagine e tutto il resto."
Occhi grandi e un interesse che su di voi che non avevate mai avuto. Andate alla grande e cavalcate l'onda (spesso esagerando pure).
"Poi noi prendiamo spunto da ogni cosa: cinema, arte, internet; adesso poi con youtube una meraviglia, ci sono milioni di idee e tanti spunti veramente geniali. Noi siamo lì tutto il giorno, tutti i giorni e cerchiamo, cerchiamo e ancora cerchiamo. Pensiamo, pensiamo tantissimo.
Una volta trovata l'idea, quella bella, quella vera, ecco che possiamo farla vedere in televisione, sul giornale e in altri posti (questo lo dici tagliando la testa a tutto quello che realmente accade).
"Quindi scusami...", Il tono diventa fortemente interrogativo,
"Tu stai tutto il giorno a cercare, cercare, pensare e guardare?
"Eh, sì brava" Hai spiegato bene, sei orgoglioso e ti aspetti qualcosa.
"Uhm. Ho capito. Ma fisicamente che fai? Cioè stai tutto il giorno a pensare, pensare e cercare?"
"Eh, sì certo. Cerco l'idea, quella bella, però". Confermi come fossi uno che si impegna con associazioni umanitarie.
Ti aspetti un'ovazione, un ritorno d'immagine di almeno 1000 punti nella categoria "gente figa che conosco" ( se è una ragazza a chiedertelo pensi quasi che a breve te la darà), quasi chiudi gli occhi per sentire una musica che rende la cosa ancora più eccitante.
Sei diverso. Il tuo è un lavoro strano. Tu sei strano, ma strano che funziona.
"Ah, e ti pagano pure per fare sta cosa?!. Non ci credo. Poi parliamo di crisi"
La puntina ha rigato il vinile e la musica cool che ti girava in testa si pianta.




*Che Sciascia non se ne abbia a male.

12 commenti:

Stefano Lombardini ha detto...

in effetti, il lato positivo di diventare disoccupati una settimana prima di natale è non dover spiegare a nessun parente che lavoro fa(cev)i.

BB ha detto...

Ho sempre schivato il momento dell'aneddoto familiare del pubblicitario, ma dopo una notte in bianco mi sento particolarmente in vena.

*si schiarisce la voce*

Io, di solito, quando dico ai parenti che lavoro in pubblicità suscito due reazioni:

1. sguardo compassionevole ("poverina, eppure prometteva bene")

2. richiesta dell'elenco di spot dove avrei recitato, con la chiara intenzione di sbugiardarmi.

Questo OGNI ANNO.

Gianni ha detto...

Il primo passo per rivalutare la professione di pubblicitario probabilmente è smettere di fare i geni incompresi.

1. La difficoltà di descrivere ai profani il proprio mestiere è comune a molte professioni (basta leggere le riflessioni di Giuseppe Cubasia su Punto Informatico relative ai professionisti dell'IT, information technology);

2. L'atteggiamento per cui il lavoro intellettuale "non produce niente" è un pregiudizio particolarmente acuto in Italia che, nel caso dei creativi e dei pubblicitari in genere, viene attivamente e continuamente alimentato dalle agenzie e dai creativi che, spesso volentieri, lavorano gratis per le gare e per fare lavori che li mettano in vista (si spera).

Talvolta "gli altri" non capiscono perché sono genuinamente impreparati. Talvolta "gli altri" non capiscono perché trasmettiamo loro le nostre convinzioni negative senza accorgercene.

EGO ha detto...

@ Bì.
L'idea di fingersi attrice/attore è una cosa degna di una mente assolutamente geniale. Inizierò ad usarla anche io.

@Yagasadhaka
Posso condividere i tuoi punti di vista. Ho il timore che la cosa sia stata presa leggermente sul serio. Nessuno voleva mettere in luce la professione nella categoria "geni incompresi dalla società", poi è chiaro che i lavori intellettuali ( a meno che tu non sia Dante) vengono poco valutati. Solo mi chiedo: è così "intellettuale" il nostro? Credo che noi cerchiamo il miglior modo di vendere, dovuto a stimoli&co, ma non siamo così diversi da un furbissimo venditore di aspirapolvere. Magari mi sbaglio.

Gianni ha detto...

Ego, ho fatto il copy per tanti anni. Ho però avuto anche la fortuna di intraprendere diversi altri mestieri, compreso fare il venditore, e di conoscere bene anche diversi altri settori professionali.

Il pubblicitario è un venditore. Ma fare il venditore di aspirapolvere è molto più facile che scrivere un annuncio.

Fare il copy è molto diverso che fare il venditore di aspirapolvere. Non perché vendere aspirapolvere non sia dignitoso. Ma perché scrivere un annuncio è molto più difficile, occorre una professionalità più elevata, occorre una maggiore competenza e aggiornamento professionale.

Se i creativi non recuperano questa consapevolezza, sono destinati ancora per molti anni a fare da service di stampa per gli accounti e per i clienti.

D+R ha detto...

Io di solito la taglio molto prima la conversazione:

"Che lavoro fai?"
"Il pubblicitario"
"Ah, cioè?"
"Una merda."
"Ma almeno ti pagano..."
"No."

EGO ha detto...

@ D+R
Ok, la sintesi è una tua dote. Solo usiamola con positività.

@yogasadhaka
La penso come te, in tutto e per tutto. Ma in questi tempi l'ironia mi sembra il modo migliore per riprendere in mano la situazione, solo questo.

BB ha detto...

L'equivoco non è voluto, ma ci sguazzo volentieri.

EGO ha detto...

@Bì
Dipende in che parti si sceglie di recitare. No?

Chef Rien Argént ha detto...

1 non hai capito il messaggio di Bì. Non è lei che si spaccia per attrice ma i parenti che, ignorando con tutti del resto il nostro lavoro, pensano che reciti negli spot.

2 si vede che l'ha scritto un copy sto post.
Magari se trovo il tempo scrivo la versione Art della faccenda!

3 anche i commenti sono tutti di copy, cazzo ma gli art non sanno scrivere nemmeno un commento?

4 bella diego!!

BB ha detto...

Nico, grazie :)

EGO ha detto...

@Nico
Non esiste una versione art. Non sapete usare le lettere. Infatti per impaginare fate copia incolla dal word....Ma sai che ti voglio tanto bene. :)