giovedì 27 maggio 2010
Be stupid. Like me.
Tornando a casa sul motorino. L'attenzione cade (nemmeno a dirlo) su una affissione dinamica (ovvero un cartellone imbecille su un bus urbano di una linea qualunque).
Il testo recita, se non sbaglio: L'immaginazione si libra. L'immagine è quella di un libro aperto che che vuole essere simile ad una farfalla in volo.
Penso "Oddio". Supero l'autobus e la giornata prosegue.
Pochi giorni dopo vengo avvisato casualmente da una mia amica che a Roma, già da un paio di giorni, c'è la festa dell'editoria. Tanti libri, tante case editrici, vecchie e nuove.
Una buona occasione per imparare qualcosa.
La conversazione o la sopresa diventa un link nel cervello che mi riporta a quel sorpasso e alla poca attenzione che ho dato a quell'annuncio con le ruote.
Ora il problema è capire se questo genere di lavoro tende a far snobbare immediatamente ciò che si ritiene, soggettivamente (per un motivo professionale) non degno della nostra attenzione oppure se, sono/siamo talmente spinti a pensare al processo che ha dato vita a ciò che di pubblicitese vediamo in giro, da farci perdere il senso con la realtà delle cose?
In effetti, per un motivo o per l'altro, io, non mi ero reso conto di una cosa comunque interessante che ci sarebbe stata in città.
Gli altri se ne saranno accorti? Spero di sì.
Chissà se ai comuni mortali, non vittime di questa piaga chiamata "lavoro in agenzia di pubblicità" succede la stessa cosa.
Peggio, se quello che producessi io, avesse lo stesso effetto trasparente sull'attenzione delle persone? Ahiaia.
Buon proposito di giornata: massimo impegno, sempre.
A meno che non vi piaccia essere trasparenti. A qualcuno piace.
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