Spesso le grandi strutture, in ogni settore professionale, necessitano di procedure ben salde e stabilite che vanno conosciute, comprese e rispettate. Servono in sostanza per evitare l'anarchia (in questo caso un agenzia di pubblicità rappresenterebbe, in assenza di esse, un terreno molto fertile).
Quello che però il futuro sta ridisegnando sono proprio il punto fermo delle grandi strutture, ovvero le procedure.
Un sistema, diciamo contemporaneo prevede diverse fasi, che per semplificare divideremo in due momenti: di attacco e di difesa e per rendere il post/blog più di nicchia, il tutto sarà fatto con l'ovvio (scontatissimo) riferimento al settore specifico che i lettori (ritenuti "zoccolo duro") di questo blog apprezzano, ovvero quello dell' advertising.
MOMENTO DI ATTACCO
Sembra semplice ma le cose si complicano già lì (il buongiorno si vede dal mattino).
Il documento denominato brief viene mandato dal cliente x e letto il più delle volte da 2 account (se è un lavoro nazionale) il numero sale anche a 4 se è un lavoro internazionale.
Le stesse parole vengono lette da occhi diversi, diverse interpretazioni prendono forma in una nuvola di gomma da masticare (tipo Big Bubble) e il risultato è una grande patina rosa che, scoppiando, si appiccica sugli occhi. Ad essere ritenuta valida, alla fine, è l'interpretazione del più anziano in servizio (non importa se sia la più corretta).
La colpa non è di nessuno, ogni essere umano ha un diverso modo di interpretare le cose, ed è ovvio che divergenze di interpretazione si possano presentare, non solo in chi "passa" il brief ma anche in chi lo interpreta e lo deve trasformare in qualcosa di tangibile.
MOMENTO DI DIFESA
Il momento è il più delicato, una grande squadra non si giudica solo da quante volte la mette dentro, ma anche da quanti riesce a non prenderne (spesso un campionato si vince anche vincendo sempre 1-0. Cercare alla voce Fabio Capello).
Il team creativo, solitamente 3 persone, ma variabile anche fino a 5 presenta le proprie cose al team di uditori, che possono essere da 2 fino a 4 (come detto precedentemente). In quel caso gli uditori ascoltano, prendendo appunti (alcuni scrivono solo le vocali, altri le consonanti, poi magari se li passano).
Il risultato è insito in quelle tre parole "maledette" (che poi sarebbero quattro):
"No, perchè secondo me".
Una squadra difende e l'altra attacca, il problema è che la squadra veste la stessa maglia, ha lo stesso traguardo, ma inevitabilmente la soggettività è un elemento ineliminabile e insito in ogni individuo. Risultato, grandi big bubble si gonfiano, il rosa tinta unita diventa il mood di rifermento e quasi si incolla sulla squadra, che rimane appiccicata in terra.
In realtà la colpa non è di nessuno, ma del cervello umano e del gusto/pensiero soggettivo in ognuno di noi.
Eppure, forse, procedure più moderne, magari snelle, possono portare a team leggeri e agili come gazzelle, con risultati veloci, utili e senza dolori.
No, perchè secondo me....
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