
Eppure uscendo dalla mia pellaccia assuefatta, non posso non porgermi delle domande tipo: perchè questo lavoro si autopremia? Chi è stato ad inventare il sistema premiante? E soprattutto: perchè? Una volta che ho avuto la mia idea, sudata e risudata, attesa e sperata, prodotta e uscita, perchè creare delle competizioni con tanti altri come me che fanno la stessa cosa? Stimolo? Ho bisogno di sentirmi migliore di altri? E' come se due bambini vestiti da zorro misurassero le loro spade per vedere quale sia più lunga, se quello che vince non è capace ad utilizzarla non sarebbe comunque più zorro dell'altro.
Le competizioni premiano la creatività, ma la pubblicità ha un unico compito: vendere;
per far ciò deve essere efficace, e ci sono milioni di modi per esserlo, non solo quello creativo.
Quindi se un'idea piena di fantasia non vende quanto un'idea di minore apporto creativo, visto lo scopo unico di entrambe, quale andrebbe premiata?
La creatività vende?
Se sì, dove sta scritto? Che faccio due fotocopie da mandare a chi dico io.
5 commenti:
Stai facendo un errore a mio avviso.
Ti cito il consiglio n.2 di un grande creativo (che nessuno ancora sa chi sia).
:" Di sicuro incontrerai chi criticherà i tuoi lavori affermando che lo scopo primo della pubblicità è vendere. Ebbene si sbagliano. Lo scopo primo della pubblicità non è vendere, ma far conoscere e ricordare un prodotto. Vendere è lo scopo dei commessi, dei rappresentanti, dei supermercati e delle concessionarie. Quello è il loro lavoro. Il nostro, dei creativi, è far si che la gente ricordi e apprezzi un prodotto per quello che ha sentito alla radio, visto in Tv o su una rivista o in qualsiasi altro metodo ti venga in mente. Da qui deve partire la tua creatività: crea qualcosa che rimanga indelebile nella mente delle persone. Crea qualcosa di incredibile, di indimenticabile, obbliga gli altri a dirti: Bello, ma lo scopo della pubblicità è vendere."
una delle poche cose che ho capito è che le vendite dipendono SOLO dalla qualità del prodotto. mi pare lo dicesse anche bernbach (o forse ogilvy? boh fa lo stesso), che una buona pubblicità a un cattivo prodotto serve solo a farlo fallire prima, se crea notorietà intorno a una schifezza.
ad esempio, dopo lo spot con rocco siffredi tutti si sono comprati un sacchetto di patatine amica chips, se però le chips facessero schifo dopo averle provate nessuno le avrebbe comprate una seconda o una terza volta.
quindi no, non è vero che la pubblicità ha il compito di vendere. di creare notorietà, quello sì, ma le vendite sono cazzi del prodotto... ed è per questo che, in fondo, la pubblicità è meno spregevole e ingannevole di quanto molti pensino.
@ad in Italy
Nel mio cuore è ferrea questa regola, ma quanti infarti ancora dovrà patire prima che ceda. Spesso sembra di strillare al vento. Credo anche io che il mio compito sia segnare il brand nella pelle delle persone, in diversi modi, ma se parli a dei robot come cazzo ci riesci a farglielo capire. Ad esempio in un momento di "crisi" come questa, se butti quei pochi soldi che hai puntando sulla presenza e non sul fatto di farti riconoscere hai già perso in partenza, solo che se questo te lo dice un manager tutti fanno cenno di sì con la testa, se lo dice un creativo significa che se ne fotte dei tuoi soldi e che vuole solo vinecere premi.
Ci tengo a chiarire questa cosa perchè io la penso come te, assolutamente.
ora come ora il nostro scopo è creare un cazzo di posizionamento.
ci sono troppi prodotti inutili e uguali.
e ognuno deve avere un posto preciso negli schemi mentali della gente.
La creatività aiuta a vendere, ma è solo UNO dei tanti fattori.
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